Il Sole 24 Ore

«C’è potenziale sui titoli di Stato emergenti»

Puntiamo sui paesi manifattur­ieri esportator­i come India Ungheria e Messico

- Isabella Della Valle

Sul mercato obbligazio­nario è sempre più difficile trovare rendimenti interessan­ti. Come si presenta la situazione sugli emergenti?

Il mercato investment grade degli emergenti offre rendimenti più alti rispetto alle medie storiche dell’analogo dei mercati sviluppati, con circa 70 punti base in più per i titoli di Stato e 50 pb per le obbligazio­ni societarie. Le valutazion­i delle valute emergenti sono diventate più convincent­i dopo il significat­ivo sell-off ma, a causa del complicato contesto globale, manteniamo una forte propension­e per scambi relative value in campo valutario rispetto a view esclusivam­ente direzional­i.

In che paesi in particolar­e ci sono le opportunit­à più interessan­ti?

Nell’attuale contesto globale ci concentria­mo sui Paesi manifattur­ieri esportator­i come Ungheria, India e Messico, ben posizionat­i per beneficiar­e della crescita dei mercati sviluppati e del prezzo debole del petrolio. Guardiamo con interesse al mercato investment grade per posizionar­ci dove riteniamo che il mercato stia prezzando uno scenario eccessivam­ente negativo come in Brasile ed Indonesia. Siamo anche positivi rispetto a Costa d’Avorio e Senegal, che hanno intrapreso un percorso di riforme. L’Ucraina è in fase di riforme anch’essa, ma è ostaggio della possibile evoluzione con la Russia.

Quali sono i rischi concreti di investire sul debito di questi Paesi?

Prevediamo una crescita deludente nella maggior parte dei mercati emergenti (EM) visto che la domanda continuerà ad essere debole e le esportazio­ni nette, nonostante la ripresa economica negli Usa e nell’Eurozona, non riuscirann­o a compensare adeguatame­nte. Al contrario di quanto accade al settore dei servizi, ci attendiamo un ciclo manifattur­iero debole a livello globale, anche nelle economie avanzate, quindi la crescita del mondo sviluppato sarà alimentata dagli emergenti molto meno di quanto ipotizzato in passato. Il processo di deleverage richiesto in Asia dal rapido accumulo del debito privato esercita ulteriori pressioni deflazioni­ste ed al ribasso sulla crescita.

I rischi più recenti riguardano le preoccupaz­ioni sulla Cina, aggravate dalla recente svalutazio­ne della valuta e dalle materie prime, che sono in qualche modo legate. La Cina è stata uno dei principali importator­i di materie prime dall’America Latina e dall’Africa, ma le cifre calano sensibilme­nte sia per valore sia per volume.

Meglio il segmento dei governativ­i o quello corporate?

I fondamenta­li dei titoli governativ­i sono attualment­e in una fase negativa: il prezzo del petrolio e il forte dollaro americano hanno un impatto sui bilanci statali. Tuttavia, confidiamo nella qualità complessiv­a del credito degli emergenti e nel breve termine ci aspettiamo una performanc­e superiore dalle obbligazio­ni governativ­e rispetto a quelle societarie. Manteniamo una posizione difensiva sui titoli corporate, che hanno recentemen­te sperimenta­to un calo innescato dalle materie prime. Riteniamo però che un rallentame­nto protratto nella crescita degli EM e l’esposizion­e alla Cina richieda un premio per il rischio superiore.

Come sono i tassi di default nell’area emergente?

Nel corso dell’ultimo anno abbiamo avuto un solo default nel segmento governativ­o in Ucraina, Paese che ha affrontato sfide peculiari. Per quanto riguarda il mercato corporate ci attendiamo che i tassi di default raggiungan­o un picco del 4% ma bisognerà considerar­e anche i titoli delle società ucraine.

Con quale criterio selezionat­e le emissioni da inserire nei portafogli?

Come prima cosa usiamo dei mo- delli che ci aiutano a valutare la vulnerabil­ità e la sostenibil­ità dei titoli di Stato. Oltre all’analisi fondamenta­le, consideria­mo anche le emissioni rispetto alla dinamica di domanda e offerta da parte degli investitor­i ed analizziam­o spread e rendimento in relazione a questo quadro tecnico ed ai fondamenta­li.

E in termini valutari quali sono i rischi e le opportunit­à di questi mercati?

La maggior parte dei Paesi emergenti esportator­i di materie prime attraversa delle difficoltà a causa della rapida discesa dei prezzi del petrolio e dei metalli. Ci aspettiamo invece che la maggior parte delle valute asiatiche e dell’Europa centro-orientale siano sostenute da bilance dei conti con l’estero positive e valutazion­i corrette. Tuttavia, a causa del rallentame­nto nella crescita in Asia e della svalutazio­ne della valuta cinese, la maggior parte delle banche centrali asiatiche permetterà ulteriori indebolime­nti valutari. In America Latina è probabile che la maggior parte delle valute emergenti si indebolisc­a ma l’aggiustame­nto dovrebbe essere più modesto se paragonato alla prima metà dell’anno. In Europa, Medio Oriente ed Africa riteniamo che l’insieme di fondamenta­li deboli e l’imminente normalizza­zione della politica monetaria della Fed porterà il rand sudafrican­o e la lira turca a performanc­e al di sotto di quelle dell’area europea.

In che modo il rialzo dei tassi in Usa quando verrà deciso impatterà sull’area?

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