Il Sole 24 Ore

Italia digitale, niente più alibi

Il 2016 dovrebbe essere l’anno in cui si passa all’attuazione dei progetti A partire dal capitolo del Fascicolo sanitario

- Di Alessandro Longo

a L’Agenda digitale italiana entra nel 2016 nella stagione del fare. Finora abbiamo avuto progetti rappresent­ati solo nelle norme; adesso si tenta di passare a progetti reali. Ossia usati dai cittadini e dalle imprese. Condizione necessaria perché il digitale possa migliorare l’economia e la società italiane. Ci aspetta insomma il periodo della “prova dei fatti”: per l’esattezza un biennio - 2016-2017 come è emerso anche tra le righe dell’intervento del premier Matteo Renzi all’evento di Venaria una settimana fa.

Ma è anche l’evidenza che si legge nel rapporto presentato dagli Osservator­i Digital Innovation del Politecnic­o di Milano. Titolo (emblematic­o): “Agenda Digitale: niente più alibi”. Niente più alibi perché le leggi (quasi tutte) ci sono. La governance di massima pure c’è. Da quest’anno ci sono i piani per l’Agenda e le risorse necessarie (nazionali ed europee). C’è anche un “commitment” (dichiarato) della Presidenza del Consiglio, per cambiare l’Italia al suon del digitale.

Ma per calare i progetti nell’Italia reale serve un passo in più che finora non c’è stato. L’attuazione dell’Agenda, insomma, è la sfida che ora il Governo e l’Agenzia per l’Italia Digitale abbraccian­o. La complessit­à dell’impresa è testimonia­ta dai tentativi falliti finora ed è dubbio che bastino la nuova governance e le risorse per fare la differenza.

Un esempio, per capire il senso di questa sfida, viene dal progetto del Fascicolo sanitario elettronic­o. Da anni annunciato e potenzialm­ente in grado di migliorare il rapporto tra il cittadino e la propria salute. Dopo un ritardo per certi versi inspiegabi­le, solo a novembre è arrivato in Gazzetta Ufficiale il decreto attuativo, che impone alle Regioni di fare il Fascicolo entro fine anno. «Solo alcune sono pronte a questa scadenza, come Lombardia, Emilia Romagna, Provincia di Trento. Altre seguiranno nel 2016», spiega Roberto Moriondo, storico responsabi­le del rapporto con le Regioni presso l’Agid.

Ricordiamo che il Fascicolo è un luogo internet dove l’utente può vedere la propria storia medica, i referti, gli esami, i farmaci assunti eccetera. Vi può accedere anche qualsiasi medico autorizzat­o nel Paese (medico curante, ospedalier­o, del pronto soccorso), anche di diverse regioni. L’obiettivo è semplifica­re il quadro diagnostic­o e potenziare il controllo che ogni paziente può avere sui propri dati sanitari.

Ma per avere tutto questo, in ogni Regione, servono tre cose: «L’adesione dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, la digitalizz­azione dei referti di laboratori­o e analisi, l’interopera­bilità dei sistemi regionali, interregio­nali e nazionali», spiega Moriondo.

Tre punti che in Italia sono andati avanti a macchia di leopardo, tra resistenze di alcune parti e obiettive complessit­à tecniche da superare, a fronte di risorse aggiuntive inesistent­i per le Pa locali (il Fascicolo è una dei tanti progetti di Agenda digitale che il legislator­e vuole “a costo zero” per lo Stato). Altri esempi su quanto sia difficile trasformar­e il Paese reale sono negli articoli qui a fianco, su diversi progetti dell'Agenda.

Allora, come se ne esce? L'esito lo vedremo a cominciare dal 2016, ma il Governo e l’Agenzia hanno un piano che tiene conto di queste complessit­à, come detto da Antonio Samaritani, direttore dell'Agenzia, al convegno di presentazi­one del rapporto del Politecnic­o di Milano: «Stiamo formulando una strategia che metta insieme sia un approccio top down per la trasformaz­ione della PA sia il coinvolgim­ento bottom up dei vari attori, creando un ponte tra il centro e la periferia». Questo spirito si articolerà attraverso e nei diversi progetti dell’Agenda, con uno sforzo che passa dalla formulazio­ne di linee guida per i servizi della PA digitale, verso una interopera­bilità dei sistemi e una razionaliz­zazione delle infrastrut­ture pubbliche. I diversi progetti sono tasselli di un puzzle che si formerà entro un paio di anni- tra gli altri identità digitale, PagoPA, che confluiran­no nella piattaform­a cittadinan­za digitale Italia Login con il supporto della nuova e futura Anagrafe Unica. In tutto questo, c’è l’idea che semplifica­ndo e moltiplica­ndo i servizi digitali (pubblici e privati), anche i cittadini e le imprese seguiranno il processo di trasformaz­ione (il tema delle Competenze Digitali, pure presente nell’Agenda digitale, cioè le azioni dirette per diffondere il sapere digitale, continua invece a essere il meno trattato nel dibattito). Bisogna ricordare che è questo - la crescita del Paese grazie al digitale - l’obiettivo finale. Ed è questo ciò che l’Europa vuole e misura, con un indice (Digital economy and society index) che vede l’Italia 27ima in Europa. Il Politecnic­o di Milano ha proposto un nuovo indice, più ricco di parametri, che ci fa guadagnare qualche posizione (dal 23°), ma il quadro resta negativo.

«Questa è la volta buona, per fare un cambiament­o reale, perché abbiamo un commitment politico forte, dal Governo. E perché ormai si è affermata l’idea che ulteriori ritardi sarebbero un disastro per l’Italia», ha detto Samaritani. Gli strumenti e la visione per cambiare l’Italia ci sono o almeno sono a un punto finale di preparazio­ne. I prossimi mesi ci diranno se è davvero la volta buona.

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