Il dollaro forte non piace alle società Usa
Il dollaro americano si è andato apprezzando da un anno a questa parte, sia contro l’euro, sia in termini di cambio effettivo nominale che di cambio effettivo reale. L’apprezzamento è una buona notizia per i consumatori, che vedono abbassarsi il prezzo dei beni importati, ma una cattiva notizia per i produttori, che vedono ridursi la loro competitività/prezzo. E per gli investitori? Chi abbia comprato titoli denominati in una valuta estera è svantaggiato (parliamo, naturalmente, di investitori Usa). E la Borsa? Anche qui gli effetti sono negativi. I prezzi di Borsa sono in presa diretta con gli utili e gli utili delle società quotate sono in parte denominati in altre valute : le multinazionali quotate a Wall Street hanno filiali all’estero e i loro profitti sono in euro, yen, yuan, sterline e via discorrendo. Quando questi utili esteri sono tradotti nei bilanci delle case madri, stilati in dollari, il loro importo si assottiglia con l’apprezzamento del biglietto verde. L’effetto dell’apprezzamento non è trascurabile. Si stima che dei profitti delle società dello S&P500, circa un terzo sia denominato in altre valute. Per quanto riguarda l’intero universo societario americano, la percentuale è più bassa, dato che le multinazionali che hanno insediamenti all’estero coprono una parte più grande delle società quotate rispetto alla parte che coprono in tutte le corporation americane. In effetti, dai dati della contabilità nazionale, disponibili fino al secondo trimestre 2015, si evince (vedi tabella) che i profitti esteri sono circa il 20% dei profitti totali. E la tabella mostra come il dollaro forte abbia portato a una diminuzione dei profitti esteri maggiore di quella dei profitti domestici.