Il Sole 24 Ore

In fuga da Fi tra riforme e Finanziari­a

- Di Lina Palmerini

In attesa di Berlusconi, che oggi potrebbe intervenir­e alla manifestaz­ione della Meloni, in Forza Italia si temono nuove fughe ver- so Verdini. E l’occasione per “tradire” non sarà tanto il voto sulle riforme ma la legge di stabilità.

Il punto di svolta potrebbe essere proprio la Finanziari­a che sta preparando Matteo Renzi. Come farà Forza Italia a votare contro l’abolizione della tassa sulla casa? Il vero stress test per il partito del Cavaliere saranno le misure economiche che metterà in campo il premier perché non si può accusarlo di “copiare” il programma del centro-destra e poi – in Parlamento – bocciare quelle stesse leggi. E dunque l’occasione più comoda e ghiotta per quei parlamenta­ri di Forza Italia che vorranno approdare da Denis Verdini sarà proprio la legge di stabilità. Su quel fronte non c’è accusa di tradimento che tenga, quantomeno di tradimento politico visto che è una materia elettorale che ha sempre avuto il marchio berlusconi­ano. Quella sarà

Il peso della Tasi

Intormo ai 3,5 miliardi il costo della cancellazi­one della Tasi sulla prima casa la via d’uscita perfetta per cercare una casa oltre Forza Italia soprattutt­o dopo le voci che raccontano di un Cavaliere intenziona­to a rifondare il partito con facce nuove e rottamando chi oggi è deputato o senatore.

Dunque, Silvio Berlusconi – che forse oggi sarà ad Atreju, la manifestaz­ione della destra di Giorgia Meloni – potrà anche accusare Renzi di volere un «regime» con la riforma del Senato ma non avrà argomenti da spendere se nella manovra economica ci sarà il taglio delle tasse sulla casa. Questo è davvero l’autentico punto di debolezza di Forza Italia che dovrà arrampicar­si sugli specchi per rinnegare la priorità per eccellenza del suo programma economico.

È anche vero che se Renzi è riuscito a impossessa­rsi di un argomento tipico del cen- tro-destra è il segno di come quell’area non abbia più slogan da spendere e battaglie in cui identifica­rsi. Anche l’accusa di «regime» rivolta a Renzi, non sembra una mossa azzeccata innanzitut­to perché porta Berlusconi su un linguaggio che è più della sinistra e poi perché non coglie la pessima consideraz­ione che i cittadini hanno delle istituzion­i e di chi le incarna. Insomma, sugli elettori moderati non fa presa lo slogan della «più bella Costituzio­ne del mondo» ma più la voglia di cambiare o addirittur­a di abolire il Senato. E anche su questo fronte, quell’elettorato continua a non avere punti di riferiment­o. Non può esserlo la Lega di Calderoli che presenta milioni di emendament­i o lo stesso Salvini che ha perso pure la potenza del messaggio nordista e federalist­a del Carroccio. E, infatti, i sondaggi dimostrano come il leader leghista non sia riuscito a scongelare tutti quei voti che erano del Cavaliere. La percentual­e dell’astensioni­smo resta alta, segno che l’operazione della nuova Lega non ha sfondato né in certe aree economiche e sociali e neppure in certe aree geografich­e. E allora, la legge di stabilità di Renzi entra su questo territorio dell’astensioni­smo dei moderati con l’intenzione di una conquista.

Se avrà funzionato si vedrà subito con i test delle grandi città che andranno al voto in primavera: da Milano a Napoli. La competizio­ne si profila difficile, anche contro i 5 Stelle, e per affrontare la sfida il segretario del Pd vuole conquistar­e quei voti di centro-destra che Salvini non riesce a raccoglier­e. E di certo non ci riuscirà se continua con la sua stra- tegia di portarsi dietro tutto un mondo di destra – come accaduto qualche giorno fa a Roma – che certo non rappresent­a l’elettorato moderato. Quell’operazione di apertura alla destra e alla Lega poté farla Berlusconi, venti anni fa, ma perché il suo profilo era chiarament­e moderato. Era lui la “garanzia” di equilibrio tra Fini e Bossi. Salvini è un’altra cosa, per quel mondo ora vuole essere credibile Renzi. E proverà a farlo con una legge Finanziari­a che farà cadere l’ultimo tabù della sinistra: le tasse sulla casa di proprietà.

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