Un rimbalzo «tecnico» guidato dagli algoritmi
Non è il caso di fare molto affidamento sul corposo rimbalzo delle borse europee, ieri. Quel quasi 3% scalato dallo Stoxx si confronta con un +0,8% di Wall Street e sembra fatto apposta per pareggiare, o quasi, il bilancio settimanale con l’S&P500. Non bisogna fare molto affidamento, perché i motivi che hanno guidato i mercati, in Europa come in America, sono essenzialmente tecnici. Non sono mancate le ricoperture di chi, in precedenza, aveva venduto al ribasso: e non a caso i guadagni maggiori spettano ai titoli che più avevano perso nei giorni scorsi.
Ma, soprattutto, la spinta dei listini è venuta da quegli investitori che gestiscono fondi indicizzati (Etf), specie se operano a leva finanziaria. Non a caso, già nella serata di giovedì, Wall Street era rimbalzata, non per le parole di Janet Yellen, ma per una nota del responsabile delle strategie quantitative e sui derivati di JP Morgan: nei fondi che operano in base alla volatilità e quelli che investono in derivati sulle materie prime stanno tornando i compratori, dopo la bufera di agosto, ha scritto Kolanovic.
Tutto questo non significa un cambiamento di umore. Per lo più si tratta di aggiustamenti in parte sul comparto delle commodity (l’indice Crb è in leggera ripresa) e in parte su quello dell’auto. Ma a guidare gli investitori non è intervenuta alcuna considerazione fondamentale. Si potrebbe dire che gli operatori abbiano “giocato” dopo che la determinazione di Tokyo ad incrementare il proprio quantitative easing ha riattivato il flusso di liquidità fornito dal carry trade sullo yen. Non a caso, i movimenti del cambio yen-dollaro e del future sull’S&P 500 sono apparsi per tutta la giornata perfettamente sincronizzati. Non essendoci idee nuove e non vedendo alcuna novità nemmeno nelle parole del presidente della Fed, che giovedì sera ha ribadito il desiderio di alzare i tassi entro l’anno, gli operatori hanno lasciato fare tutto il lavoro agli algoritmi del trading automatico.