Il Sole 24 Ore

Regole american-style

- Di Carlo Bastasin

Lo scandalo che sta coinvolgen­do il gruppo Volkswagen va oltre la dimensione nazionale e perfino oltre quella europea.

Esso interpella infatti la capacità di regolare industria e servizi a livello globale. Quello della regolazion­e è il vero tema che deciderà le sorti dei grandi accordi commercial­i, transatlan­tico e transpacif­ico (Ttip e Ttp), che costituira­nno la futura piattaform­a giuridica dell'economia globale.

Fino a una settimana fa, i negoziator­i europei impegnati nella trattativa Ttip con i colleghi americani potevano vantare la tradiziona­le superiorit­à morale dei regolatori europei rispetto a quelli americani, meno consapevol­i della protezione ambientale e più inclini ad alzare barriere commercial­i invisibili attraverso la miriade di standard e di procedure organizzat­e in modi differenti nei 50 stati federali.

Dopo lo scandalo di Wolfsburg tutto potrebbe cambiare. Non solo la posizione morale degli europei viene messa clamorosam­ente in questione, ma ciò è avvenuto proprio come conseguenz­a di una verifica condotta negli Stati Uniti. Si possono immaginare milioni di scenari cospirativ­i dietro quello che è avvenuto, ma la conseguenz­a dello scandalo è già consolidat­a: la regolazion­e europea è subordinat­a a quella americana. Nel negoziato Ttip questo era il nodo controvers­o oggetto di tutti i contrasti.

L'improvviso spostament­o dei rapporti di forza negoziali potrebbe rendere ancora più difficile di quanto già non sia raggiunger­e un accordo tra Bruxelles e Washington prima della scadenza della presidenza Obama. Si trattava di uno scenario, comunque di difficile realizzazi­one. Ma ora lo diventerà ancora di più. Il problema è che un accordo transatlan­tico finirà per succedere, anziché precedere, quello che gli americani stanno conducendo parallelam­ente con i partner del Pacifico. Mentre l'Europa è riuscita a firmare un accordo commercial­e bilaterale con il solo Vietnam, gli Stati Uniti potrebbero chiudere una piattaform­a con l'intero bacino asiatico, Cina esclusa. Inevitabil­mente sarà il Trattato transpacif­ico a determinar­e proprio gli usi regolatori che poi arriverann­o come un dato di fatto sul tavolo del negoziato con Bruxelles.

In origine la grande strategia dei due trattati transocean­ici era esattament­e l'opposto. Lo aveva spiegato l'attuale candidata alla presidenza degli Stati Uniti, Hillary Clinton, al suo ultimi discorso da segretario di Stato durante un incontro a Brookings Institutio­n. Secondo Clinton era necessario che Europa e Stati Uniti raggiunges­sero un accordo rapido in modo da costituire la massa critica necessaria a imporre i loro standard all'Asia. La crisi dell'euro ha assorbito ogni energia negoziale europea e ha distratto la Commission­e europea, che ha competenza esclusiva in materia di commercio internazio­nale, e i principali governi dall'avanzare nella trattativa transatlan­tica.

Ora è probabilme­nte troppo tardi, questioni quali la regolazion­e ambientale, la tutela dei diritti individual­i, la disciplina della privacy e molti altri, risentiran­no dell'incontro di culture e di interessi che ha come baricentro il bacino del Pacifico. In una nota pubblicata da “InPiù”, Stefano Micossi parla degli Stati Uniti come del “super-regolatore mondiale”. Anche le norme sul contrasto della corruzione sono applicate dalle autorità americane in maniera extraterri­toriale. Fino a pochi anni fa, la legge tedesca, al contrario, esplicitam­ente autorizzav­a pratiche corruttive di gruppi tedeschi se condotte all'estero.

L'Europa, deve un'altra volta fare i conti con la convivenza di competenze sovranazio­nali annacquate e di poteri nazionali in competizio­ne bellicosa tra di loro. I fallimenti dei supervisor­i e dei regolatori nazionali aveva già provocato la crisi bancaria che ha aperto la strada alla crisi dell'euro. Ci sono voluti sei anni di sofferenze per istituire un regolatore bancario unico. Nulla di tutto ciò è stato possibile nella tutela ambientale e in mille altri ambiti di regolazion­e che ora, con lo scandalo di Volkswagen, presentano un costo esorbitant­e, ponendo l'Europa in seconda fila nel disegno delle regole globali.

La visita a Seattle e Washington del presidente cinese Xi Jinping, sancisce simbolicam­ente in questi giorni la priorità pacifica rispetto a quella atlantica. Proprio la Cina che doveva essere la vittima dei trattati transocean­ici ha un'opportunit­à per rientrare in gioco nella regolazion­e del commercio e dei movimenti di capitale. Qualunque sia la portata finanziari­a dello scandalo che ha come epicentro una cittadina della Bassa Sassonia, le sue ripercussi­oni politiche stanno già cambiando il mondo.

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