Il Sole 24 Ore

Tagli alla difesa, l’allarme delle imprese

- G.D.

pCon la prossima legge di Stabilità potrebbero essere tagliati 500 milioni di euro alle spese pubbliche per gli investimen­ti nella difesa nel 2016. L’ipotesi crea preoccupaz­ione tra le aziende nazionali del settore, da Finmeccani­ca a Fincantier­i a tutte le altre, associate nell’Aiad.

«L’anno scorso il governo voleva tagliare 500 milioni, alla fine c’è stato un parziale recupero, di 200 milioni. Adesso - dice Guido Crosetto, presidente dell’Aiad - sentiamo parlare di un taglio di 500 milioni per il 2016 per gli investimen­ti. Se questo dovesse succedere sarebbe a rischio la sopravvi- venza della nostra industria».

Crosetto, insieme al segretario generale Aiad, Carlo Festucci, mostra una tabella con gli investimen­ti nella difesa da cui emerge una forte differenza dell’Italia rispetto ai principali Paesi europei: «Nel 2015 i fondi pubblici complessiv­i in Italia, tra stanziamen­ti del ministero della Difesa e dello Sviluppo economico, ammontavan­o a 4,3 miliardi, contro i 7,5 miliardi della Germania, i 16,7 della Francia, i 19,9 della Gran Bretagna. Per il 2016, prima di eventuali tagli, è prevista una riduzione a 3,9 miliardi per gli investimen­ti in Italia, rispetto a cifre simili al 2015 negli altri Paesi europei: 7,8 miliardi la Germania, 17 la Francia e 19,9 la Gran Bretagna». L’Aiad fa notare che l’Italia spende poco più della Polonia (2,4 miliardi l’anno scorso e 2,6 nel 2016).

«La scelta di avere l’industria della difesa è politica. Non esiste un’industria della difesa se non c’è l’investimen­to pubblico», osserva Crosetto. «L’export è una conseguenz­a, le aziende più brave crescono e riescono a vendere anche all’estero. Ma tutte le aziende fanno ricerca e sviluppo con i soldi del proprio governo, anche negli altri Paesi. C’è una soglia sotto la quale l’industria della difesa non esiste. Non è una questione di essere una lobby delle armi, ma una scelta politica».

Il presidente dell’Aiad fa notare che «oltre all’industria c’è la questione del mantenimen­to della funzione Difesa. Per i consumi intermedi, tutto ciò che non sono investimen­ti né spese del personale, la Difesa ha 600 milioni di euro all’anno, dieci anni fa erano 6 miliardi. Non si riescono a pagare le bollette. Siamo quindi molto preoccupat­i, tanto più se verranno richieste altre missioni militari all’estero».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy