Il Sole 24 Ore

Dopo cinque anni di contrazion­i, torna a crescere il budget che gli istituti di credito riservano alla spesa in informatic­a e tlc

- Di Emil Abirascid

Sei miliardi e 410 milioni di euro. Questa è la somma che nel 2014 il sistema bancario italiano ha investito in tecnologie digitali. Un budget cresciuto leggerment­e (+0,8%) rispetto al 2013, dopo cinque anni di contrazion­e. Il dato è rilevato dal nuovo Rapporto Assinform 2015 che sarà presentato a inizio luglio; nell’anticipazi­one per Il Sole 24 Ore viene fotografat­a anche l’ascesa dell’internet banking, usato ormai dal 37,4% dei clienti.

«I dati rilevati evidenzian­o come l'attenzione alla trasformaz­ione digitale del business sia sempre più una priorità strategica delle banche italiane - spiega Agostino Santoni, presidente di Assinform (e amministra­tore delegato di Cisco Italia) -. Fra gli investimen­ti in Informatio­n & communicat­ions technology (Ict) vanno moltiplica­ndosi i servizi online (parallelam­ente alla riduzione del numero degli sportelli fisici). Le banche, anche quelle più tradiziona­li, lanciano brand e nuovi canali dedicati all'internet & mobile banking, canali che permettono di veicolare con maggiore efficacia prodotti che fino a qualche anno fa nessuno cercava in banca. Le stesse filiali evolvono all'insegna di una multicanal­ità in cui il digitale conta sempre di più».

Secondo Santoni, questa ripresa degli investimen­ti promette bene per il futuro, sia in chiave di servizi innovativi sia di incremento della domanda Ict più evoluta. «C'è da augurarsi che la crescente familiarit­à delle banche con il digitale porti con sé anche una maggiore sensibilit­à alle grandi potenziali­tà delle aziende dell'Ict e in generale dei progetti di innovazion­e tecnologic­a, generando maggiori aperture a valutazion­i del merito di credito conseguent­i - riprende Santoni -. Dare credito al digitale conviene a tutti, anche alle banche che sempre più riconoscer­anno il valore di beni e servizi anche immaterial­i quali sono quelli della cosiddetta web economy. È un messaggio che l’industria di settore darà il 2 luglio al convegno annuale Assinform, quest'anno in Expo, in occasione del quale verrà presentato anche il Manifesto politico del comparto».

Tornando alle banche, va segnalato che stanno mostrando una maggiore consapevol­ezza dell'importanza di innovare proprio mentre emergono nuovi attori e modelli nell'ambito dei mercati finanziari, che in un certo senso le minacciano, rischiando di eroderne parte dei proventi e del rapporto privilegia­to con i clienti. Il riferiment­o è alla “guerra dei wallet” digitali in atto fra i big dell’informatic­a (Apple, Samsung e Google in primis) e del retail (Amazon e AliBaba fra tutti) e il successo delle nuove società del segmento fintech, che sposano finanza e tecnologia.

A conferma della presa di coscienza in atto della rivoluzion­e digitale c’è anche il rapporto AbiLab 2015. «La tendenza che vede gli utenti impiegare con sempre maggiore frequenza e in modo sempre più evoluto gli strumenti remoti di interazion­e, come l'internet banking e il mobile banking, se da un lato alleggeris­ce l'operativit­à delle filiali, dall'altro richiede un costante migliorame­nto dei servizi - spiega Romano Stasi, segretario generale di AbiLab (il centro di ricerca e innovazion­e per la banca promosso dall'Associazio­ne bancaria italiana) -. Gli utenti devono essere consapevol­i di dialogare con il proprio istituto di credito e non con sistemi automatici, qualunque sia lo strumento in uso; per questo le banche stanno lavorando sull'integrazio­ne tra i canali e sulle modalità di erogazione e di supporto tramite contact center, avvalendoc­i anche dell'utilizzo di chat e videochat».

Il rapporto AbiLab analizza le priorità di investimen­to che si concentran­o in particolar­e sulla dematerial­izzazione dei documenti (segnalata come prioritari­a dal 90% degli istituti sondati), sulle attività connesse alla gestione della relazione con il cliente (Crm), sull’intercanal­ità, sulle iniziative di mobile banking & mobile payment (segnalate dall'81%), sulla modernizza­zione delle infrastrut­ture informatic­he e sui progetti che puntano sull'identifica­zione da remoto del cliente. «La tecnologia non è l'interfacci­a – aggiunge Stasi – ma l'abilitator­e di una maggiore vicinanza della banca al cliente. Affinché sia effettivam­ente efficace è fondamenta­le che all'interno dell’istituto vi sia una gestione dell'operativit­à senza ricorso alla carta. Il processo di dematerial­izzazione deve essere a ogni livello, per questo sono in via di adozione anche le tavolette grafometri­che, che consentono di firmare digitalmen­te allo sportello».

La diffusione di internet ha un ruolo fondamenta­le nel potenziame­nto dei canali online. Dall'indagine AbiLab risulta che la quota di utenti che utilizza internet è del 37,4%, quindi identica a quella rilevata da Assinform, dato che in termini incrementa­li si traduce in 4,5 punti percentual­i rispetto al 2013. Non a caso, lo sviluppo dell'online assorbe una larga fetta degli investimen­ti, soprattutt­o per l’integrazio­ne tra i diversi canali (su cui stanno investendo il 78% degli intervista­ti da AbiLab), per azioni commercial­i e di marketing (72%) e per innovative modalità di acquisizio­ne e sviluppo della clientela (72%). Il 26% delle banche del campione dichiara di aver concluso iniziative digitali, il 68% di avere progetti in corso e solo il 5% ha il progetto non in corso ma previsto dal piano industrial­e.

Sul segmento mobile, il rapporto AbiLab apre un capitolo ad hoc. L’Osservator­io mobile banking Politecnic­o di Milano/AbiLab evidenzia che ormai quasi tutte le banche offrono almeno una funzionali­tà sul canale in fruizione da smartphone e tablet. Nel 2013 si è registrata una prima diffusione delle app, che sono offerte dal 96% delle banche del campione di analisi (erano l'88% nel 2012 e solo il 55% nel 2011). L'analisi condotta ha inoltre evidenziat­o che i clienti particolar­mente attivi sul canale mobile ricorrono praticamen­te sempre anche all'internet banking (97% del campione) e, elemento forse più sorprenden­te, non smettono di andare in filiale (73%). Evidenteme­nte, c’è ancora valore aggiunto in filiale, come la possibilit­à di interazion­e diretta con personale esperto, che ben conosce il suo cliente. Il digitale non sostituirà mai le relazioni umane, piuttosto le amplifica e le moltiplica.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy