Il caso complesso del certificate di UniCredit richiamato
In data 28 Aprile 2015 ho acquistato 52.500 certificati UniCredit DE000HV8A5G3 a leva inversa 7 sul Ftse Mib, allo scopo di difendere parzialmente il portafoglio mio e di miei famigliari dalle prevedibili turbolenze in borsa dovute alla vicenda greca. Per caso, sulla rubrica “Posta del risparmiatore” del “Sole 24 Ore”, 27 di Giugno, leggevo una lettera di un investitore che giustamente si lamentava dell’andamento anomalo del titolo. UniCredit dichiarava di aver cessato proprio il 28 Aprile il suo ruolo di market maker sul certificato, comunicandolo però alla Consob solo il 30 Aprile, mentre agli investitori la cosa veniva comunicata collettivamente e non individualmente solo il 19 maggio sul proprio sito, insieme ad un avviso di Borsa 9130, almeno così si scriveva nella risposta. La Banca raccomandava “massima attenzione nell’intraprendere ulteriori operazioni su questo titolo”, quindi ne scoraggiava anche la vendita. Assicurava comunque un bid coerente con il valore del titolo, che sarebbe stato richiamato a fine luglio. Notavo subito che io non ero stato avvertito in alcun modo della cessazione da parte di Unicredit dei suoi obblighi di market maker e che un ask non corretto mi aveva danneggiato. Notavo altresì che anche gli altri investitori non avevano avuto il prescritto preavviso del ritiro del titolo entro i novanta giorni, neanche se avessero letto tutti i Comunicati di Borsa. Il 7 Luglio si anticipava addirittura l’ultimo trading day al 23 Luglio! Il 13 Luglio, ineffabilmente, si decideva invece autonomamente il richiamo al “cancellation amount” invece dell’” issue’s regular call”, precedentemente e ufficialmente comunicato al mercato e alle autorità di controllo. Per me del tutto incredibilmente, in pari data, si emetteva un altro comunicato in cui si valutava il titolo 0!!! L’ultimo prezzo di borsa era invece 0,1135, anche se è facile il sospetto, visto l’assurdo svolgersi dei fatti, che il reale valore fosse di molto superiore e che UniCredit non abbia svolto coscienziosamente neanche il ruolo di bid specialist! Attendo l’integrale rimborso al prezzo pagato altrimenti adirò le vie legali.
Giuseppe Luraschi
( via e- mail)
RISPONDE UNICREDIT
UniCredit ha già fornito al dottor Luraschi tutte le spiegazioni del caso sottolineando innanzitutto il comportamento della banca improntato alla massima correttezza e trasparenza nei confronti degli investitori e del mercato, nonché in linea con quanto indicato nel Prospetto e nella documentazione di offerta del prodotto e che nulla, pertanto, può essere addebitato alla stessa nel caso di specie.
L’anomalo andamento dei prezzi di mercato registrati per il certificate in oggetto, che il reclamo riferisce «a imprecisati problemi legati all’attività di market maker», è stato, invero, generato dai molteplici ordini spontaneamente impartiti da una pluralità di soggetti non riconducibili a UniCredit Bank Ag, che ha invece sempre esposto al mercato quotazioni “bid” assolutamente coerenti con l’andamento del valore del sottostante e con le caratteristiche del titolo. Inoltre l’andamento dei prezzi del titolo è stato influenzato dall’incidenza della “Gap Risk Fee”, commissione addebitata per la copertura del rischio sotteso al prodotto, e dal compound effect (effetto dell’interesse composto), che hanno contribuito a determinare un’accentuata sensibilità del prezzo del certificate all’andamento dell’indice sottostante; entrambi ampiamente descritti nella documentazione d’offerta dello strumento.
In ragione dell’andamento negativo dei prezzi del certificate, la banca si è determinata sin dal 30 aprile 2015 – proprio nel rispetto del migliore interesse degli investitori e del mercato – ad esercitare l’opzione di “Riscatto Ordinario Anticipato”, facoltà contrattualmente accordata all’Emittente (” Issuer’s Regular Call”).
Contestualmente all’esercizio della citata opzione la banca ha cessato il ruolo di “market maker”, facoltà prevista ai sensi del titolo 4.4 del Regolamento dei Mercati organizzati e gestiti da Borsa Italiana S.p.A., mantenendo tuttavia la veste di “bid specialist only”, così da garantire comunque agli investitori la possibilità di poter vendere il certificate e preservarne, quindi, la liquidità. La comunicazione al riguardo, che peraltro non andava indirizzata individualmente agli investitori, come invece lamentato, è stata effettuata tempestivamente e in conformità alla normativa vigente, dandone idonea pubblicità il 27 aprile (giorno prima del Suo acquisto) e non il 30 aprile come da Lei asserito.
Sempre nell’ottica di tenere un comportamento improntato alla massima correttezza e trasparenza, la Banca, con Avviso di Borsa n. 9130 del 19 maggio 2015, ha fornito ulteriori informazioni. A seguito di un ulteriore deprezzamento dello strumento in linea con l’andamento dell’indice sottostante con conseguente incremento della Gap Risk Fee ad un livello eccedente il cap predefinito (8%) la banca ha, in data 13 luglio 2015 esercitato il “Diritto di Riscatto Straordinario”, comunicando altresì in pari data il valore del “Cancellation Amount” indicato anch’esso nella contrattualistica calcolato sulla base del prezzo di chiusura dell’indice sottostante rilevato nella stessa giornata del 13 luglio, in conformità a quanto previsto nella documentazione di offerta. Nulla, pertanto, può in proposito, essere addebitato alla Banca che ha agito sempre nel migliore interesse degli investitori e del mercato.