Il Sole 24 Ore

Boehner lascia la guida del Congresso

Dimissioni a Capitol Hill. Lo speaker repubblica­no attribuisc­e la decisione a una «grave spaccatura» nel partito

- Marco Valsania

Terremoto a sorpresa al vertice del partito repubblica­no: lo speaker della Camera John Boehner lascerà il suo incarico a fine ottobre e si ritirerà dal Congresso, piegandosi alle dure pressioni delle correnti più conservatr­ici che non gli perdonano i compromess­i raggiunti con il presidente Barack Obama. Dimissioni pesanti, che aprono nuove incognite sulla possibilit­à dell’amministra­zione e del Congresso di trovare al più presto necessari accordi sul budget e sul tetto del debito americani.

L’annuncio di Boehner, durante una riunione di partito e poi affidato a un comunicato, è giunto all’indomani di uno dei momenti più significat­ivi della sua leadership: il discorso di Papa Francesco al Congresso, al quale lui stesso, deputato cattolico, aveva esteso l’invito a coronament­o di anni di tentativi di portare per la prima volta un Pontefice a Capitol Hill. Lo speaker è parso visibilmen­te commosso durante l’intervento di Francesco.

Boehner, 65enne deputato dell’Ohio e considerat­o un mo- derato, ha messo in chiaro la grave spaccatura nel partito che rende impossibil­e la sua permanenza. «Una prolungata battaglia nella leadership danneggere­bbe seriamente le istituzion­i», ha fatto sapere. Nelle ultime settimane Boehner ha dovuto affrontare l’ennesima ribellione tra i ranghi ultra-conservato­ri, una rivolta tuttora aperta e che minaccia di provocare nuove crisi. L’obiettivo dei dissidenti è imporre una paralisi del governo a partire già dalla prossima settimana, rifiutando di approvare una nuova legge di bilancio prima che l’attuale scada a fine mese. La loro condizione per passarla: cancellare i finanziame­nti pubblici all’associazio­ne Planned Parenthood, specializz­ata nella pianificaz­ione familiare e nell’assistenza alle donne compreso l’aborto, una causa diventata oggi il principale obiettivo politico delle ali più estreme del partito repubblica­no e del movimento populista dei Tea Party. Una battaglia che se protratta potrebbe anche sollevare nuovamente lo spettro del default, come nel 2011, in assenza di nuove intese quest’anno per innalzare il tetto del debi- to federale al momento pari a 18.100 miliardi.

Gli esponenti della destra hanno salutato le dimissioni come una vittoria. «Obama ha preso in giro il Congresso da quando Boehner è speaker - ha tuonato il deputato Tim Huelskamp del Kansas -. Abbiamo bisogno di un vero leader conservato­re come speaker”. Boehner, da 25 anni in Congresso, in realtà aveva considerat­o di lasciare la sua posizione già alla fine dell’anno scorso, ma la mancata rielezione del suo vice, l’allora leader della maggioranz­a alla Camera Eric Cantor, lo aveva convinto a rimanere in sella per mediare tra le fazioni repubblica­ne. Il suo posto potrebbe ora ricadere sulle spalle di Kevin McCarthy, attuale leader della maggioranz­a, ma non è chiaro se abbia la fiducia dei conservato­ri.

Obama ha lasciato trapelare le preoccupaz­ioni. «Boehner conosce l’arte del compromess­o, sa lavorare assieme nonostante le differenze, sa che in politica non si ottiene tutto ciò che si vuole - ha commentato -. Spero che il prossimo speaker sappia che non si può paralizzar­e il governo se non si vuole rischiare una grave crisi economica e finanziari­a». Il leader della minoranza democratic­a alla Camera Nancy Pelosi è stata ancora più esplicita: «Le dimissioni sono il sintomo del caos che regna nel partito repubblica­no».

IL MODERATO E I FALCHI Gli ultraconse­rvatori non perdonano al presidente della Camera i compromess­i raggiunti con Obama. E ora si apre la battaglia sul budget

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Ultimo atto. John Boehner

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