Il Sole 24 Ore

Orlando: intercetta­zioni senza carcere

Il ministro della Giustizia ha annunciato ieri possibili modifiche in Senato al ddl sul processo penale Per gli abusi tetto di pena che evita la detenzione - Più tempo per le inchieste sulla corruzione

- Patrizia Maciocchi

pPiù tempo per portare a termine le indagini sulla corruzione, la possibilit­à di passare da tre a sei mesi per le altre inchieste e niente carcere per le intercetta­zioni abusive. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, annuncia, in occasione del suo intervento di ieri al Festival del diritto di Piacenza, che in Senato sarà possibile rivedere alcuni aspetti del disegno di legge sul processo penale. La disponibil­ità a ritoccare la norma è emersa nel corso di un confronto vivace e costruttiv­o con il presidente dell’Associazio­ne nazionale magistrati, Rodolfo Maria Sabelli, e con il professor Massimo Brutti.

Per Sabelli è, infatti, una missione impossibil­e mettere la parola fine alle indagine in tre mesi, quando sul tavolo del magistrato arrivano circa 109 procedimen­ti al mese e un’udienza può essere fissata anche dopo un anno. Orlando si dice disponibil­e a introdurre modifiche in Senato che dilatino i tempi a disposizio­ne delle toghe per mettere la parola fine alle inchieste. Da Palazzo Madama, assicura Orlando, non uscirà una norma che preveda il carcere per le intercetta­zioni fraudolent­e: ci sarà un tetto di pena che scongiura il rischio detenzione. Ancora un annuncio di Orlando riguarda un passo avanti verso l’emanazione dei decreti che attuano la depenalizz­azione trasforman­do in illeciti amministra­tivi quasi tutti i reati puniti oggi con la sola multa, a iniziare dall’omissione dei contributi sotto la soglia dei 10mila euro: la chiave per rendere effettiva la punibilità con la sola sanzione è ora all’esame del ministero del- l’Economia e delle finanze. Una volta realmente operativa la norma dovrebbe avere un forte effetto deflattivo.

Ma per Sabelli la giustizia è ancora troppo terreno di scontro tra forze politiche per produrre le riforme efficaci che nascono dal confronto. E sul campo del confronto scende il guardasigi­lli per chiedere la disponibil­ità dell’Associazio­ne nazionale magistrati a mettere mano a una riorganizz­azione interna, a iniziare dalle funzioni del Csm e dalle specializz­azioni. Un fronte, quest’ultimo, sul quale il governo si è mosso con la riforma della geografia giudiziari­a. 7 Nel disegno di legge per la riforma del processo penale che ha appena avuto il via libera della Camera viene prevista una disposizio­ne di delega per punire (fino a 4 anni) la diffusione di captazioni fraudolent­e di conversazi­oni tra privati diffuse al solo fine di recare a taluno danno alla reputazion­e e all’immagine. La punibilità è esclusa quando le riprese o registrazi­oni costituisc­ono prova di un processo o sono utilizzate per l’esercizio del diritto di difesa e del diritto di cronaca. In questo modo si cerca di evitare che la captazione fraudolent­a venga usata per ledere altri cittadini

Quando il confronto si sposta sull’incisività degli interventi, a cominciare dalla norma sulle pene alternativ­e, Orlando ammette che è stato necessario tenere conto «del senso comune alimentato dagli imprendito­ri della paura», ma si dice certo che alla fine anche in Italia «avremo un sistema penale più simile a quello di altri Paesi». L’Italia ha ancora la maglia nera della recidiva più alta, frutto di un ricorso al carcere ancora eccessivo, mentre per il guardasigi­lli la strada sta «nell’uscire dalla logica del dentro o fuori». Sabelli prende atto del populismo e invita a combatterl­o rendendo più efficiente il processo e l’appello e, sul punto, il ministro della Giustizia è pronto. «La prima delega che attueremo – spiega Orlando- sarà quella sulle impugnazio­ni e il primo gruppo di lavoro sarà sull’appello».

Per Orlando «c’è molta carne al fuoco ma va a cottura solo se la magistratu­ra è disponibil­e a mettere mano per cambiare prassi consolidat­e» e sgombrare il campo dall’impression­e «che meno si cambia meglio si sta».

Da Massimo Brutti arriva l’invito a «coinvolger­e nei tavoli di lavori gli intellettu­ali che non fanno propaganda». E anche qui Orlando ricorda che per l’esecuzione della pena i tavoli di lavoro sono stati 18 per un lavoro svolto ad ampio raggio con la collaboraz­ione di magistrati e giornalist­i. Il ministro, inserendos­i nel dibattito sui rapporti tra giustizia ed economia, sottolinea che il ruolo della giurisdizi­one non è quello di far funzionare l’economia.

Sollecitat­o dalla coordinatr­ice del dibattito Donatella Stasio a confermare le voci su un coinvolgim­ento del professor Stefano Rodotà nella Commission­e sulle intercetta­zioni il ministro non dà conferme e dichiara di non avere deciso. Dopo l’uscita del ministro arriva però il diretto interessat­o e alla domanda girata a lui, Rodotà esclude di voler ricoprire l’incarico, anzi ricorda che «non si possono affidare diritti fondamenta­li a una legge delega».

DIALOGO COSTRUTTIV­O La disponibil­ità a ritoccare le disposizio­ni è emersa nel confronto con il presidente Anm, Rodolfo Maria Sabelli, e con Massimo Brutti

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