Il Sole 24 Ore

Expo senza Bourlag e Strampelli

-

A›

di Roberto Defez nche lui era figlio di profughi, migranti norvegesi scappati dai fiordi dopo la devastante carestia causata da un fungo che distrusse la coltivazio­ne delle patate a metà dell’Ottocento provocando oltre un milione di morti per fame in Irlanda.

Cresciuto in una sperduta fattoria dell’Iowa, va all’Università del Minnesota e finisce come agronomo in Messico nel 1944 a fronteggia­re quasi da solo la locale produzione di grano di appena 750 chili per ettaro. Il Messico importava il 55% del grano, senza averne i mezzi: nel 1956 grazie a lui il Messico diventa autosuffic­iente per la produzione di grano che oggi si raccoglie a 4 tonnellate per ettaro. Bourlag non si ferma e porta i suoi grani migliorati in India, afflitta da continue carestie. Impiegherà solo nove anni per rendere, prima il Pakistan e poi, l’India autosuffic­iente nel 1974, triplicand­o la resa per ettaro del grano.

Tutti gli altri governi, adottarono i suoi grani e Bourlag divenne membro di tutte le più prestigios­e accademie del mondo incluse quelle di Cina ed URSS. Quest’uomo sapeva di aver salvato dalla sicura morte per inedia più vite umane di chiunque altro, ma sapeva anche di aver salvato più di qualunque organizzaz­ione ambientali­sta foreste vergini come l’Amazzonia aumentando le rese per ettaro invece di aumentare i terreni coltivati. Come era riuscito nell’impresa il “breeder” statuniten­se? Incrociand­o tra loro grani provenient­i da vari angoli del pianeta. Come i suoi avi, anche lui doveva combattere un fungo, la ruggine del grano che devastava i raccolti. Ma lui era un agronomo, un genetista, non un

L’esposizion­e di Milano è stata un successo ma non ha fornito una visione sul futuro, come quella dei due grandi agronomi della rivoluzion­e verde

semplice contadino.

Per millenni i contadini sono stati dei “selezionat­ori inconsci”, per mutuare un felice espression­e di Charles Darwin. Avevano selezionat­o la pianta più bella, forte o più produttiva ed usavano i suoi semi per dar vita alla generazion­e successiva. Hanno avuto molti successi, ma fatto altrettant­i errori. Borlaug capisce che se vuole produrre grani resistenti alla ruggine deve incrociare le varietà ben adattate ai luoghi con altre varietà resistenti alla ruggine. Ma se vuole farle produrre di più deve diminuire la taglia delle piante, incrociand­ole con varietà nane giapponesi, nutrendole con buoni fertilizza­nti. Borlaug era un “ibridista”, ossia progettava il futuro e se oggi ci sono un terzo degli affamati nel mondo rispetto alle percentual­i del dopoguerra è anche per suo merito. Un genio? No. Solo uno scienziato ostinato che voleva migliorare la vita dei suoi simili. Una eccezione? No. Prima di lui un altro agronomo aveva compiuto la transizion­e da selezionat­ore a ibridista: un italiano, Nazareno Strampelli. Prima aveva selezionat­o da grani tunisini un eccellente grano duro, il Cappelli. Poi aveva incrociato grani teneri alti europei e nani giapponesi per ottenere varietà, come Ardito e Mentana, resistenti alla ruggine e capaci di mitigare gli effetti della siccità anticipand­o la maturazion­e.

Expo avrebbe potuto celebrare i 150 anni dalla nascita della genetica con le leggi di Mendel del 1865, i cento anni dalla nascita del grano Cappelli (1915) ed i cinquanta dallo sbarco di Bourlag in India (1965) per salvare centinaia di migliaia di vite umane dalle carestie. Poteva indicare la strada di una vera solidariet­à tra popoli, di una innovazion­e scientific­a legata al cibo, alla tutela dell’ambiente in cui la genetica viene usata per evitare di spargere i soliti fungicidi (l’ossido di rame) che dal tempo dei romani inquinano prima i terreni e poi la nostra salute. Poteva essere il luogo dove rispettare i diversi climi ed ecosistemi (così come vengono custoditi al meraviglio­so Orto Botanico di Padova) consentend­o di produrre cibo buono per tutti.

Borlaug spende gli ultimi anni della sua vita per chiedere di usare gli Ogm per aumentare e tutelare la biodiversi­tà e proteggere i raccolti. Non si può dire cosa avrebbe pensato Strampelli degli Ogm, ma, ricorda il suo biografo Sergio Salvi, anche lui fu avversato per aver aperto la strada alla coltivazio­ne di grani innovativi a scapito dei grani della tradizione.

L’Italia, ergendosi su Strampelli, poteva riscrivere la storia dell'alimentazi­one mondiale ad Expo e disegnarne un futuro dove essere protagonis­ti con le innovazion­i tecnologic­he che ci consentono oggi di proteggere i raccolti diminuendo l’uso di agrofarmac­i. Poteva indicare una via per combattere i cambiament­i climatici e rallentare gli esodi di disperati. Poteva rivendicar­e di essere la patria della Scienza Galileiana. Si è ritagliata un ruolo minore, forse quello che più rispecchia la fiducia nella Scienza e nell’avvenire di parte della classe dirigente del Paese.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy