Il Sole 24 Ore

La sfida credibilit­à da vincere

- Di Lina Palmerini

Credibilit­à. È questo il tallone d’Achille di Renzi, il difetto che lo tiene ancora sulla corda nel giudizio degli italiani e la ragione per la quale i 5 Stelle diventano lo sfidante più insidioso.

Ma se oggi la sfida della credibilit­à riguarda soprattutt­o il premier, domani coinvolger­à chi si candida a governare. E al Movimento di Grillo non potrà bastare solo la lotta alla corruzione e ai costi della politica per vincere al ballottagg­io.

Su questo concetto della credibilit­à - messo tra i punti deboli del premier dal sondaggio Cise-Sole 24 ore - deve lavorare Renzi nei prossimi anni e prima che si vada a votare. È il compito che lo aspetta ora che la sfida è diventata perfino più difficile dopo gli attentati di Parigi e la minaccia del terrorismo. Fatti che potrebbero girare in peggio anche l’economia, la grande scommessa renziana per le comunali del prossimo anno.

Ma ora, soprattutt­o, il premier dovrà chiedersi come mai dopo quasi due anni di governo non sia riuscito a conquistar­e un patrimonio di fiducia tra gli italiani. C’è da immaginare che questo sia un rovello per chi, come Renzi, ha sempre parlato di sé come del premier che ha portato a casa risultati attesi da anni: la legge elettorale, la riforma costituzio­nale–non ancora approvata invia de finiti va–ilJobsacte or al’ abolizione della tassa sulla casa. E quindi perché a fronte di riforme fatte resta uno scetticism­o degli italiani a frenare la corsa del premier? La risposta più immediata è che forse Renzi ha dato un’aspettativ­a sbagliata non su cosa avrebbe portato a casa ma sui tempi dei risultati. Ha insomma azzerato quella distanza che c’è tra una legge e i suoi effetti, ha tolto di mezzo il medio termine, un luogo temporale che è sparito dal suo linguaggio. La ripresa non è questione di mesi, per esempio, ma lui aveva dato la sensazione che lo fosse, così come per l’occupazion­e non bastava fare solo il Jobs act per radicare un’inversione di tendenza.

L’altra ragione è l’aver eliminato la complessit­à, come se a rilanciare i consumi fossero sufficient­i 80 euro in busta paga e non invece un complesso ingranaggi­o che ha bisogno di più riforme struttural­i e soprattutt­o di un quadro internazio­nale che nessuno può controllar­e. E ancora, c’è un’altra ragione: le battaglie campali del premier non sono state condivise dagli italiani. Sull’Italicum o sulla riforma costituzio­nale, si è consumata una battaglia feroce nel Pd, una resa dei conti finale che si è svolta come un dramma interno ma senza la partecipaz­ione della società. E allora serve ritrovare argomenti su cui coinvolger­e gli italiani e non lasciarli tra gli spalti a tifare chi accelera o chi frena.

Detto questo il consenso di Renzi è sopra il 35%, in risalita, e la complessit­à del quadro attuale tra crisi internazio­nale e rischi anche per l’economia si presenta come un esame di maturità. Un banco di prova dove davvero la credibilit­à o si conquista o si perde. Riguarda il premier in prima persona, è vero, ma riguarderà anche chi come i 5 Stelle sono il suo sfidante diretto. Quello che il sondaggio Cise-Sole24ore accredita anche come possibile vincitore. Un Movimento credibile tanto quanto Renzi e in alcuni casi, come sui costi della politica e lotta alla corruzione, molto più affidabile.

Ma quando ci si sfiderà per il governo, la domanda di credibilit­à sarà più ampia e più profonda. Lo scettro dell’opposizion­e è più facile da conquistar­e soprattutt­o con un centro-destra spappolato ma in un ballottagg­io entreranno in gioco programmi economici, competenza su sicurezza e terrorismo, capacità di interlocuz­ione internazio­nale e strategia in politica estera. Tutti test su cui i 5 Stelle non si sono ancora esposti ma su cui gli italiani vorranno risposte più convincent­i di chi è già stato al governo.

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