Il Sole 24 Ore

CALENDARIO ROMANO

La Triennale espone 25 anni di Calendari Inarea, realizzati dal celebre designer d’impresa Antonio Romano

- Di Stefano Brusadelli

ulla riesce ad arrivare nella profondità della nostra anima come quello che risveglia il nostro io bambino. Ecco perchè, anche nella comunicazi­one, chi riesce a parlare al fanciullo che è in noi, ha vinto». Con questa convinzion­e, e ovviamente la capacità di declinarla, Antonio Romano, oggi celebrato alla Triennale di Milano con una mostra antologica, ha costruito una carriera che ne fa senza dubbio il numero uno della comunicazi­one d’impresa in Italia. Le sue creazioni, cioè i brand e i “sistemi di identità“di molte grandi aziende, sono sempre costruite con oggetti familiari, di uso comune; ma nello stesso tempo presentati (o combinati tra loro) in modo da suscitare, appunto, quello “stupore bambino“che è garanzia di riconoscib­ilità in mezzo al gran frastuono pubblicita­rio.

Pugliese di Maglie, classe ’57, ex promettent­e mezzofondi­sta, oggi perennemen­te in volo tra Milano e Roma come l’ape che è il logo della sua Inarea, Antonio Romano racconta di essere scampato solo per forza di volontà, e forse un pizzico d’incoscienz­a, al suo destino di conduttore dell’azienda di trasporti di famiglia. Arrivato a Roma col sogno di inserirsi nel filone tipicament­e italiano dei grandi architetti che sono capaci di creare la casa ma anche gli oggetti che vi sono contenuti, scommise già a 23 anni su uno studio tutto suo. Che poi era appena una stanza, però nei pressi di un caffè «dove passavo il tempo a scambiare idee ed esperienze con le persone più disparate, una specie di social network ante litteram che mi ha enormement­e arricchito». Tre anni dopo, nel 1983, quasi per caso («aiutai un sindacalis­ta a impaginare il suo giornale») il primo lavoro importante, per la Cgil: il quadrato rosso che il più grande sindacato italiano non ha mai abbandonat­o, e una serie di campagne in cui i messaggi erano affidati a guanti da lavoro, cerotti, mattoni, siringhe, fiocchi da scolaro.

Nel 1989, annunciata da una sagoma del Duomo fatta di pastelli che spuntano da una carta per imballaggi­o, l’apertura della sede milanese. Nel frattempo, la scelta di dividere la vita con Laura Pellegrini, dinamiciss­ima manager che rappresent­a per lui un’inesauribi­le riserva non solo di affetto, ma anche di energie e di ottimismo. Nel 2010, la più importante consacrazi­one, con una mostra antologica all’Ara Pacis di Roma. E adesso, in contempora­nea con l’inaugurazi­one di un nuovo e più spazioso ufficio meneghino, la rassegna centrata su 25 anni di calendari, celebrata come vuole lo stile della casa da sei matite color argento disposte a formare il numero romano.

«Come tutto - sostiene - anche la comunicazi­one d’impresa è cambiata. Un tempo bastava riuscire a incidere il nome di un prodotto nella memoria dei consumator­i per poi vivere di rendita. Oggi non basta più. La gente vuole conoscere le vicende e le persone che ci sono dietro il marchio. Il mio compito è quello di narrare storie attraverso ogni possibile forma Le singolari immagini ideate da Antonio Romano per il Calendario Inarea

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