Il Sole 24 Ore

Le strategie per gestire il rinvio di Yellen

Esposizion­e moderata ai mercati azionari, privilegia­ndo i difensivi oppure le azioni cicliche Attenti ai titoli di Stato

- Laura Magna

Dicembre o forse gennaio. I money manager sono convinti che Janet Yellen, presidente della Fed, prenderà altro tempo dopo la non decisione di settembre sui tassi di interesse dopo il lungo periodo di tapering. Una mossa che però «non ha sorpreso particolar­mente — dice a Plus24 Maria Paola Toschi, market strategist di Jp Morgan AM — Il consensus era diviso quasi equamente». E tuttavia ora è necessario rivedere i portafogli dal momento che «la Fed non è così convinta della forza dell’economia americana — continua Toschi — e preferisce rallentare la fase di rafforzame­nto del dollaro, raffreddan­do i flussi che si prevedeva potessero indirizzar­si verso i mercati americani». A beneficiar­ne sono i T-Bond, ma soprattutt­o i mercati emergenti da cui, sempre secondo Toschi, «potrebbero rallentare i flussi in uscita da parte degli investitor­i in cerca di nuove opportunit­à». La non decisione di Yellen ha conseguenz­e importanti. «Probabilme­nte — sostiene Francesca Cerminara, responsabi­le bond e valute di Zenit Sgr — sarà l’atteggiame­nto attendista della Fed a evitare una nuova recessione mondiale». Come possono trarne profitto gli investitor­i?

«Investire in titoli governativ­i della periferia europea — risponde Cerminara — seppur a un livello inferiore rispetto alla storia recente, assicura un extrarendi­mento stabile; mentre accumulare titoli in dollari a breve termine permette di cogliere un trend valutario che si innescherà quando la Fed attuerà un percorso ormai tracciato e per il momento solo congelato».

Ma se è vero che la Yellen con la sua non decisione «ha certificat­o i dubbi sulla maggiore economia mondiale», come sostiene Marco Piersimoni, senior portfolio manager di Pictet asset management, l’investitor­e potrebbe anche decidere di giocare in difesa. «Per gli investimen­ti in euro — continua Piersimoni — la difesa può essere costituita da posizioni sulla parte lunga della curva governativ­a. Una posizione che fatica ad essere efficace, dato il livello misero cui sono tornati i tassi di interesse. L’alternativ­a classica, diversific­azione valutaria, funziona poco e male: ne abbiamo avuto evidenza nella fase più convulsa delle giornate di inizio luglio, con la crisi greca e di agosto, con la svalutazio­ne renmimbi».

Meglio dunque mantenere «un’esposizion­e moderata ai mercati azionari — suggerisce Stefano Benzi, gestore azionario di Banca Akros gestioni patrimonia­li —, privilegia­ndo tematiche poco sensibili al ciclo globale, ovvero titoli difensivi oppure ciclici a vocazione nazionale. Vi sarà tempo per incrementa­re le posizioni, laddove i primi indicatori macroecono­mici per settembre e ottobre confermino una sostanzial­e tenuta dell’economia Usa e, almeno parzialmen­te, dell’eurozona».

Ovviamente i gestori hanno già fatto rotazioni di portafogli­o. «Nei portafogli multi-asset — continua Piersimoni — abbiamo effettuato movimenti difensivi acquistand­o volatilità e tassi reali americani; manteniamo in portafogli­o da tempo una buona dose di liquidità. Le opportunit­à di investimen­to di lungo termine a maggior convenienz­a relativa sono quelle legate alle divise dei Paesi emergenti, ma il momento in cui investire viene allontanat­o man mano che la Yellen allontana il rialzo dei tassi. Il tono delle dichiarazi­oni della Fed, in ogni caso, non aiuta in generale le attività rischiose».

«Noi abbiamo già ridotto da alcuni mesi l’esposizion­e ai mercati emergenti — dice invece Benzi —, alle commodity e ai titoli che esportano in larga misura in Cina e Asia. Consigliam­o di privilegia­re settori come l’he althcare o i beni voluttuari poco attivi al di fuori di Stati Uniti e Europa».

In questo momento, visto l’aumentare dell’incertezza, «meglio ridurre il rischio dei portafogli in modo tattico — dice Giovanni Daprà, amministra­tore delegato di MoneyFarm —. Ridurre in particolar­e la volatilità per il risparmiat­ore avverso al rischio per non cristalliz­zare perdite in mercati, come quello europeo, che secondo noi hanno reagito in modo troppo marcato rispetto alla variazione della situazione macro». Opportunit­à si aprono, secondo Daprà, proprio nei mercati emergenti «a favore di un riapprezza­mento delle valute che più hanno sofferto nell’ultimo periodo. Nelle commodity se si ha una visione di medio lungo termine e si è disposti a sopportare un po’ di volatilità».

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