Far crescere lo stile cinese per competere nel mondo
Dalle sfilate di Milano alle fashion week di Pechino e Shanghai La Camera della moda: la collaborazione passa dalla qualità
Quali prospettive di collaborazione esistono con il sistema moda cinese? È possibile contaminarsi senza perdere la propria identità? Fino a che punto ci si può spingere in questo incontro tra i due mondi?
L’interesse per la Cina nei confronti del nostro sistema è da sempre molto alta. Abbiamo rapporti già ben impostati e molto buoni con loro, rapporti interessanti soprattutto con la Tsinghua University, che è un centro studi in cui i cinesi lavorano, anche concettualmente, su quello che vogliono che sia la moda cinese. Inoltre, dal momento che incontriamo tanti protagonisti della China fashion association, l’ente che rappresenta la moda cinese, abbiamo con il mondo cinesi intensi contatti di scambio.
Ebbene, stiamo cercando appunto di capirci, noi loro e loro noi. Questa fase è essenziale per procedere oltre. Quello che possiamo fare è mettere a fuoco un modello per vedere poi dove possiamo incontrarci.
Intanto, stiamo cercando di dialogare a tutti i livelli. La cosa migliore per tutti sarebbe quella di far crescere i marchi cinesi che hanno più potenzialità, non solo dal punto di vista della struttura produttiva, ma anche dal punto di vista della creatività . E poi quelli più bravi, forti e meritevoli portarli anche nel grande panorama delle sfilate di Milano, che rappresenta sicuramente un palcoscenico adatto perché di livello internazionale.
Ovviamente, perché tutto questo abbia senso, bisogna anche fare in modo che questi marchi si evolvano in una maniera internazionale soprattutto dal punto di vista dello stile.
Del resto, che cosa fa la nostra Camera della moda? Offre appunto questo, un livello di stile e di comunicazione internazionali. Tratta brand che hanno stile o che hanno fatto dello stile ciò che li contraddistingue.
Quindi, è un obiettivo ambizioso, ma credo che noi possiamo essere con Milano il palcoscenico adatto. Perché questa ribalta sia funzionale al successo dei marchi cinesi bisogna che questi brand compiano un passaggio verso un livello di stile e di comunicazione internazionale.
Cosa possiamo fare noi? La cosa migliore è quella di promuovere le fashion week, anche quelle di Pechino e di Shanghai, in modo che questi grandi eventi siano la palestra che proietta i brand verso quella scena internazionale che può essere il capoluogo lombardo. In uno scenario di comunicazione internazionale noi possiamo aiutare i cinesi in maniera molto concreta.
L’idea è quella di lavorare ad un protocollo, a un documento che in qualche modo metta a sistema le diverse occasioni che ci sono di relazione. Dopodichè devo dire con la collaborazione in questa maniera funziona davvero. Per loro, perché possono avvantaggiarsi della nostra forza. E per noi, perchè, quando iniziano a far vedere dall’Italia le loro creazioni, allora diventa più stretta la partnership: noi faremo prodotti più di lusso e loro più sul versante commerciale. Questo è normale.
Molto ancora si può fare in questo contesto, l'importante è capire bene cosa sono in grado di fare loro e e che cosa siamo noi. E mettere insieme queste abilità.
Organizzare sfilate tanto per farle è controproducente per loro e per noi. Dobbiamo invece lavorare insieme per trovare qualcosa che abbia un senso. Quello che noi possiamo offrire è un modello e vedere a che punto ci incontriamo e dove può diventare più stretta la collaborazione.
L'importante è che sia chiaro un principio: i rapporti funzionano quando sono win-win e gratificano entrambe le parti. Un rapporto win-win vuol dire che noi possiamo fare da cassa di risonanza per i loro marchi che hanno raggiunto un livello estetico e di comunicazione internazionale e che, quindi, possono competere con tutto il mondo dei brand.
La mia presidenza della Camera nazionale della moda italiana sarà caratterizzata dalla ricerca della qualità. Guardo con interesse a un modello di gestione aperta perchè sono favorevole all’idea che bisogna collaborare con tutti, dalla Camera inglese a quella francese e a quella americana. Il mondo è il mondo ed è anche una famiglia. Ognuno ci mette naturalmente l’identità che ha: noi italiani abbiamo alcune qualità, gli altri Paesi ne hanno altre che li caratterizzano. Ma, alla fine, il mondo è appunto una famiglia, dove i rapporti di collaborazione e di scambio costruiscono valore per tutti. Alla fine, nel consumatore non ci sono confini o barriere: quando un marchio piace, piace punto e basta.
Qual è allora il nostro contributo come Camera della moda italiana? Lavorare sulla qualità che per noi rappresenta una discriminante forte. Quando ci sono elementi irrinunciabili come la qualità della comunicazione e dell’organizzazione, quando ci sono questi presupposti, allora siamo pronti a tutto
Avendo ben presenti questi canoni, saremo alla fashion week in ottobre e porteremo nuovi marchi italiani da Milano a Pechino, proprio nel segno di una collaborazione fruttuosa per tutti nella quale noi crediamo.
SELEZIONE «Far crescere i marchi cinesi che hanno più potenzialità, non solo dal punto di vista della struttura produttiva ma anche della creatività»