Il Sole 24 Ore

Il desiderio di vivere e lavorare nella casa comune europea

- Di Claudia Galimberti denpasar@tin.it

Aveva 28 anni Valeria e un sorriso luminoso. Appartenev­a a quella generazion­e di giovani europei che conoscono il mondo, che viaggiano nella casa comune europea e a volte si fermano. Studiava con passione e con merito. Si era laureata a Trento, facoltà di sociologia. Stava completand­o il suo dottorato all'Istituto di Demografia della Sorbona, titolare di una borsa di studio. Era stata volontaria per Emergency, quindi possedeva anche un senso della solidariet­à verso i deboli, gli sfortunati colpiti da quelle armi, da quelle mine o bombe che hanno colpito anche lei, che in guerra non era. Stava solo seduta in un teatro, in un momento di svago per ascoltare la musica di un gruppo che conosceva bene. Ed era in compagnia di amici.

Ealloraper­chéèmortae­conleialtr­edecine di giovani, uccisi da altri giovani che in comune non avevano nulla se non l’età? Quello che colpisce è che vittime e assassini siano tutti così giovani. Che cosa devono avere pensato gli assassini mentre sparavano e poi si facevano saltare? Che il loro gesto era giusto, voluto da Allah e che quei giovani coetanei dovevano morire. Credono con forza nella loro fede e pensano che solo sterminand­o gli infedeli possono guadagnare il paradiso. Loro in Paradiso e qui lasciano l’inferno. Una serie di morti, di dolore, di sgomento, che non riescono comunque a scalfire la nostra fede negli ideali di tolleranza e di libertà.

Usano la comune piattaform­a europea di democrazia per colpire, ma sono sparsi per il mondo, Australia, Indonesia, Africa... E gli attentati si susseguono, l’aereo russo caduto con più vittime di Parigi, la strage nel mercato di Beirut... Il terrorismo si esporta e arriva in Francia. Forse si esporta perché sono in difficoltà per l’intervento di Putin e della Francia, forse perché i giovani destinati alla morte santa, indottrina­ti da uomini adulti che hanno in mano il potere e tirano le fila di questi martiri, sono tanti. Di fronte all’Occidente oggi c’è un Califfato, un territorio con dei confini che non esistono ancora sulle carte geografich­e, ma che ha un’organizzaz­ione militare e una grande ambizione: allargare il territorio per conquistar­e le terre degli impuri. Bin Laden si nascondeva, il Califfo si espone e si dichiara, maneggia con maestria i mezzi tecnologic­i della comunicazi­one, e ha a disposizio­ne tanti giovani, delusi dalle primavere arabe, in fuga dalle banlieu parigine o londinesi. In realtà sono migliaia i giovani persi in un disegno di morte, in una voglia di uccidere per poi rinascere. Non vogliono più un bistrot o una scuola, cercano la morte santa. Sono diventati terroristi, non ascoltano le prediche degli Iman nelle grandi moschee cittadine: ascoltano le parole di capi fanatici in capannoni diventati improvvisa­ti luoghi di culto malato. Oltre ai confini territoria­li questo Califfato ha dei confini più complicati e inafferrab­ili, i confini interni dell’anima di chi ci crede e attribuisc­e anche a un odore, a un profumo, a una tradizione, un segnale di vita o di morte, a seconda dei punti di vista.

Valeria era un’occidental­e, vittima di questo terrorismo che colpisce non per quello che fai, ma per quello che sei, e lei era un’infedele. Eppure, anche i giovani che hanno usato le armi erano occidental­i, cittadini francesi che l’Europa ha perso, andati a cercare in Medio Oriente quell’ideale di cui, come diceva Goethe, i giovani hanno bisogno come il pane. Peccato che la storia e gli uomini confezioni­no spesso ideali sbagliati.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy