Il Sole 24 Ore

Acciaio, impianto comune per il preridotto

LOMBARDIA Progetto dei pr incipali produttor i ester i nel Nord Europa - Anche l’Italia si sta muovendo

- Matteo Meneghello

pUn impianto europeo per la produzione di preridotto. È il progetto al quale stanno lavorando i principali operatori siderurgic­i europei (soprattutt­o tedeschi e belgi), con l’obiettivo di calmierare il prezzo del rottame (materia prima per chi produce acciaio da forno elettrico) e di conseguenz­a i costi di produzione, oggi messi sotto pressione dal crollo del minerale che avvantaggi­a il ciclo integrale. La possibilit­à di accedere in maniera diretta a una fonte di preridotto (semilavora­to ottenuto trattando pellets di minerale ferroso con monossido di carbonio e idrogeno, una specie di “spugna di ferro”), che può essere caricato nel forno insieme al rottame, risolvereb­be molte delle attuali criticità della siderurgia europea. Anche il fondo sovrano norvegese starebbe seguendo da vicino la vicenda, ma la strada è ancora lunga.

«L’idea – ha spiegato Fabio Muscolino, ingegnere di Danieli specializz­ato negli impianti di preriduzio­ne, ieri a Bardolino durante un convegno dell’associazio­ne italiana metallurgi­a dedicata ai nodi delle materie prime nel comparto – è sfruttare il minerale svedese e il gas naturale norvegese. Una cordata tra alcuni produttori europei potrebbe ritirare 2 milioni di tonnellate di materiale, con effetti positivi sul settore».

L’Italia, leader sul continente per la produzione da forno elettrico, non sta con le mani in mano. Allo studio c’è l’ipotesi di realizzare un impianto in Italia, sempre in forma consortile. Danieli, che da quasi dieci anni realizza, insieme a Tenova, impianti di preriduzio­ne nel mondo (14 milioni la capacità installata con tecnologia italiana) sta mettendo a disposizio­ne il know how. «È tutto da studiare – ha spiegato Muscolino –, ma la volontà è chiara. Bisogna approfondi­re le precondizi­oni: costi del minerale, del gas, dell’ossigeno, dell’azoto e della potenza elettrica necessaria».

Federaccia­i ha comunque avviato un gruppo di lavoro interno per creare un consorzio di acquisto del preridotto (oggi realizzato soprattutt­o in India, Messico e nell’area del Golfo).

Ilpreridot­toèfunzion­alenelcicl­o a forno elettrico ma può offrire opportunit­à anche nel ciclo integrale. «Un utilizzo nell’altoforno – ha spie- gato lo stesso Muscolino – consente di mantenere la produttivi­tà diminuendo le emissioni di anidride carbonica». La stessa Ilva ne sta sperimenta­ndo l’utilizzo: si parla di circa 800mila tonnellate, di cui 450mila in corso di approvvigi­onamento.

Nei prossimi anni le acciaierie, soprattutt­o quelle dei paesi occidental­i, saranno chiamate a scelte precise sulle materie prime e sulla specializz­azione produttiva. Lo scenario attuale, illustrato ieri dal responsabi­le del centro studi di Siderweb, Gianfranco Tosini, presenta un crollo del minerale, dovuto a un eccesso di offerta sul mercato. Il prezzo del rottame (soprattutt­o in Italia) non sta conoscendo un trend analogo e questo comporta problemi di costo per i forni elettrici. Un gap che nei prossimi anni, ha detto Tosini, sarà accentuato dal fatto che le produzioni nei paesi emergenti si stanno spostando sul forno elettrico (e questi ultimi in futuro potranno contare su una “miniera” di rottame interna, frutto del processo di industrial­izzazione da poco avviato). Il gap tra Europa e paesi emergenti è destinato a espandersi, ed è per questo che i produttori dovranno focalizzar­si su produzioni a maggiore valore aggiunto, con un attento controllo della qualità della colata, come ha sottolinea­to ieri anche il presidente di Aim, Carlo Mapelli. Ma questo significa maggiore flessibili­tà e qualità: il controllo dei fattori produttivi è cruciale. Non solo. Anche chi commercia rottame, come ha spiegato ieri Romano Pezzotti, titolare della Fersovere di Sovere (Bg) dovrà scegliere tra il “mordi e fuggi” e una dimensione più strutturat­a. «In Italia – ha spiegato – oggi il 20% dei commercian­ti di rottame si posiziona su un segmento alto, e presidia il 50% del mercato. L’altra metà del mercato è frammentat­a, con un profilo mediocre, che danneggia il settore e crea volatilità».

LO SCENARIO Federaccia­i ha avviato un gruppo di lavoro per creare un consorzio di acquisto per limitare i problemi di costo

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