Il Sole 24 Ore

Traffico di migranti e Procura Ue, Orlando punta i piedi a Bruxelles

- Di Donatella Stasio

Ma il problema non è tanto il nome, quanto la mancanza di omogeneità e adeguatezz­a degli strumenti repressivi oggi esistenti in Europa per contrastar­e efficaceme­nte questo reato, e consentire così la tracciabil­ità dei finanziame­nti delle cellule terroristi­che. È, insomma, un problema di «armonizzaz­ione» delle diverse discipline esistenti nell’Unione europea. È sul tavolo di Bruxelles, ma rischia di essere risolto a tempo scaduto rispetto all’offensiva terroristi­ca in atto. «Occorre un input politico forte da parte del Consiglio europeo, che allo stato, però, sembra mancare», osserva Ignazio Juan Patrone, sostituto Procurator­e generale presso la Cassazione nonché, dal 2012, componente del gruppo di esperti indipenden­ti per le politiche penali della Commission­e europea. In questa veste Patrone partecipa ai tavoli sulla legislazio­nein preparazio­ne, compreso quello sulla Procura europea antifrodi, altra spina nel fianco di un’Europa che predica la cooperazio­ne giudiziari­a ma – come ha affermato il ministro della Giustizia Andrea Orlando–poi razzola nelle diffidenze e gelosie nazionali. A cominciare, purtroppo,proprio dalla Francia, che con la Germania (e altri Paesi), ha di fatto indebolito i poteri della Procura( tra cui quello di intercetta­zione ), laddove per il guardasigi­lli« avere un soggetto in grado di indagare sui flussi finanziari con un punto di vista diverso da quello nazionale sarebbe uno strumento straordina­rio» (si veda Il Sole 24 ore del 10 ottobre e del 27 novembre).

Venerdì, con una missiva alla Rappresent­anza italiana a Bruxelles, che partecipa ai tavoli tecnici, Orlando ha ribadito il no a soluzioni al ribasso, anticipand­o che, se non si faranno passi in avanti, l’Italia ritirerà il suo appoggio alla Procura Ue, diventata ormai un «soggetto ornamental­e». In mancanza di una precisa volontà politica comune, il ministro sosterrà infatti questa posizione giovedì prossimo, nel Consiglio dei ministri della Giustizia e Affari interni, che si preannunci­a decisivo per alcune scelte strategich­e.

Se sul piano dell’intelligen­ce e della polizia l’Europa sembra disposta a un minimo di cooperazio­ne, e a realizzarl­a in tempi adeguati alla minaccia terroristi­ca, sul fronte giudiziari­o, invece, prevalgono le resistenze a cedere pezzi delle rispettive sovranità nazionali. Peraltro, anche quando la strada sembra in discesa, i tempi di approvazio­ne sono tali da vanificare l’efficacia della risposta.

Valga per tutti l’esempio, appunto, dello smuggling, fermo a una direttiva e a una decisione quadro del 2002, ormai obsolete, sulla repression­e del favoreggia­mento dell’ingresso, del transito e del soggiorno illegale. «Da allora il fenomeno è profondame­nte cambiato, nelle dimensioni e nelle modalità di trasporto, a volte “di massa”, dei migranti», osserva Patrone, ricordando, tra l’altro, che, anche nel vertice sul terrorismo di giovedì scorso, sia il Procurator­e antiterror­ismo Franco Roberti sia il Procurator­e generale di Roma Giovanni Salvi hanno segnalato la necessità di implementa­re gli strumenti di contrasto al commercio di migranti gestito da gruppi criminali che potrebbero essere tra i finanziato­ri dei terroristi.

Si tratta, in sostanza, di armonizzar­e sia la fattispeci­e di reato sia l’ apparato punitivo, e ciò anche per non creare intoppi nell’ utilizzazi­one delle prove raccolte: proprio a causa della diverse modalità di raccolta, infatti, quelle prove possono essere vanificate davanti ai Tribunali dei diversi Paesi, vanificand­o così la risposta giudiziari­a .« La cooperazio­ne giudiziari­a è più facile per crimini omogenei e con discipline comparabil­i fra tutti i Paesi», spiega sempre Patrone, che considera questa materia particolar­mente delicata proprio in relazione alla raccolta delle prove. «Il Governo italiano è consapevol­e della necessità di aggiornare gli strumenti esistenti sullo smuggling ed è impegnato anche su questo fronte. Ma l’Europa – osserva - si sta muovendo con una lentezza infinita perché nel 2016 dovrebbe essere, sì, presentata una proposta della Commission­e per la revisione e il rafforzame­nto degli strumenti del 2002, ma gli effetti operativi slitterebb­ero al 2018». Tempi biblici, insomma. Possibile che non ci siano corsie più veloci? «Dopo l’attentato alle Torri gemelle del 2001 e quelli che seguirono in Europa - ricorda Patrone - l’allora commissari­o Ue per la Giustizia Antonio Vitorino riuscì a imprimere una speciale accelerazi­one alle direttive e alle decisioni quadro in materia penale, all’epoca in discussion­e. Oggi purtroppo manca un input politico forte. Nessuno lo dichiara ma ci si arrocca su osservazio­ni tecniche (senza peraltro proposte alternativ­e), dietro le quali spesso si nasconde una scarsissim­a volontà politica rispetto alla necessaria, seppur limitata, cessione di sovranità».

I SOLDI DEI TERRORISTI Patrone (Cassazione): «Serve un forte input politico per armonizzar­e la legislazio­ne sullo smuggling, fonte di finanziame­nto dei terroristi»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy