Italiani preoccupati e disinformati sul bail in
Nove su dieci non hanno mai sentito il termine, mentre sette su dieci si dicono ora meno sicuri
I termini tecnici di bail- in o bailout non li conosce nessuno o quasi, ma quando si tratta della possibilità che si prospetta ad azionisti, obbligazionisti e correntisti delle banche, di rimetterci di tasca propria in caso di dissesto dell’istituto, allora la percentuale cresce in modo deciso. Ma meno di quanto alla fin fine ci si potrebbe aspettare dopo che tutti i media ne hanno parlato per giorni. Il dato che emerge dal sondaggio condotto in esclusiva per Plus24 da IprMarketing di Antonio Noto, fotografa una situazione di scarsa attenzione da parte del pubblico.
Vediamo i numeri: se si prova a scommettere sui termini tecnici di bail in o bail out il 91% dice di non non averne mai sentito parlare, mentre solo 7 italiani su dieci ne hanno sentito parlare. Che poi abbiano pure questi idee chiare è ancora da vedere. Nonostante i termini inglesi, sono gli over55 ( solitamente molto attenti) a conoscere di più questi termini, con “solo” un 86% di ignoranti dichiarati, mentre il 96% della fascia 35-54 anni dice di non averne mai sentito parlare.
Sgombrato il campo dalle que- stioni terminologiche il 37% afferma di aver sentito parlare della possibilità che i correntisti possano essere chiamati a pagare il conto della banca in crisi. Il 55% comunque ignora questa possibilità. I più avvertiti sono sempre i più anziani, mentre la percentuale più alta di ignoranza (71%) si trova tra i più giovani.
Il coinvolgimento dei correntisti è solo una possibilità e Banca d’Italia ha ricordato che alcune categorie che pure sono includibili nel bail- in, possono esserne escluse, per garan- tire la tenuta del sistema, dalle autorità di vigilanza. Tra le righe sembra una rassicurazione ai correntisti. Ma tra gli italiani prevale il pessimismo: il 55% ritiene concreto il rischio che una misura del genere sia presa, mentre il 33% ritiene questo rischio non tra le cose di cui preoccuparsi. Più ottimisti si mostrano - ancora una volta - gli anziani, che escludono la concretezza del rischio nel 43% dei casi.
Il dibattito se il bail in sia più giusto del bail out è aperto. Per gli intervistati la risposta è invece più netta ed è un no, nel 69% dei casi viene infatti ritenuta non giusta la “penalità” inflitta ad azionisti ed obbligazionisti non garantiti. Ma ancora più deciso è il no sui correntisti: a dire no a un loro coinvolgimento è l’ 88% del campione. Meno della metà del campione però sa che il coinvolgimento riguarderebbe solo depositi oltre i 100mila euro ( il 46%) mentre una percentuale simile, non di molto più alta, riguarda coloro che non lo sanno: il 49%. Nonostante la vicinanza dei due dati ancora una volta è la disinformazione a prevalere.
Altre domande riguardano la “fedeltà” agli investimenti su titoli bancari. C’è un’ampia fetta di preoccupati (il 68%, le ultime domande del sondaggio, per motivi di spazio, saranno pubblicate sul sito online di Plus24) ma coloro che pensano di cambiare l’investimento (27%), sono meno di coloro che pensano di non toccare nulla (37%), quasi alla pari con coloro che nicchiano ( non risponde il 36% del campione).