Controlli carenti e individualismi favoriscono le crisi
La crisi, con sviluppi giudiziari, della Popolare di Vicenza, mette a nudo troppe fragilità. Un presidente che ha macinato manager per un ventennio diventa di fatto leader incontrastato. Può essere illuminato o meno, può fare il bene dei suoi clienti e dei soci. O commettere errori o irregolarità gravi, anche letali. A rischio, in questo caso, c’è il futuro di una banca da 654 sportelli, 5.500 dipendenti, i clienti e un tessuto economico. Si troverà una soluzione e la ciambella di salvataggio per l’aumento di capitale è stata già lanciata da UniCredit. La leadership di un solo uomo non fa bene ovunque, meglio accettare qualche contrasto in cda o con il management per avere più dialettica.
E la debolezza di chi ha avuto in mano titoli di una banca non quotata ( 100mila i soci) e ha continuato a credere al valore patrimoniale fissato su perizia. Bastava leggere i giornali per capire che a quel valore non si trovavano acquirenti. Fragilità dei controlli? Certo e forse peggio.
Bisognerà chiarire quale è stato in questi anni il ruolo di Bankitalia e della Consob (più la prima della seconda) nella supervisione di un istituto che si apprestava a festeggiare i 150 anni di attività ospitando il Forex, l’importante incontro degli operatori di mercato con il Governatore di Bankitalia. Non si terrà più a Vicenza, sarebbe inopportuno. La scelta della sede del Forex — lo sanno bene gli addetti ai lavori — non è casuale ed è quasi un bollino di garanzia per la banca ospitante. Non sempre le cose vanno poi bene, vedi Popolare di Lodi con Fiorani (Forex 2002) come si ricorda nel libro di Franco Debenedetti e Gianfranco Fabi “Popolari addio?”.
Neanche l’acquisto di immobili ex Bankitalia ( le sede di corso Palladio a Vicenza) è solo una questione di metri quadrati. Tanti aspetti, apparentemente marginali, non sono adeguati.
Bisognerà cominciare a dire che troppi transiti da Bankitalia (non solo ex ispettori) alle banche controllate non sono opportuni. Ogni dirigente di via Nazionale può scegliersi il percorso di carriera, ovvio. Il travaso “in continuità” da controllanti a controllati lascia perplessità, così come certe assunzioni di parenti e affini non sempre è giustificato dai curricula. Si racconta di qualche ispettore di Bankitalia che, in avvio di verifica, passi qualche ora a controllare i nominativi dei dipendenti per scorgere qualche cognome noto e capire l’aria che tira.
Nel caso di Vicenza ( di cui riferiamo anche a pagina 6) il gran feeling con Bankitalia era stranoto e prolungato nel tempo. Toccherà ai magistrati stabilire se l’au thority ha fatto tutto quello che doveva.
La Consob presenterà a breve uno studio sulla liquidabilità dei titoli diffusi ma non quotati. Bene se affronterà i casi più clamorosi, si poteva fare anche prima.