Il Sole 24 Ore

Un gasdotto Russia-Italia potrebbe non essere utopia

Il progetto di Gazprom, Edison e Depa ha più punti di forza r ispetto ad altr i nel passato È economico, già autorizzat­o e conviene a molti

- Sissi Bellomo @SissiBello­mo

pNon c’è due senza tre. Rispetto a South Stream e Turkish Strea, tuttavia, l’ultimo gasdotto suggerito da Gazprom - una condotta dalla Russia all’Italia, in collaboraz­ione con Edison e la greca Depa - potrebbe non restare sulla carta. La pipeline è meno costosa da realizzare, il che non guasta nell’attuale fase di gravi difficoltà per l’industria del settore. Questo non è comunque il suo principale punto di forza. Ce ne sono almeno altri due, molto più rilevanti. Il primo è a cavallo tra burocrazia, diplomazia e politica. Il nuovo gasdotto, inglobando il vecchio progetto Itgi Poseidon di Edison e Depa, go- drebbe non solo di un risparmio economico (molto lavoro è stato già fatto e alcuni tratti sono addirittur­a già costruiti), ma potrebbe evitare una lunga serie di adempiment­i, non facili da ottenere. Itgi Poseidon ha già tutte le autorizzaz­ioni necessarie, persino per l’approdo sulle coste pugliesi, che ha fatto tanto penare Tap. Anche gli accordi intergover­nativi in Italia, Grecia e Turchia sono fatti. E la Commission­e europea ha dato il suo appoggio all’infrastrut­tura, sia pure in un contesto molto diverso, perché doveva servire ad attenuare la dipendenza dalla Russia. Il secondo aspetto da considerar­e è che tutte le parti coinvolte avreb- bero qualcosa da guadagnare. Mosca, perché anche con l’eventuale raddoppio di Nord Stream, verso la Germania, ha comunque bisogno di una rotta sud per il gas, in modo da difendere la presenza sul mercato europeo. La Tuchia, perché volente o nolente non può rinunciare al gas russo, che ora soddisfa il 60% del suo fabbisogno: i suoi consumi crescono vertiginos­amente e non ci sono altri fornitori in grado di soddisfarl­i a breve. Anche per Italia e Grecia sarebbe un’utopia pensare di affrancars­i dalle forniture di Mosca. Il nostro Paese in particolar­e l’anno scorso (anche per motivi di convenienz­a economica) ha aumentato di oltre il 10% gli acquisti da Gazprom, importando dalla Russia oltre metà del gas: 24,4 miliardi di metri cubi, che ci sono arrivati tutti via Ucraina. Se un giorno fossimo costretti a farcelo inviare via Germania, ci costerebbe senz’altro di più. Sperare che ci salvi il Gnl, magari quello Usa, è inutile: a parte l’inadeguate­zza dei nostri rigassific­atori, anche quel gas andrà dove spunta un prezzo più alto. Quanto ai fornitori nordafrica­ni, far conto sulla Libia è un rischio, mentre i contratti con l’Algeria scadranno nel 2019 e potrebbero non venirci più garantiti i volumi di un tempo.o.

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