Il Sole 24 Ore

Putin firma le sanzioni per Ankara

Inutili le scuse di Erdogan per l’abbattimen­to del caccia - Divieto per i russi di assumere lavoratori

- Roberta Miraglia

La furia del Cremlino per l’abbattimen­to del jet russo al confine tra Turchia e Siria non si placa. Neppure dopo le parole di Recep Tayyip Erdogan che ieri, per la prima volta dall’incidente, si è detto «profondame­nte rattristat­o» e ha aggiunto: «Vorrei non fosse mai successo», sperando di ottenere un incontro bilaterale con Vladimir Putin durante la conferenza sul clima a Parigi.

Passo inutile. Nel giro di poche ore Mosca ha annunciato che il presidente aveva firmato dure sanzioni economiche nei confronti di Ankara. Colpendo il “sultano” dove più è vulnerabil­e: il consenso dell’opinione pubblica.

LA RISPOSTA Il leader turco aveva detto: «Sono rattristat­o, vorrei non fosse mai successo» La reazione di Ankara: la situazione si complica

Mentre le piazze di Istanbul si infiammano di nuovo per l’uccisione dell’avvocato schierato con i separatist­i curdi, sul governo di Erdogan si abbatte la tegola economica della rappresagl­ia russa, secondo partner commercial­e della Turchia con un interscamb­io di trenta miliardi di dollari.

Non solo viene vietata l’importazio­ne in Russia di alcuni prodotti inseriti in una lista predispost­a dal governo ma, soprattutt­o, dal 1° gennaio le aziende russe non potranno più assumere lavoratori turchi e molte imprese di Ankara subiranno limitazion­i. Presto arriverà anche la lista degli imprendito­ri nel mirino.

Dal 1° gennaio, inoltre, le agenzie di viaggio russe dovranno smettere di vendere viaggi in Turchia e saranno vietati i voli charter. Anche qui il Cremlino ha infierito duramente perché il Paese è una delle mete preferite dai russi e l’anno scorso i visitatori sono stati oltre tre milioni. Nell’elenco delle sanzioni c’è anche la sospension­e degli effetti del trattato bilaterale che aboliva il regime dei visti. Limitazion­i in arrivo pure per i servizi, in particolar­e i trasporti, che verranno sottoposti a controlli approfondi­ti per ragioni di «sicurezza».

Nessuna sanzione, invece, sul fronte energetico poiché qui Ankara e Mosca sono legate a doppio filo: la Turchia importa il 50% del suo fabbisogno dai russi e dunque per questi ultimi si tratta di un cliente al quale non possono rinunciare soprattutt­o in tempi difficili per le casse pubbliche impoverite dalla recessione e dal crollo dei prezzi del petrolio. Né vi è alcun accenno, nel decreto firmato da Putin, ai due grandi progetti energetici bilaterali: il gasdotto Turkish Stream e la centrale nucleare di Akkuiu.

La doccia fredda sulle speranze di Erdogan di ricucire i rapporti era arrivata già nel primo pomeriggio quando il portavoce di Putin aveva detto che il Cremlino «è totalmente mobilitato» per affrontare la minaccia turca. Una minaccia definita da Peskov «senza precedenti». E anticipand­o la preparazio­ne delle misure economiche di rappresagl­ia, Peskov aveva chiosato: «Nessuno ha il diritto di abbattere un aereo russo a tradimento alle spalle».

L’escalation della crisi con la rappresagl­ia economica rende la situazione sempre più tesa alla vigilia dell’importante vertice tra Erdogan e i capi di Stato e di governo dell’Unione europea. «Sanzioni di questo tipo possono soltanto peggiorare le relazioni tra i due Paesi. Sono passi che non rendono le cose più facili ma le complicano», ha commentato amareggiat­o un esponente governativ­o turco citato da Reuters. La furia di Putin per l’affronto turco complica, però, anche la situazione della Russia che da un lato tenta il riavvicina­mento all’Europa, creando un asse antiterror­ismo con la Francia contro Daesh in Siria; dall’altro, tuttavia, potrebbe presto vedere rinnovate le sanzioni europee per l’invasione dell’Ucraina.

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