L’olio tunisino preoccupa i produttori
pDopo le concessioni Ue sulle arance dal Marocco e sul riso dalla Cambogia tocca ora all’olio d’oliva dalla Tunisia. Nei giorni scorsi Bruxelles ha infatti autorizzato un contingente aggiuntivo di 30mila tonnellate di olio d’oliva che a partire dal 2016 (e per due anni) potranno essere importate dalla Tunisia a dazio zero. Il nuovo quantitativo si va ad aggiungere a importazioni agevolate già previste per 56.700 tonnellate l’anno.
La misura è stata annunciata dalla responsabile della politica estera Ue, Federica Mogherini. «Si tratta di un segnale forte – ha det- to– della solidarietà della Ue nei confronti della Tunisia» la cui economia, e in particolare il turismo, è messa in grave difficoltà dagli attacchi terroristici dei mesi scorsi.
Ma al di là degli incontestabili obiettivi solidaristici la misura adottata da Bruxelles rischia di avere pesanti ripercussioni sul settore olivicolo europeo e italiano in particolare che sta uscendo da quello che è stato più volte definito come l’annus horribilis dell’olio d’oliva con una produzione ai minimi storici falcidiata dalle difficili condizioni meteo, dagli attacchi della mosca olearia e dall’epidemia di Xylella fastidiosa in Salento.
«Ci batteremo a Strasburgo – ha spiegato l’Europarlamentare italiano, Paolo De Castro (Pd) – per tutelare i produttori di olio d’oliva. Siamo consapevoli dell’importanza di una misura lodevole dal punto di vista del sostegno all’econo- mia di un paese in difficoltà, tuttavia il rischio di danneggiare il settore olivicolo italiano e del Sud Europa è elevato».
Molto dure le reazioni delle organizzazioni agricole italiane. «Con la decisione di aumentare il contingente di import dalla Tunisia – si legge in una nota di Coldiretti – cresce il rischio che vengano spacciati come oli made in Italy, prodotti di altri paesi». «Quella adottata da Bruxelles – ha spiegato il presidente della Federazione olivicola di Confagricoltura, Donato Rossi - è una misura sciagurata che mette in ginocchio l’olio d’oliva italiano di qualità. Non siamo nuovi a decisioni del genere che penalizzano in nome della politica i produttori. Come avvenuto di recente con l’embargo russo e con le concessioni alle arance del Marocco». «Se l’obiettivo dell’Europa – ha aggiunto il presidente della Cia, Dino Scanavino – è essere solidali con i Paesi terzi con azioni commerciali di privilegio, a pagare non può essere però sempre l’agricoltura. Il settore non deve essere regolarmente merce di scambio e soprattutto decisioni così importanti devono tenere conto dell’impatto economico e delle richieste degli operatori».
LE REAZIONI De Castro: «Iniziativa politica lodevole ma che mette a rischio settore in difficoltà» Confagricoltura: «Misura sciagurata per le imprese»