«Un fondo di investimento Made in Italy»
China United Corporate Pavilion Forti ricadute dalla partecipazione a Expo2015 - Fashion e food sono gli asset più importanti
pRichard Wei si occupa di Expo fin dai tempi di Shanghai 2010. Poi è passato a dirigere il padiglione italiano rimasto intatto nell’area di Pudong dopo la chiusura della kermesse espositiva. Oggi Wei è commissario esecutivo del padiglione Corporate di Shanghai che raggruppa le principali aziende cinesi presenti a Milano. Il manager ci ha concesso questa intervista durante una visita alla sede del Sole 24 ore.
Lei ha vissuto finora tutte le fasi della partecipazione all’Expo. Quale può essere il vantaggio per le aziende che hanno sostenuto il progetto Expo sin dall’inizio?
Intanto tutte le realtà che hanno scommesso su questo padiglione sostenendolo con grande convinzione hanno espresso un parere positivo. Per molti di loro si è trattato della prima volta in assoluto per mettersi in mostra a questo livello fuori dalla Cina. Giocarsi su questa prospettiva è completamente diverso che gestirsi in casa propria.
Che cosa succederà adesso? Il padiglione Corporate è nato con un forte imprinting di business sin dall’inizio. I partner non ne hanno fatto mistero, da Shimao a Bosideng...
Infatti, stiamo lavorando attivamente alla creazione di un fondo di investimento che possa interagire con il mondo del Made in Italy, specie nel fashion e nel food, che sono gli asset più importanti dell’Italia. Credo ci siano ampi margini di collaborazione e di intervento a questo livello.
Che cosa comporterà per le imprese cinesi?
Ci sono realtà come Bright Food, la più grande azienda dell’alimentare di Shanghai e di tutta la Cina che chiedono di poter continuare a guardarsi intorno. Come sapete Bright Food ha comprato l’olio Filippo Berio, un marchio di alta qualità che oggi fa bella mostra di sè sugli scaffali dei negozi in Cina. Il nostro Paese ha bisogno di questo tipo di prodotti. Quindi, è solo l’inizio? Sicuramente la nascita di un fondo che rappresenti la continuazione di Expo 2015 è un modo per strutturare ancora di più il dialogo tra Cina e Italia. Ci sono alcune aziende davvero in- teressate a fare ulteriori acquisizioni qui.
Questo comporterà decisioni particolari anche da parte sua a livello personale?
Certamente trascorrerò molto più tempo qui in Italia, anche dopo che l’Expo sarà concluso. Mi è già successo di dover gestire il post di una manifestazione espositiva. Questa volta potrebbe essere il caso di cambiare addirittura Paese.
Con chi vi state rapportando per trovare partner che aderiscano al nuovo progetto?
Stiamo sondando gli ambienti imprenditoriali e le associazioni di categoria che potrebbero essere interessati a seguirci in questo percorso. Una serie di incontri già avviati e altri in cantiere: c’è tutta un’attività parallela al padiglione, evidentemente.
Quale sarà la convenienza per le aziende cinesi di inserirsi in questo fondo?
Il vantaggio evidente sarebbe di trovarsi già qui a investire in Italia. Com’è noto spesso la complessità deriva dalle distanze dei due sistemi, in questo caso finanziari. La nostra iniziativa vuole superare questo tipo di problemi.
Il Governo cinese ha sempre sostenuto e continua a farlo gli investimenti cinesi all’estero...
In questo caso ci sarebbe uno strumento valido per poter investire in questo Paese in maniera efficiente e, ci auguriamo, con reciproca soddisfazione.
L’acquizione del marchio Berio è stata particolarmente laboriosa anche per questi motivi.
Certo, non è semplice dialogare sugli investimenti.
Lei lo sa, a proposito di interazione reciproca, che questo palazzo ristrutturato dall’architetto Renzo Piano per farne la sede del Sole 24 Ore è stato premiato nel 2010 proprio dalla municipalità di Shanghai?
No, non lo sapevo. Però la struttura è eccellente, merita pienamente il premio. Sarebbe davvero interessante se il sindaco di Shanghai venisse a visitarlo, perchè no? L’Italia è famosa anche per il design e questo sarebbe un degno riconoscimento.
Le aziende cinesi più importanti, specie del fashion, hanno sostenuto il padiglione che rappresenta il passaggio di testimone da parte della città di Shanghai a quella di Milano. Il Ccup ha rappresentato per i grandi operatori cinesi una vetrina permanente affacciata sul mercato occidentale.
«Un fondo di investimento per dare un senso all’impegno di questi mesi di Expo»