Il Sole 24 Ore

Comincia in Africa il «Giubileo degli ultimi»

Bergoglio apre a Bangui la prima Porta Santa con una settimana d’anticipo sull’8 dicembre

- Carlo Marroni

Si fermerà sulla soglia e, dopo una preghieras­ilenziosa, entrerà da solo nella cattedrale di Bangui, capitale della Repubblica Centrafric­ana. Oggi pomeriggio il Papa aprirà la prima porta santa per l’inizio del Giubileo della Misericord­ia. In una chiesa costruita negli anni ’30 da missionari e fedeli, che trasportar­ono i mattoni sulle spalle. L’ abbraccio della Chiesa di Francesco alle periferie del mondo e ai poveri sarànel fermo immagine dell’ apertura del Giubileo“africano ”, in un terra simbolica tormentata da una guerra civile infinita chele rappresent­a tutte. Sarà la tappa di oggi( e domani mattina) il condensato di un viaggio nel continente, tanto atteso dalle popolazion­i locali quanto allertato dalle agenzie diint el ligen ce, che dopo las tragedi Parigine hanno messo in luce i rischi elevati: Padre Lombardi ha confermato che non ci saranno cambiament­i ,« questi giorni abbiamo avuto solo notizie molto confortant­i ». La recente recrudesce­nza degli scontri non ha fermato il Papa che, anzi, il 1 novembre scorso nell’Angelus ha annunciato che proprio« per manifestar­e la vicinanza» al Centro africa avrebbe aperto lì il Giubileo, che nel resto del mondo inizierà l’ 8dicemb re. La cristianit­à guarda quindi oggi aB angui, ma ancora con gli occhi pieni della giornata di ieri in Uganda, paese visitato da tre papi( prima di lui Paolo VI e Giovanni Paolo II) a maggioranz­a cattolica, di profonda devozione che affonda nella storia dei propri martiri. Erano oltre 150mila i giovani che lo hanno atteso pero re sotto una canicola soffocante­ballando e cantando nell’ area dell’ ex aeroporto di Kololo. Per lunghi minuti Francesco ascolta la testimonia­nza di Winnie Nansumba, 24 anni, nata e vissuta con l’Hiv, rimasta orfana a sette anni, e poi Emmanuel Odokonyero rapito nel 2003 dall’Esercito di resistenza del Signore( L ra ), il gruppo ribelle di guerriglia di matrice cristiana: ha visto i suoi compagni di seminario torturati e uccisi,e ha trovatola forza di scappare. B ergo gli o, come ormai fa spesso, mette da parte il discorso preparato e parla a braccio( in spagnolotr­adotto in inglese) in un dialogo aperto :« Siete disposti a trasforma renella vita tutte le cose negative in positive? Siete disposti a trasformar­e l’ odioin amore? Siete disposti a trasformar­e la guerra in pace? Voi abbiate coscienza che siete un popolo di martiri, nelle vostre vene scorre sangue di martiri e per questo avete la fede e la vita che avete ora ». I martiri: diprima mattina il Papa–attesoda migliaia di persone accampate dalla notte - ha visitato il Santuario di Namugongo, luogo simbolo della cristianit­à africana eretto in memoria dei 22 cattolici massacrati nel 1885-1887( tutti canonizzat­i nel 1964) assiemead altri 23 anglicani, morti in quello che definisce l’ ecumenismo del sangue .« La testimonia­nzadei martiri mostra a tutti coloro che hanno ascoltato la loro storia, ieri e oggi, che i piaceri mondani non danno gioia e pace duratura. Piuttosto la fedeltà a Dio, l’onestà, l’integrità della vita e la genuina preoccupaz­ione per il bene degli altri ci portano quella pace che il mondo non può offrire», ha detto Bergoglio. Nella lunga giornata c’è anche la visita alla Casa della Carità di Nalukolong­o, dove ritorna alla fonte della sua pastorale: «Oggi vorrei rivolgere un appello a tutte le parrocchie e le comunità presenti in Uganda – e nel resto dell’Africa – a non dimenticar­e i poveri». Un invito non casuale, destinato alle gerarchie ecclesiali africane che forse non sempre hanno attenzione sufficient­e per gli ultimi: «Qui è presente Gesù - ha aggiunto a braccio - perché Gesù ha detto che sempre sarà presente fra i malati, i carcerati, gli scartati ». E ai religiosi, in serata, manda un messaggio( anche questo non preparato ):« Preti, religiosi e suore non possono avere una doppiavita, se sono peccatori chiedano perdono ma non mantengano nascosto ciò che Dio non vuole, la mancanza di fedeltà».

Oggi, quindi, l’arrivo in Centroafri­ca, paese tormentato, che andrà alle urne il 27 dicembre: alla vigilia dell’arrivo del Papa due giorni fa su iniziativa della Comunità di Sant’ Egidio,che da anni svolge un’ opera di pacificazi­one trale parti, si sono riuniti i candidati alle prossime presidenzi­ali del 27 dicembre,nel primo incontro da quando è iniziato il conflitto. Tutti concordi, alla fine, sulla necessità di andare al voto come la via obbligata per uscire dal tunnel di violenza che insanguina il paese. E accanto a questo c’ è chi crede e spera chela spinta decisiva arriverà proprio dall’apertura della porta santa :« Sarà un nuovo inizio. Il Papa viene per aprire il nostro cuore alla misericord­ia e alla riconcilia­zione. È tempo di perdonarci, è tempo di ricostruir­e il nostro Paese», ha detto l’arcivescov­o di Bangui, Dieudonné Nzapalaing­a, in un’intervista a Tv2000, tv della Cei.

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A Kampala Papa Francesco accolto nella capitale ugandese da una folla di giovani esultanti

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