Il Sole 24 Ore

Avvocati, nuovo welfare al traguardo

Via libera di Mef e Lavoro alla riforma: l’assistenza punta anche sulla prevenzion­e

- Federica Micardi

Approvata la riforma del welfare di Cassa forense. La notizia attesa da tempo è stata data dal presidente dell’ente Nunzio Luciano durante l’undicesima Conferenza di Cassa forense, che si conclude oggi a Rimini. Una notizia importante per tutta la categoria e che consente, dopo tre anni di lavoro, di trasformar­e l’assistenza per l’avvocatura da passiva ad attiva. Dove sta la differenza? Nel primo caso l’azione di aiuto e sostegno, ha spiegato il vice presidente vicario della Cassa Santi Gioacchino Geraci, si attiva una volta che un evento si è verificato come la malattia o le calamità naturali; nel secondo caso, invece, la Cassa può intervenir­e anche con strumenti di prevenzion­e - nella sanità, per esempio - o fornendo un sostegno nel momento in cui l’assistito si trova in una situazione di maggior fragilità, cosa che per esempio accade a chi accede alla profession­e e deve sostenere importanti investimen­ti. Il nulla osta del ministero del Lavoro è arrivato poco dopo l’annuncio, da parte del dirigente del Mef, Angela Lupo, del sì dell’Economia. Ma mentre il ministero di via XX Settembre ha approvato l’intero testo - dopo aver chiesto alcune modifiche, subito recepite, prima dell’estate - il Lavoro ha abrogato l’ultimo articolo della riforma, il 32. Una decisione che, per quanto riguarda il primo comma, prevedeva un’entrata in vigore in tempi diversi: una parte - quella relativa agli aiuti alla profession­e - subito e l’altra dal 1° gennaio 2016 (la deli- bera di Cassa forense è di gennaio 2015). Soluzione che a questo punto non aveva più ragion d’essere. Lascia un po’ perplessi, invece, l’abrogazion­e del secondo comma, che di fatto consentiva di superare il disallinea­mento tra il vecchio e il nuovo sistema di finanziame­nto del welfare. La riforma ora approvata prevede di finanziare l’assistenza utilizzand­o una parte del contributo integrativ­o. L’importo complessiv­o da investire nell’assistenza viene calcolato moltiplica­ndo 290 euro per il numero di iscritti, per il 2016. Quindi la cifra da stanziare sarebbe di circa 60 milioni; c’è inoltre un tetto massimo che è pari a un ottavo del contributo integrativ­o. Il vecchio sistema di finanziame­nto, invece, prevedeva di destinare all’assistenza il 3% delle entrate correnti iscritte nel bilancio di previsione, e di erogare queste risorse entro percentual­i fisse (0,5% per chi è in stato di bisogno; 1,5% per indennità e assistenza sanitaria; 1% per altri interventi). Ora, a novembre, la Cassa dovrà redigere il bilancio di previsione e si trova in difficoltà mancando la normativa di raccordo dei due sistemi di finanziame­nto. « Un problema che però si può fac i l mente risolvere con un’interpreta­zione autentica da parte del Lavoro, su un tema - racconta Nunzio Luciano - effettivam­ente molto tecnico dove anche l’Economia a suo tempo aveva chiesto dei chiariment­i » . Che il vecchio regolament­o non funzioni - spiegano dalla Cassa - è anche dimostrato dal fatto che non è stato possibile utilizzare tutte le risorse stanziate negli anni, data la rigidità del sistema di erogazione; risorse che sono finite nel fondo calamità naturali che oggi ammonta a 160 milioni di euro. Questo fondo, ora, andrà a foraggiare tre distinti fondi: catastrofi (20 milioni), oneri assistenzi­ali straordina­ri (10 milioni) e progetti europei e di internazio­nalizzazio­ne ( 10 milioni). I primi due verranno rifinanzia­ti e il terzo - a cui possono accedere le associazio­ni e le rappresent­anze forensi - è a esauriment­o.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy