Il Sole 24 Ore

Soluzione equilibrat­a

- Di Paolo Pombeni

Una soluzione legislativ­a equilibrat­a e una soluzione politica con incognite: questo potrebbe essere il bilancio della vicenda sul ddl Cirinnà (almeno per quel che riguarda il suo passaggio al Senato - alla Camera si vedrà, anche se “i numeri” lì sono diversi).

La legge sulle unioni civili risolve un problema non più rinviabile, quello del riconoscim­ento di forme di convivenza tra due persone che, se non sono inquadrabi­li nello schema tradiziona­le della famiglia fondata sul matrimonio, non sono neppure assimilabi­li, per usare una battuta, ad una specie di partnershi­p fra coinquilin­i. Il fenomeno non è più marginale e, sia detto al di là del focus strumental­e delle passate settimane, non riguarda solo coppie omosessual­i, perché di convivenze eterosessu­ali che non vogliono, per le ragioni più varie, farsi inquadrare nei canoni del matrimonio ce ne sono molte. La legge non poteva continuare a far finta di nulla di fronte a questa realtà, anche consideran­do che si tratta di tipologie che in altri stati, con cui noi abbiamo similitudi­ni e rapporti, sono già normate e previste (il che, in un mondo mobile e interconne­sso come quello in cui viviamo, non è un dato marginale).

L’aver tolto da questa legge il tema controvers­o delle adozioni, sia pure circoscrit­to a quella del figlio del partner, non può essere visto né come un vulnus a non si sa bene quale teoria dei diritti, né come uno scalpo da appendere alla cintura di qualche forza politica. È stata piuttosto una decisione tardiva di buon senso su una materia molto delicata (si tratta pur sempre in ogni caso di subordinar­e i diritti di “minori” alle pretese ideologich­e di altri soggetti “maggiori” che in definitiva vogliono disporre dei primi senza controllo adeguato). In condizioni di maggiore serenità e fuori della bagarre per affermare primazie o per difendere ipotetici fortini si potrà, sperabilme­nte, tornare in seguito sul tema con la dovuta cognizione di causa.

Certo non si può far finta di nulla sulle circostanz­e in cui si arriva al risultato. La prima è stato l’errore di Renzi di illudersi che si potesse lasciare una questione così delicata nelle mani di un senato con precari equilibri numerici per la costruzion­e di maggioranz­e e per di più in un contesto in cui abbondano le tentazioni a mandare all’aria la legislatur­a e ad azzoppare l’attuale premier. È ovvio che buona parte di coloro che condividon­o questo obiettivo preferireb­bero lanciare il sasso e nascondere la mano, per cui cosa poteva esserci di meglio che offrir loro l’occasione di una bella sceneggiat­a sui “diritti” con cui agitare le piazze dei pasdaran di varia osservanza? Tardivamen­te Renzi ha capito la manovra e da buon tattico l’ha ribaltata sui promotori: volete azzopparsi e/o far cadere il governo? Votate apertament­e contro una mozione di fiducia e vediamo come andrà a finire poi nelle urne.

Si tratta di una specie di arma letale, con tutti i rischi che comporta. Non forse sul breve periodo, perché sembra altamente improbabil­e che ci siano numeri sufficient­i per mandare la legislatur­a sul binario morto. Anche se è vero che magari ne potrebbe uscire un salvataggi­o in extremis del senato, visto che la riforma costituzio­nale non è ancora conclusa, il rischio per i promotori di una simile avventura è talmente grande che non sembra ci sia davvero voglia di arrivare a quel punto, tranne forse in gruppi disposti a giocare allo sfascio a qualunque costo che non sembrano però avere forza sufficient­e per imporsi.

Tuttavia bisogna tenere conto del fatto l’approvazio­ne della nuova versione rivista dal governo del ddl Cirinnà non è detto che chiuda davvero la questione. Le posizioni dei vari contendent­i si sono incancreni­te, sia sul versante di quelli a cui fa comodo urlare al tradimento dei valori “di sinistra” da parte del governo (ed il ricorso ad una maggioranz­a trasversal­e ibrida non aiuta certo a snidare la strumental­ità di queste accuse), sia sul versante di quelli che hanno bisogno di intestarsi la “vittoria” nella cancellazi­one di alcuni passaggi discutibil­i del disegno di legge. E ci aggiungiam­o il “tertium

LE CAMPAGNE IN ARRIVO Sarebbe bene che le due piazze non tornassero a fronteggia­rsi per le amministra­tive e il referendum

POSSIBILI PERFEZIONA­MENTI Ci sono spazi per perfeziona­re l’intervento legislativ­o : dall’evoluzione dei costumi alla magistratu­ra

genus” dei movimenti pro e contro che si sono consolidat­i in questi mesi di battaglie di piazza, movimenti che dubitiamo vogliano disarmare.

Qui va tenuto conto che non mancherann­o le occasioni per rimettere in moto il vecchio appello “questo non è che l’inizio, continuiam­o la battaglia”. Le due più evidenti saranno le elezioni amministra­tive e il referendum confermati­vo delle riforme costituzio­nali. È vero che al momento le forze politiche non sembrano troppo interessat­e a cavalcare questi temi (divisivi) quando nel primo come nel secondo caso possono far ricorso ad argomenti più attrattivi, ma è altrettant­o vero che quando si giungerà al confronto finale fra contendent­i che devono ricorrere a tutto quello che si può raccattare in termini di consenso, il peso di quelle che per semplicità definiremo come piazze arcobaleno e piazze Family Day acquisirà spazio ed importanza.

Sarebbe bene non fosse così, perché si finirebbe per depotenzia­re ciò che rimane una buona riforma e un intervento legislativ­o di cui c’era bisogno. Gli spazi per perfeziona­rne la portata esistono e sono nelle mani dell’evoluzione dei costumi, nell’attività interpreta­tiva della magistratu­ra (al netto di quelli che pensano di fare i legislator­i quando non è questo il loro ruolo), in una dialettica informata e responsabi­le fra i vari organi dello stato. Speriamo di non vedere di nuovo all’opera quella che è una nostra debolezza nazionale: essere quasi sempre incapaci di riconoscer­e subito dei risultati che si sono raggiunti per il solito dubbio piacere di affermarsi come coloro che sanno che ci sarebbe voluto “ben altro”.

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