Bene l’abolizione Tasi, ma per le famiglie la ripresa stenta ancora
L'economia. Il 54,7%: giusto togliere la tassa prima casa per tutti
Il governo incassa un ampio consenso sulla misura che più ha caratterizzato la lagge di stabilità in discussione alla Camera, l’abolizione della tassa sulla prima casa: per il 54,7% degli intervistati è giusto abolirla «per tutti tranne che per le case di lusso» (proprio quel che ha fatto il governo), il 27% ritiene che sarebbe stato giusto abolirla «solo per le case più economiche» e un 18% dice che è sbagliato abolirla e l’avrebbe lasciata per tutti.
Se si guarda oltre questa misura specifica, però, il sentimento più diffuso resta quello di difficoltà rispetto alla situazione economica, soprattutto sul fronte del lavoro. Stando al sondaggio realizzato dal Centro italiano di studi elettorali (Cise) per Il Sole 24 Ore su un campione nazionale composto da 1.522 intervistati (rappresentativo della popolazione italiana con 18 anni e oltre), infatti, lavoro, disoccupazione e precariato continuano a rappresentare il problema più rilevante che il Governo deve affrontare oggi. È così per il 49% del campione, con la questione tasse sorprendentemente solo al 2,8% e l’evasione fiscale allo 0,6%. Non è una sorpresa del resto. Per un Paese che a fatica sta provando a uscire da oltre tre anni di recessione, il problema numero uno resta l’occupazione, come attestano i dati che parlano di circa 1 milione di posti di lavoro persi dal 2007 al primo trimestre del 2015. La ripresa in atto, se si consoliderà nel 2016, potrà cominciare ad avviare l’economia su un sentiero più virtuoso ma evidentemente occorre del tempo perché gli effetti dell’inversione di tendenza siano tangibili e percepiti.
Dalla rilevazione condotta da Demetra nei giorni dal 16 al 24 novembre 2015 emerge che a parere del 39,3% degli intervistati la situazione economica nell’ultimo anno «è rimasta uguale», mentre per il 26,7% «è abbastanza peggiorata». Dati che confermano la sensazione prevalente di un cambiamento non ancora percepito, con il 18,8% del campione che intravvede una situazione economica «abbastanza migliorata» e il 14,6% «molto peggiorata».
Se l’oggetto dell’indagine si circoscrive all’ambito familiare, la percezione della sostanziale invarianza della situazione diviene dominante. Per il 65,7% del campione non si registrano variazioni significative, con il 22,6% che ritiene al contrario che si sia in presenza di un sostanziale anche se contenuto peggioramento. Il 6,6% è invece dell’idea che la situazione economica del proprio nucleo familiare sia molto peggiorata, mentre il 4,6% pensa sia «abbastanza migliorata» e solo lo 0,5% la descrive come «molto migliorata».
In economia, è noto, contano molto le aspettative e la percezione generale nei confronti delle prospettive di medio periodo dell’economia. Alla domanda su come si ritiene che la situazione economica del Paese evolverà nei prossimi 12 mesi, il 67,8% del campione si dice convinto che non si registreranno variazioni di rilievo (rimarrà in sostanza «uguale» rispetto all’anno in corso). Quanti ritengono al contrario che ci si potrà aspettare una situazione «abbastanza migliorata» si attestano al 15,2%, con il 13,4% decisamente più pessimista (la situazione economica del Paese risulterà alla fine del 2016 «abbastanza peggiorata»), e il 2,9% «molto peggiorata». Il campione si divide sul giudizio complessivo da assegnare all’azione di politica
L’URGENZA LAVORO Disoccupazione e precariato rappresentano per il 49% degli italiani i problemi più urgenti che il governo deve affrontare oggi
LA CRISI PERCEPITA Il 65,7% del campione non registra variazioni significative della situazione economica per la propria famiglia
economica del Governo: per il 40,2% l’esecutivo ha gestito l’economia «abbastanza male», per il 36,1% «abbastanza bene». Consistente anche la percentuale di intervistati il cui giudizio è nettamente negativo: per il 22,8% il Governo ha gestito finora l’economia «molto male».
Di un certo interesse il capitolo relativo alla lotta all’evasione fiscale. Il Governo sta facendo il possibile per combattere questo endemico fenomeno che sottrae risorse all’economia e accresce il peso effettivo del prelievo per chi al contrario le tasse le paga regolarmente? Il 31,5% si dice «poco d’accordo» con questa affermazione, il 28,2% «per niente d’accordo», il 25% «abbastanza d’accordo», mentre la percentuale di quanti si dicono «molto d’accordo» si attesta al 15,2 per cento. E i tagli alla sanità?
Il Governo ha fatto bene a contenere in 111 miliardi lo stanziamento per la spesa sanitaria delle Regioni quando ne aveva promessi 113, concentrando al tempo stesso nella legge di stabilità buona parte dei tagli sul fronte delle Regioni? Il 63,1% si dichiara «per niente d’accordo», il 17,3% «poco d’accordo», il 14,1% «abbastanza d’accordo». L’economia è un banco di prova per i leader politici: il 27% ritiene che sia il Pd di Matteo Renzi in grado di far ripartire l’economia, mentre per il 20,8% dovrebbe entrare in gioco il Movimento 5 Stelle.