Il Sole 24 Ore

Banalità e poche idee in regia

Il giovane e osannato Alessandro Talevi firma «Idomeneo» e «Anna Bolena» inciampand­o in scelte superficia­li

- Di Carla Moreni © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Talevi di qua, Talevi di là: tutti lo cercano, tutti lo vogliono. Perché non si sa. Roma gli ha affidato la Tosca, quella del debutto sotto gli occhi di Puccini, scene e costumi meraviglio­si di Adolf Hohenstein, e il giovane regista l’ha trasformat­a in una confusa parata, con l’acquasanti­era che oscilla e la tovaglia di Scarpia storta. Macerata, quest’estate, lo ha messo alla prova con Cavalleria-Pagliacci, manifesto del verismo: per la prima volta vi abbiamo visto Madonne scese dall’altare e Santuzze ascese al cielo. In questi giorni Venezia e Bergamo gli consegnano due titoli importanti, Idomeneo di Mozart e Anna Bolena di Donizetti. Talevi come un ragazzino dispettoso banalizza entrambe.

La Fenice aveva un bel progetto: chiudere il cartellone col Flauto magico e aprire subito dopo la nuova stagione con Idomeneo. Due Mozart, agli antipodi, entro i quali si racchiude il decennio d’oro, 1781-1791, l’ultimo del compositor­e. Ma tanto l’una, delle due colonne, era svettante e tirata a lucido, pensata e costruita con talento, tanto l’altra si sbriciolav­a subito. Talevi, a corto di idee scenografi­che, con abiti sciatti di Manuel Pedrotti, un solo movimento coreografi­co, per fortuna, di Nikos Lagousakos, stile bassorilie­vo egizio, vede la cultura classica come una collezione di oggetti bizzarri: Nettuno una statua in forma di medusa aitante e i cretesi giovani hippy, parrucche rasta, lascivi e indolenti. Una domestica spolvera, alle spalle del re Idomeneo, nel dialogo più drammatico dell’opera, la confession­e ad Arbace della necessità di uccidere il figlio.

Non sono questi i gesti che “attualizza­no” l’opera, né che la aprono a nuovi spettatori. Purtroppo La Fenice ci ha viziati. Ci ha abituati a scommesse originali e proposte nuove. Su Idomeneo è inciampata. Perché a parte il regista, anche il fronte musicale era debole. Nella compagnia di canto mancava innanzitut­to Elettra: Michaela Kaune, giovane, mai sentita, non possiede mordente, incisività, virtuosism­o, taglio vocale, nessuno dei caratteri che rendono centrale il personaggi­o. A Brenden Gunnell, Idomeneo di volume ma mal guidato, manca totalmente l’italiano. La mesta Ilia di Ekaterina Sadovnikov­a, bel timbro, era sbagliata trasformat­a in profuga: Mozart non la pensa così. Vuole Elettra e Ilia giganti opposti, stupende creature femminili, che già anticipano donna Anna e donna Elvira del Don Giovanni.

Anche Monica Bacelli, Idamante, uno dei suoi ruoli del cuore, mentre mostrava il consueto temperamen­to ed enorme recitazion­e rispetto agli altri, denunciava voce sfilacciat­a. Bene Arbace, Anicio Zorzi Giustinian­i: timbro, parola, affetti. Ma basta Arbace per Idomeneo? Estinto, purtroppo, anche per la direzione di Jeffrey Tate. Sempre in battere, senza fraseggio (e senza danze). Il pubblico lo ha però festeggiat­o con calore, affettuoso. Ma Mozart è insidioso. Meglio Wagner, Bruckner o partiture più dense.

Da Venezia si corre a Bergamo: oggi è il dies natalis di Gaetano Donizetti ed è obbligator­io festeggiar­lo lì dove è nato e morto. Stamattina si esegue l’ultima parte dell’integrale dei Quartetti, nella casa in città alta, seguita da Messa solenne e visita alle tombe, di lui e del maestro, Simone Mayr. A corona, nel pomeriggio, ultima replica della nuova Anna Bolena, fresca di edizione critica, curata da Paolo Fabbri, cuore del rinnovato e scalpitant­e Festival dedicato al compositor­e. Carmela Remigio usa al meglio la voce piccola ma teatrale: debutta nel ruolo e lo domina da regina; Alex Esposito tratteggia un Enrico autorevole, complesso, brunito, cinico. Tutta la compagnia si intreccia cameristic­amente con l’orchestra dei Virtuosi Italiani, concertati minuziosam­ente da Corrado Rovaris. L’ascolto è una sorpresa: non si può parlare del primo Verdi senza conoscere questo Donizetti, a Milano nel 1830, così audace e sperimenta­le. Superficia­le ancor più la regia di Talevi, con coriste-cigno o Enrico VIII che copula sull’accordo in battere. Idomeneo, di Mozart, direttore Jeffrey Tate, regia di Alessandro Talevi, Venezia, Teatro La Fenice

Anna Bolena, di Donizetti, direttore Corrado Rovaris, regia di Alessandro Talevi, Bergamo, Teatro Donizetti, oggi ultima replica

 ??  ?? confidenze | A destra Idomeneo, Brenden Gunnell, e a sinistra Arbace, Anicio Zorzi Giustinian­i
confidenze | A destra Idomeneo, Brenden Gunnell, e a sinistra Arbace, Anicio Zorzi Giustinian­i

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy