Le nuove location del fashion system
Igrattacieli di Porta Nuova, le strade sinuose che circondano la Pinacoteca Ambrosiana e da via Torino portano a Piazza Cordusio. E, ancora, i palazzi storici di Corso Venezia, con i cortili ancora fioriti e i soffitti affrescati.
La vera protagonista di questa fashion week – oltre alla moda, s’intende – è stata lei: Milano.
Dopo anni passati a difendere il proprio posto nel quartetto delle cosiddette capitali della moda internazionale – che la unisce a Londra, Parigi e New York – ha ripreso a brillare con decisione. E non solo sotto la luce dei riflettori che sono fisiologicamente puntati su Expo 2015.
Milano ha saputo rinnovarsi. E la moda ha scelto di non stare a guardare, ma di partecipare attivamente a questo percorso di evoluzione. Questa tornata di sfilate si è aperta all’insegna del cambiamento: il Fashion Hub contenitore delle attività che ruotano attorno alla Camera Nazionale della Moda e ai principali sponsor della fashion week milanese, ha abbandonato Palazzo Giureconsulti a favore di una nuova e contemporanea location. L’Unicredit Pavilion, uno spazio polifunzionale progettato dall’architetto Michele De Lucchi e aperto poco prima dell’estate, è sia il punto di ritrovo per giornalisti e buyer alle prese con le sfilate sia la sede di un nuovo spazio dedicato ai brand emergenti che si affacciano al mercato e hanno bisogno di una vetrina, il Fashion Hub Market.
Fin dall’inizio dei lavori che hanno radicalmente mutato l’identità dell’area, e insieme della città, Porta Nuova era stata immaginata come luogo ideale nel quale piantare concreta- mente le f ondamenta del fashion system cittadino. La mossa della Cnmi ha contribuito a spostare il baricentro della fashion week: tra le location che hanno ospitato le sfilate di Milano Moda Donna, infatti, c’è anche Piazza Lina Bo Bardi, ai piedi della Diamond Tower. Solo due maison hanno scelto di presentare lì le proprie collezioni per la P-E 2016 (Simonetta Ravizza, mercoledi, e Aigner, ieri sera), ma si tratta di un primo passo nel riassetto geografico della manifestazione.
L’idea non è certo quella di abbandonare gli spazi storici o emblematici: la Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, che ha ospitato numerose sfilate sia di marchi già navigati sia di designer emergenti, Palazzo Bocconi e Palazzo Serbelloni fanno da scenografia a defilé di prestigio e a questi si è aggiunto il Palazzo delle Poste, al 3 di Piazza Cordusio, dove ha sfilato Sportmax.
L’intento è piuttosto quello di rispecchiare un processo che, negli ultimi due anni, ha visto i confini della città ampliarsi complice il recupero – e la gentrificazione – di aree ex industriali. Così Emilio Pucci ha sfilato in Via Orobia – poco distante dalla Fondazione Prada, la cui torre dorata svetta laddove un tempo c’era una distilleria – e Versace ha abbandonato la tradizionale Via del Gesù per il Palazzo delle Scintille, ex Padiglione 3 della Fiera, costruito nel 1923 e testimone del cambiamento che ha portato alla costruzione di Citylife. Milano è viva, insomma, e la moda sembra avere tutta l’intenzione di cavalcarne la ritrovata vitalità per stupire e conquistare la clientela internazionale che sta mettendo a fuoco l’unicità del made in Italy.