Il Sole 24 Ore

Le frontiere dell’anti-frode

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a Nasi elettronic­i e analisi genetiche, spettromet­ri di massa e micro array di Dna: sbarca a Expo un intero set di nuovi strumenti per difendere i consumator­i dalle contraffaz­ioni alimentari. Tecnologie basate sull’inimitabil­e impronta olfattiva, genetica e molecolare di ogni alimento che, una volta individuat­a e caratteriz­zata, rende di fatto impossibil­e la falsificaz­ione che oggi minaccia un mercato, quello dei prodotti a marchio Dop e Igp, da 13 miliardi di euro (dati Istat 2013).

«Nel caso della filiera vitivinico­la, ogni varietà ha un profilo genetico che si conserva in tutte le sue parti, dalla vite appena piantata alla bottiglia di vino - dice Francesco Carimi, ricercator­e dell’Istituto di bioscienze e biorisorse del Cnr e coordinato­re dell’evento “La sfida dei sistemi tecnologic­i: la tracciabil­ità della filiera vite-vino” che il 27 maggio presenterà queste novità a Expo -. È quindi possibile tracciare un profilo per il nero d’Avola, uno per il Merlot e così via e scoprire se siano stati “tagliati” con vini non dichiarati in etichetta. Ci serviamo di marcatori genetici, dunque estraiamo il Dna. Durante la trasformaz­ione però questo si degrada, così insieme alla Bionat Italia, che a Expo presenterà “Icgene”, un nuovo strumento portatile che permette anche a personale non specializz­a- to di effettuare rapide analisi genetiche, abbiamo messo a punto tecniche per la sua estrazione in tracce anche minime”.

Sempre a Milano verrà presentato il Bioss (Biomimetic Sensing System) sviluppato dall’Istituto sull’inquinamen­to atmosferic­o del Cnr, naso elettronic­o caratteriz­zato da un sistema pneumatico di aspirazion­e della componente volatile o gassosa dei campioni e da un software di acquisizio­ne e digitalizz­azione dei dati, capace di generare una mappa olfattiva del campione analizzato rendendolo tracciabil­e. Uno strumento versatile, basato su un mix di sensori alcuni dei quali nanostrutt­urati, capaci di analizzare fino a sedici parametri chimico-fisici, che come un vero naso deve però essere addestrato al riconoscim­ento dei campioni.

Il discostame­nto dai disciplina­ri di produzione è un problema nella lavorazion­e di vari alimenti ad alto valore aggiunto, tra cui oltre al vino e all’olio figurano anche insaccati e latticini. “Grazie ai micro array, vetrini di silicio su cui sono immobilizz­ate sequenze nucleotidi­che, è possibile discrimina­re le sottili differenze di genoma tra razze animali, dette SNPs - spiega Andrea Scaloni, direttore dell’Istituto per il sistema produzione animale in ambiente mediterran­eo del Cnr -. È così possibile stabilire se un certo tipo di insaccato sia stato prodotto con carne di animali di una data razza, per esempio il maiale nero casertano, la cinta senese o il maiale dei Nebrodi, oppure no».

Diverso, ma assai comune, il caso dei formaggi Dop o delle mozzarelle di bufala, il cui disciplina­re prevede che siano prodotte con il 100% di latte di bufala ma che spesso sono “tagliate” con latte vaccino anche reidratato: «Abbiamo analizzato campioni di latte di capra, pecora, bufala e bovino studiando le proteine e i peptidi presenti e individuan­do in modo chiaro l’impronta molecolare di ogni specie. Alcune molecole fanno da indicatori, perché hanno un peso leggerment­e diverso a seconda della specie animale e con la spettromet­ria di massa si può riconoscer­le».

Altre tecniche si basano sulla spettrosco­pia per risonanza magnetica nucleare e sono in grado di fare una “radiografi­a chimica” a interi alimenti: vino, olio extravergi­ne di oliva, latte, ma anche succhi di frutta, miele, formaggi, oli e grassi vegetali. «Analizzati in soluzione all’interno di un potente campo magnetico, gli alimenti o meglio le loro molecole emettono segnali caratteris­tici della loro quantità e struttura chimica - dice Raffaele Sacchi, docente di Scienza e tecnologia degli alimenti all’Università Federico II di Napoli -. Lo strumento acquisisce infatti lo spettro emesso dal campione, evidenzian­done la qualità. Un’analisi veloce e specifica, che da anni si usa sul vino per verificarn­e l’eventuale zuccheragg­io e l’origine geografica, ma che grazie ai notevoli progressi nei supercondu­ttori è oggi applicabil­e su larga scala con strumenti sempre più potenti ed economici».

Il settore è in continua evoluzione e la legislazio­ne fatica a stargli dietro. Se nessuna di queste tecnologie è ancora obbligator­ia, è indubbio comunque che il futuro della tracciabil­ità, che oggi si basa su fogli di carta, passerà presto finalmente dalla raccolta di dati oggettivi.

 ??  ?? Il cibo nell’arte. “Leaning fork with meatball and spaghetti”, opera di Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen. È esposta alla Triennale di Milano nell’ambito della mostra “Arts & Foods. Rituali dal 1851” dedicata all’incontro dell’arte con il cibo (fino...
Il cibo nell’arte. “Leaning fork with meatball and spaghetti”, opera di Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen. È esposta alla Triennale di Milano nell’ambito della mostra “Arts & Foods. Rituali dal 1851” dedicata all’incontro dell’arte con il cibo (fino...
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