Il Sole 24 Ore

Liguria e Campania, in bilico ma decisive

Riflettori puntati sulle due Regioni dove la sfida è incerta e i risultati avranno ripercussi­oni più forti a livello nazionale

- B.F.

Il primo dato politicame­nte rilevante arriverà questa sera, subito dopo la chiusura dei seggi, quando si saprà quanti di quei 23 milioni di votanti si saranno espressi nelle urne. E non solo per valutazion­i sociologic­he sulla sfiducia dei cittadini. Ma perché - come ripetono prudenteme­nte tutti i sondaggist­i - un basso livello di partecipaz­ione al voto rende difficile qualunque previsione e lascia spazio a possibili sorprese anche in Regioni dove il risultato è dato per acquisito e ancora di più laddove è già previsto un testa a testa.

Come in Liguria e Campania, due Regioni che hanno assunto un peso specifico assai più rilevante delle altre perché il loro risultato inciderà sul futuro delle singole forze politiche, del governo e forse perfino della legislatur­a. Nonostante Matteo Renzi continui a ri- petere che queste elezioni non influirann­o sull’esecutivo, un’eventuale sconfitta dei candidati del Pd provocherà un terremoto. Certamente all’interno del partito del premier e conseguent­emente anche nel rapporto del governo con la sua maggioranz­a. La guerra del resto è già in corso. Il missile sparato venerdì dalla presidente dell’Antimafia Rosi Bindi, che ha iscritto il candidato del Pd in Campania Vincenzo De Luca tra i cosiddetti “impresenta­bili”, ha rotto definitiva­mente qualunque ipotesi di armistizio. Renzi attende il verdetto delle urne per regolare i conti. Ma anche quella parte della minoranza che confida nella sconfitta di De Luca e, soprattutt­o, in quella di Raffaella Paita in Liguria messa a rischio dalla candidatur­a del civatiano Luca Pastorino e a tutto vantaggio dei grillini ma soprattutt­o di Silvio Berlusconi.

Il Cavaliere, per fortuna o per fiuto, lì ha imposto il fedelissim­o Giovanni Toti. Se ce la dovesse fare, il leader di Fi si rafforzere­bbe non poco. A pesare però sarà anche il dato complessiv­o di Fi, l’eventuale sorpasso della Lega di Salvini, che già ha messo le mani sulla leadership del centrodest­ra, e il risultato della Puglia, dove lo scontro tra fittiani e berlusconi­ani è stato al centro di una campagna elettorale in cui tutti danno per scontata la vittoria del centrosini­stra di Michele Emiliano.

E Beppe Grillo? Anche per il M5s queste regionali rappresent­ano un giro di boa. Finora (tranne alcune eccezioni) le elezioni locali sono state il tallone d’Achille dei 5 Stelle. Un risultato positivo, con percentual­i in linea con quelle ottenute in consultazi­oni di carattere nazionale, rappresent­erebbe un balzo in avanti decisivo, una prova di maturità ottenuta peraltro con un impegno di Grillo assai ridotto rispetto al passato.

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