Certezza del diritto? Astenersi perditempo
Grande è la confusione sotto il cielo. Perché, diciamolo con chiarezza: non abbiamo scoperto oggi, dopo questo ennesimo inciampo in Consiglio dei ministri, che la proroga della voluntary disclosure era ed è necessaria e inevitabile.
Da settimane, anzi da mesi, gli operatori e i professionisti ripetono che il tempo non basta. Sarebbe bastato, certo, se governo, Parlamento e amministrazione avessero fatto per tempo ciò che erano chiamati a fare. Non è andata così. Peggio: il governo e l’amministrazione si sono ostinati ad affermare che la proroga non serviva e che i professionisti avrebbero dovuto lavorare piuttosto che rivendicare il rinvio del termine.
Solo dopo la finta-proroga arrivata con il provvedimento e il comunicato stampa (!) dell’agenzia delle Entrate, il governo ha preso coscienza della situazione. Ieri, già con gravissimo ritardo, si aspettava il decreto destinato a far slittare il termine della voluntary.
Invece siamo punto e a capo. Occorre una nuova riflessione, di tipo tecnico, si dice. Il Quirinale non gradisce i decreti omnibus.
Ma, martedì, tranquilli, tutto si risolverà, anche se altre indiscrezioni raccontano di un testo - per la parte che riguarda il rientro dei capitali - sul quale pesano ancora incognite.
C’è qualcuno che può spiegare perché il rinvio del termine arriverà solo sul filo di lana della scadenza? Non si poteva provvedere prima, evitando queste figuracce?
Un invito: nei prossimi 30 giorni, ministri, vice ministri, sottosegretari, direttori generali ecc., ecc. si astengano dal pontificare sulla “certezza diritto”. Tanto nessuno crederebbe loro.