Il Sole 24 Ore

Le inquietudi­ni di Miss Julie

- Di Luigi Paini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Una bambina ricorda con commozione la madre, in un’immensa, elegantiss­ima casa immersa nella campagna. Le lacrime agli occhi, la voce rotta dal pianto: per quella futura donna il destino appare segnato fin dall’infanzia. Ritroviamo Miss Julie, ormai adulta, nelle immagini immediatam­ente successive, sempre sola, circondata dall’algido lusso di una magione in cui nulla è stato cambiato dal tempo. Il padre è momentanea­mente assente, è il culmine dell’estate, in cucina due servitori, John e Kathleen, stanno finendo le ultime faccende domestiche prima di andare al ballo della notte magica di San Giovanni. Tutto, in questa notte, può succedere, ed effettivam­ente tutto succede. Il servo John, innamorato della padrona fin da bambino, non ha mai ovviamente osato mostrare i suoi sentimenti; Julie, inquieta e infelice, sente una strana attrazione per lui, lo ha fatto ballare davanti a tutti, vuole di nuovo averlo vicino. Forse è solo un gioco, un po’ perverso, ma solo un gioco. O forse no: molto più probabilme­nte è una lotta mortale, di seduzione e inganni, un tentativo reciproco di sopraffazi­one, l’esplodere di conflitti che non si possono più tenere soffocati. Uomodonna, certo, ma anche servo-padrone, in un intreccio inestricab­ile, morboso, mortale. Il tesissimo testo teatrale di August Strindberg conserva nella versione di Liv Ullmann, che sposta l’azione nell’Irlanda di fine ’800, una virulenta potenza esplosiva. Il carnefice e la vittima si scambiano di continuo i ruoli; odio e desiderio, disprezzo e passione si inseguono senza sosta. È la guerra della vita, nell’infinita ragnatela in cui, da sempre, si aggrovigli­ano i rapporti umani. %%%%%

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