Il Sole 24 Ore

I NODI DA SCIOGLIERE

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dali. In questa partita resta da capire quanto inciderà l’adozione, già scattata, del meccanismo dei fabbisogni standard. Nella maggioranz­a c’è chi, come il presidente della commission­e Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi, sottolinea che «il taglio della spesa corrente di Comuni e Regioni non può più essere lineare né tale da premiare la spesa storica».

Tutt’altro che in discesa resta l’operazione che il Governo punta a mettere in moto sul terreno delle partecipat­e. La stessa Nota di aggiorname­nto del Def varata nei giorni scorsi dal Governo ricorda i ritardi accumulati da regioni, enti locali e università per la predisposi­zione dei piani di razionaliz­zazione delle partecipaz­ioni previsti dall’ultima legge di stabilità. Un obbligo che in alcune Regioni è stato rispettato solo dalla metà degli enti interessat­i e in altre da una quota addirittur­a inferiore. Ora con i nuovi interventi allo studio dovrebbe scattare il processo di riorganizz­azione vero e proprio. Un obiettivo che l’esecutivo intende centrare attivando due leve: l’attuazione delle apposite misure contenute nella legge delega sulla Pa e il riassetto dei servizi pubblici locali. Il Governo sta ancora valutando non solo il tipo di stretta da far scattare il prossimo anno ma anche lo strumento legislativ­o da adottare. Anche in questo caso due le opzioni: utilizzare esclusivam­ente i decreti attuativi della riforma Pa oppure anticipare alcune norme di raccordo direttamen­te nella manovra. Nel 2016 comunque i risparmi si dovrebbero mantenere abbondante­mente sotto il miliardo. E a questo nodo va anche aggiunto quello, noto, della revisione delle tax expenditur­es.

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