Consob, via la riforma dell’equity crowdfunding
pLa Consob ha approvato ieri la riforma del regolamento per l’equity crowdfunding, la raccolta di capitali di rischio tramite portali on line. Le novità introdotte, al termine di due fasi di consultazione con il mercato, semplificano la disciplina, puntando a ridurre i costi di raccolta e ad ampliare la platea dei soggetti che possono contribuire a finanziare i progetti d’impresa innovativi. La riforma, si legge in una nota, intende porre i presupposti per lo sviluppo dell’equity crowdfunding come canale di finanziamento dell’innovazione. Il nuovo regolamento semplifica la procedura. Le verifiche di appropriatezza dell’investimento rispetto alle conoscenze dell’investitore potranno d’ora in poi essere effettuate dagli stessi gestori dei portali, purché risultino dotati di requisiti adeguati. Con ciò, i gestori possono subentrare nel ruolo finora svolto dalle banche. È stato, inoltre, ampliato il numero dei soggetti legittimati a sottoscrivere una quota dell’offerta in qualità di investitori professionali. Sono state ammesse due nuove categorie: gli «investitori professionali su richiesta», così come definiti dalla disciplina europea sulla prestazione dei servizi di investimento (Mifid); gli investitori a supporto dell’innovazione», i dentificati da Consob sulla base di criteri oggettivi. Sempre in tema di alternative agli strumenti di finanziamento tradizionale per le imprese, ieri la Consob è stata ascoltata dalla commissione Finanze della Camera sul tema dei fondi di credito, che sono oggetto dell’articolo 17 del decreto- banche. Questo apre ai Fia (fondi d’investimento alternativi) con passaporto europeo e stabilisce la possibilità che anche i neonati fondi di credito italiani possano concedere credito diretto alle aziende, a valere sui propri patrimoni. «Il fenomeno dei fondi di credito appare ancora allo stato embrionale» ha spiegato il responsabile della divisione intermediari Tiziana Togna nell’audizione. E l’attuale fase «si potrebbe definire di start up» visto che «abbiamo sul mercato investitori istituzionali che hanno lanciato la raccolta, concentrata soprattutto sui minibond e sull'acquisto di crediti già esistenti» ma «ancora non sono partiti fondi che facciano direttamente erogazione di credito». La raccolta avviene da «investitori professionali, abbiamo un unico fondo che si rivolge anche ai clienti retail, e che ha come obiettivo l’investimento in minibond». Togna ha poi ricordato che è previsto uno «screening Consob anche per gli investitori professionali», con l’esame e l’approvazione del documento di offerta, mentre per «il retail serve il prospetto, sempre approvato da Consob». In ogni caso, rischi di espansione dello shadow banking, per il momento, non ve ne sono. «Le regole che la legislazione italiana ha imposto sui fondi di credito italiani e le regole che questo decreto che imporrà a questi soggetti - ha concluso-_ sono tese ad evitare che attraverso si possa realizzare attività bancaria senza che sia controllata e garantita da tutti i presidi di vigilanza prudenziale».