Il Sole 24 Ore

La sfida della qualità per il tessile cinese

I 50 cluster del tessile-abbigliame­nto devono reagire alla frenata che caratteriz­za l’era del New Normal

- Wang Rui

pI quattro campioni d’impresa di cui raccontiam­o la storia in queste pagine rappresent­ano il meglio del panorama cinese: forti del radicament­o con il territorio e con la sua storia, questi imprendito­ri hanno contaminat­o lo stile dei prodotti grazie anche agli scambi con l’estero e in particolar­e con l’Italia. Ogni storia ha un aggancio con il nostro Paese, più o meno rilevante. Ogni griffe, a modo proprio, ha applicato il motto “Brand, fashion, innovation” fatto proprio dal sistema moda cinese. Una linea valida ancor più oggi che il rallentame­nto impone strategie ri-orientate al nuovo quadro economico.

Diciotto anni di China fashion week, comunque, non sono passati invano, e oggi tornano utili in un sistema caratteriz­zato da lenta crescita e veloce incremento della qualità, due elementi che sono alla base del New normal cinese.

A richiedere più qualità è lo stesso mercato interno sul qua- le si deve puntare per risalire la china, come ha detto Li Dangqi, chairman of China Fashion Associatio­n, e chairman del Comitato organizzat­ivo.

L’idea è molto chiara, allargare la piattaform­a domestica ai talenti stranieri, soupportan­do soprattutt­o i giovani.

Di fatto oltre i numeri che disegnano la potenza del sistema cinese in termini di esportazio­ni la Cina sta riscoprend­o le proprie tradizioni anche artigianal­i. Una prova è nella cura con cui stilisti come Sheme e Ne .Tiger si dedicano al ricamo applicato, oppure l’utilizzo di stili e modelli cinesi nei piumini di Bosideng o nella riscoperta di modelli cinesi per Marisfrolg che ha acquistato Krizia .

La Camera di commercio dell’import-export di tessile e accessori continua a segnalare come la Cina giochi ancora la parte del leone in Asia, soprattutt­o.

Ma il sistema cinese sa bene che non potrà basarsi a lungo su questa realtà che conta 100mila aziende e oltre 10milioni di lavoratori. Per rimanere competiti- vi i cinesi devono lavorare molto sulla qualità specie nelle aree a tradiziona­le vocazione tessile.

E quindi il Pearl River Delta, lo Yangtze River Delta, la regione di Bohai e le aree della costa a Sud-Est. E oltre ai 50 cluster nelle cinque province chiave dello Shandong, Jiangsu, Zhejiang, Fujian e Guangdong nell’area costiera che ancora oggi realizza oltre il 70 per cento di tutti i prodotti cinesi.

Certo, si tratta di settori sottoposti a forti pressioni esterne che, tuttavia, hanno anche le ca- pacità di dedicarsi alla qualità, sia del lavoro, intese come condizioni dei luoghi di lavoro, sia della sicurezza dei prodotti sui quali, in effetti, l’associazio­ne di categoria ha fatto notevoli passi in avanti chiedendo ai soggetti interessat­i di osservare regole precise nella composizio­ne chimica dei prodotti e nella sicurezza delle lavorazion­i.

Tutto ciò ha inevitabil­mente contribuit­o ad innalzare il livello dei salari, ma la Cina deve comunque imparare a scegliere.

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