Soluzione equilibrata
Una soluzione legislativa equilibrata e una soluzione politica con incognite: questo potrebbe essere il bilancio della vicenda sul ddl Cirinnà (almeno per quel che riguarda il suo passaggio al Senato - alla Camera si vedrà, anche se “i numeri” lì sono diversi).
La legge sulle unioni civili risolve un problema non più rinviabile, quello del riconoscimento di forme di convivenza tra due persone che, se non sono inquadrabili nello schema tradizionale della famiglia fondata sul matrimonio, non sono neppure assimilabili, per usare una battuta, ad una specie di partnership fra coinquilini. Il fenomeno non è più marginale e, sia detto al di là del focus strumentale delle passate settimane, non riguarda solo coppie omosessuali, perché di convivenze eterosessuali che non vogliono, per le ragioni più varie, farsi inquadrare nei canoni del matrimonio ce ne sono molte. La legge non poteva continuare a far finta di nulla di fronte a questa realtà, anche considerando che si tratta di tipologie che in altri stati, con cui noi abbiamo similitudini e rapporti, sono già normate e previste (il che, in un mondo mobile e interconnesso come quello in cui viviamo, non è un dato marginale).
L’aver tolto da questa legge il tema controverso delle adozioni, sia pure circoscritto a quella del figlio del partner, non può essere visto né come un vulnus a non si sa bene quale teoria dei diritti, né come uno scalpo da appendere alla cintura di qualche forza politica. È stata piuttosto una decisione tardiva di buon senso su una materia molto delicata (si tratta pur sempre in ogni caso di subordinare i diritti di “minori” alle pretese ideologiche di altri soggetti “maggiori” che in definitiva vogliono disporre dei primi senza controllo adeguato). In condizioni di maggiore serenità e fuori della bagarre per affermare primazie o per difendere ipotetici fortini si potrà, sperabilmente, tornare in seguito sul tema con la dovuta cognizione di causa.
Certo non si può far finta di nulla sulle circostanze in cui si arriva al risultato. La prima è stato l’errore di Renzi di illudersi che si potesse lasciare una questione così delicata nelle mani di un senato con precari equilibri numerici per la costruzione di maggioranze e per di più in un contesto in cui abbondano le tentazioni a mandare all’aria la legislatura e ad azzoppare l’attuale premier. È ovvio che buona parte di coloro che condividono questo obiettivo preferirebbero lanciare il sasso e nascondere la mano, per cui cosa poteva esserci di meglio che offrir loro l’occasione di una bella sceneggiata sui “diritti” con cui agitare le piazze dei pasdaran di varia osservanza? Tardivamente Renzi ha capito la manovra e da buon tattico l’ha ribaltata sui promotori: volete azzopparsi e/o far cadere il governo? Votate apertamente contro una mozione di fiducia e vediamo come andrà a finire poi nelle urne.
Si tratta di una specie di arma letale, con tutti i rischi che comporta. Non forse sul breve periodo, perché sembra altamente improbabile che ci siano numeri sufficienti per mandare la legislatura sul binario morto. Anche se è vero che magari ne potrebbe uscire un salvataggio in extremis del senato, visto che la riforma costituzionale non è ancora conclusa, il rischio per i promotori di una simile avventura è talmente grande che non sembra ci sia davvero voglia di arrivare a quel punto, tranne forse in gruppi disposti a giocare allo sfascio a qualunque costo che non sembrano però avere forza sufficiente per imporsi.
Tuttavia bisogna tenere conto del fatto l’approvazione della nuova versione rivista dal governo del ddl Cirinnà non è detto che chiuda davvero la questione. Le posizioni dei vari contendenti si sono incancrenite, sia sul versante di quelli a cui fa comodo urlare al tradimento dei valori “di sinistra” da parte del governo (ed il ricorso ad una maggioranza trasversale ibrida non aiuta certo a snidare la strumentalità di queste accuse), sia sul versante di quelli che hanno bisogno di intestarsi la “vittoria” nella cancellazione di alcuni passaggi discutibili del disegno di legge. E ci aggiungiamo il “tertium
LE CAMPAGNE IN ARRIVO Sarebbe bene che le due piazze non tornassero a fronteggiarsi per le amministrative e il referendum
POSSIBILI PERFEZIONAMENTI Ci sono spazi per perfezionare l’intervento legislativo : dall’evoluzione dei costumi alla magistratura
genus” dei movimenti pro e contro che si sono consolidati in questi mesi di battaglie di piazza, movimenti che dubitiamo vogliano disarmare.
Qui va tenuto conto che non mancheranno le occasioni per rimettere in moto il vecchio appello “questo non è che l’inizio, continuiamo la battaglia”. Le due più evidenti saranno le elezioni amministrative e il referendum confermativo delle riforme costituzionali. È vero che al momento le forze politiche non sembrano troppo interessate a cavalcare questi temi (divisivi) quando nel primo come nel secondo caso possono far ricorso ad argomenti più attrattivi, ma è altrettanto vero che quando si giungerà al confronto finale fra contendenti che devono ricorrere a tutto quello che si può raccattare in termini di consenso, il peso di quelle che per semplicità definiremo come piazze arcobaleno e piazze Family Day acquisirà spazio ed importanza.
Sarebbe bene non fosse così, perché si finirebbe per depotenziare ciò che rimane una buona riforma e un intervento legislativo di cui c’era bisogno. Gli spazi per perfezionarne la portata esistono e sono nelle mani dell’evoluzione dei costumi, nell’attività interpretativa della magistratura (al netto di quelli che pensano di fare i legislatori quando non è questo il loro ruolo), in una dialettica informata e responsabile fra i vari organi dello stato. Speriamo di non vedere di nuovo all’opera quella che è una nostra debolezza nazionale: essere quasi sempre incapaci di riconoscere subito dei risultati che si sono raggiunti per il solito dubbio piacere di affermarsi come coloro che sanno che ci sarebbe voluto “ben altro”.