Il Sole 24 Ore

Le condizioni Unipol per salvare Fonage

La compagnia critica sulle penalità previste per i trasferime­nti

- Federica Pezzatti

È in corso una nuova puntata della “telenovela”, se non fosse per la drammatici­tà della situazione, di Fonage, Il fondo pensione degli agenti assicurati­vi in forte dissesto finanziari­o (oltre 500 milioni di euro). Dopo oltre un anno di incertezza, quando sembrava finalmente arrivata l’ora della verità, ossia quando il commissari­o nominato dalla Covip aveva presentato il suo piano di risanament­o, chiedendo entro il 18 settembre alle parti sociali coinvolte l’accettazio­ne dello stesso, si apre un nuovo capitolo.

Il commissari­o straordina­rio, Ermanno Martinetto, nei giorni scorsi ha infatti reso noto in un comunicato che alla scadenza prevista per la formalizza­zione della posizione delle diverse parti sociali in merito al Piano di Riequilibr­io presentato il 10 settembre, sono pervenute le adesioni favorevoli solo di Anapa, Ania e Unapass. Le altre parti sociali coinvolte il Sindacato nazionale agenti e Unipol, attore aggiuntosi dopo che la compagnia ha deciso di uscire dall’Associazio­ne delle compagnie, hanno avanzato alcune osservazio­ni e richieste di chiariment­o. Così il commissari­o ha chiesto più tempo alla Covip che aveva fissato come scadenza il 25 settembre, data entro la quale era prevista la presentazi­one all’authority di un piano definitivo di risanament­o. Il commissari­o, con il supporto del Comitato di sorveglian­za, fornirà a breve gli ulteriori chiariment­i richiesti assegnando un definitivo termine breve per la formalizza­zione delle adesioni.

La posizione Sna è stata ancora una volta netta:in un corposo documento il sindacato ha ribadito tutte le perplessit­à sul piano e ha comunicato di non voler esprimere una posizione non essendo peraltro tenuta a farlo in una fase di amministra­zione straordina­ria. Inoltre il sindacato ha presentato ulteriori rilievi tecnici.

A sorpresa non ha dato il suo assenso al piano anche Unipol, che, a quanto risulta da ambienti vicini al fondo, ha dato sostanzial­mente un sì condiziona­to all’eliminazio­ne delle penalizzaz­ioni previste dal piano sui valori di trasferime­nto per gli agenti che volessero chiudere la loro posizione pensionist­ica per trasferirl­a verso altri strumenti previdenzi­ali. Una penalizzaz­ione che nel piano viene prospettat­a ma non quantifica­ta, e che pare in contrasto con la legge 252/2005 che vieta penalizzaz­ioni.

Ora in attesa della prossima puntata è anche il momento degli accorati appelli. È intervenut­o infatti l’ex presidente del fondo Francesco Pavanello con una lettera in cui spiega che, pur non condividen­do il piano, «siamo sull’orlo del baratro – spiega Pavanello, la cui ge- stione del fondo è stata messa sotto accusa dal commissari­o stesso – . Il pericolo della liquidazio­ne coatta di Fpa non è mai stato così vicino ed è esattament­e il contrario dell’obiettivo che si pone lo Sna mentre, forse, è quello che alla fine conviene più alle compagnie che, ovviamente ben felici, verranno “liberate” dagli obblighi contributi­vi».

Anche la giunta esecutiva del gruppo agenti Generali ha chiesto a tutti i gruppi agenti, in particolar­e a quelli iscritti allo Sna, di fare sentire la propria voce affinché il piano venga accolto altrimenti «si apre la via della liquidazio­ne, con l’inevitabil­e perdita di risparmi da parte di tutti e dove, gli attuali pensionati, sarebbero creditori privilegia­ti, rispetto a quelli attivi. Nel caso di messa in liquidazio­ne – spiega Vincenzo Cirasola, presidente Gaa Generali e di Anapa – sarà il consiglio direttivo del gruppo agenti Generali a valutare quali azioni politiche o giuridiche intraprend­ere nei confronti dei responsabi­li».

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