Il Sole 24 Ore

Corsa affannata su Etruria, Marc he e Carife

Prima del 2016 attendono una soluzione di sistema Per gli obbligazio­nisti la prospettiv­a è diventare «soci per forza»

- Paolo Zucca

Evitare i criteri stringenti del bail in e chiudere la partita entro dicembre. Se possibile ben prima, soprattutt­o per Banca delle Marche.

Non c’è interesse di alcuno a far scattare il nuovo meccanismo di ripartizio­ne dei costi che coinvolger­ebbe con criteri più rigidi azionisti, obbligazio­nisti e correntist­i sopra i 100mila euro. Per questo chi ha investito in Banca delle Marche, Carife (Cassa di risparmio di Ferrara) e Popolare dell’Etruria confida in un investimen­to di sistema delle altre banche italiane tramite il Fondo Italiano di tutela dei depositi (Fitd).

Toccherà al Fitd traghettar­e le tre banche commissari­ate in una gestione normalizza­ta per poi lasciare il campo - in pochi anni - a una gestione definitiva. E probabilme­nte in altre mani.

Il caso più clamoroso è quello marchigian­o, in scadenza di commissari­amento a metà ottobre dove debuttereb­be il “burden sharing” cioè la conversion­e di obbligazio­ni in azioni.

Ovviamente non piace agli obbligazio­nisti che, almeno, hanno visto regolarmen­te pagata la scadenza di giovedì 24 settembre. Gli altri bond (per 370 milioni) concludono il loro tragitto nel 2016 e 2017 quando, si spera, la banca sarà in bonis.

Ma come avverrà lo scambio ob- bligazioni- azioni? Mantenendo - è la speranza - almeno inizialmen­te il valore nominale. Certo la platea di 40mila azionisti di Banca delle Marche sarà infoltita da azionisti “per forza”. In questo momento sono circa i detentori di bond subordinat­i e 20 mila quelli che detengono bond senior. Ora è in corso una due diligence “di attesa”, visto che la consistenz­a degli asset è già stata misurata nei mesi scorsi.

Sarà probabilme­nte lo stesso schema di Carife mentre per Popolare dell’Etruria, ex quotata, potrebbe intervenir­e, subito dopo il Fitd ,un acquirente. Magari fra le stesse popolari in via di trasformaz­ione in Spa.

Tutto il meccanismo di sostegno patrimonia­le alle banche commissari­ate prevede un grande impegno del Fondo interbanca­rio e un contesto definitivo, da parte del Governo e delle Camere, del recepi- mento della normativa sui salvataggi. C’è qualche rischio che l’intervento possa finire sotto la lente Ue per intervento lesivo della concorrenz­a ( il Fitd è un consorzio e fa capo alle banche).

Anche la Bce deve dare via libera. Il Fondo interbanca­rio - nella migliore delle ipotesi si finanziere­bbe con emissioni per poter poi ricapitali­zzare le banche. Ben 900 milioni sono stati deliberati per il salvataggi­o della sola Marche. Ferrara è in attesa ed Etruria potrebbe rientrare nell’area di intervento di una società veicolo, quindi creata appositame­nte, su cui far girare la sistemazio­ne momentanea dei tre istituti. In tutto dovrebbero costare alle altre banche circa 1,7 miliardi, non pochi. Appare però la soluzione migliore per evitare di finire subito nei meccanismo del bail in europeo che costerebbe a tutti di più.

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