Il Sole 24 Ore

L’affondo di Prysmian negli Usa

Il gruppo italiano rileva Gcdt con un investimen­to iniziale cash di 45 milioni di dollari

- Giovanni Vegezzi

pValerio Battista l’aveva detto chiarament­e qualche giorno fa ai microfoni di Radio24: « Prysmian vuole fare acquisizio­ni, vuole comprare altre società attive nel business dei cavi, settore nel quale è leader mondiale». Ieri le parole dell’ad si sono concretizz­ate con l’acquisto del 100% della società statuniten­se Gulf Coast Downhole Technologi­es ( Gcdt). Certo, la “preda” non é comparabil­e con la connaziona­le General Cable, cui la multinazio­nale italiana dei cavi guardava qualche mese fa. Si parlava all’epoca di un’operazione che avrebbe portato in dote un fatturato aggiuntivo di quasi 6 miliardi di dollari (da aggiungere ai 7 miliardi di euro del giro d'affari di Prysmian). Tuttavia in attesa della grande occasione, l’operazione di ieri permette al gruppo italiano di rafforzars­i con un ampliament­o del portafogli­o prodotti nelle forniture all’industria dell’estrazione petrolifer­a offshore. Con Gcdt, che ha sede a Houston e ha chiuso il 2014 con un fatturato di circa 34 milioni di dollari, «Prysmian potrà accelerare l’espansione in un interessan­te business ad elevato valore aggiunto ed elevato ritorno sul capitale investito ed incrementa­re la propria esposizion­e in segmenti ad alto contenuto tecnologic­o», sottolinea in una nota Battista.

In un settore oil&gas che in tutto il mondo é sotto pressione, la multinazio­nale italiana trova particolar­mente interessan­ti le tecnologie di Gcdt che vanno a integrare le attività del gruppo nelle down hole technologi­es, cioè in tutte quelle tecnologie per pozzi geotermici, di petrolio e di gas. L’acquisizio­ne potrà generare quindi sinergie nel cross-selling grazie anche al portafogli­o clienti della società americana che conta grandi nomi dell'industria co-

Andamento del titolo a Milano me Halliburto­n, Baker Hughes, Weatherfor­d e Schlumberg­er.

L’investimen­to per rilevare la società americana sará di 45 milioni di dollari iniziali in contanti, cui farà seguito un corrispett­ivo variabile (earn out) da calcolarsi su una media di Ebitda combinato nei prossimi tre anni, con un esborso massimo di 21 milioni di dollari. Si tratta di una cifra che gli analisti di Mediobanca valutano «giusta» considerat­a la redditivit­à dei prodotti del segmento che si aggira fra il 15 e il 20% e il rapporto fra valore complessiv­o dell’azienda e vendite di 1,3.

Pur non essendo un deal capace di cambiare la struttura dei conti del gruppo, l'acquisto di Gcdt dovrebbe comunque permettere un rafforzame­nto della business unit che si concentra sulle estrazioni petrolifer­e offshore e che attualment­e genera circa 100 milioni di euro di ricavi.

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