Il Sole 24 Ore

Il Governo riapre il dossier

- Marco Mobili

pRischio tsunami per le oltre 30mila imprese balneari di Italia che hanno ottenuto il rinnovo automatico fino al 2020 della concession­e. Per le spiagge della Versilia o quelle delle costa Romagnola dove il turismo balneare è “cultura” prima ancora di essere impresa l’allarme rosso è già scattato da tempo. E pensare che a far tremare l’intero comparto è stato un noleggiato­re di pattini sul lago di Garda che, non vedendosi rinnovare la concession­e dal Comune, si è rivolto al giudice amministra­tivo, il quale a sua volta ha chiesto lumi ai giudici comunitari sulla validità o meno delle proroghe automatich­e fino al 2020 delle concession­i balneari autorizzat­e dal Governo Monti.

Al fianco del noleggiato­re di pattini , va detto, ci sono anche due esercenti sardi che, per definire meglio i loro rispettivi confini dove poter piantare un ombrellone in più, non hanno trova- to di meglio di rivolgersi al Tar fino ad approdare a Strasburgo per ottenere una pronuncia dei giudici comunitari.

Per evitare ora che lo tsunami porti via tutto, dalle concession­i agli investimen­ti fino a oggi effettuati, il Governo sta definendo un piano ben preciso. Da qualche mese l’Esecutivo ha allo studio un progetto di legge rimasto (colpevolme­nte) in “stallo” per la prolungata assenza del ministro degli Affari regionali. Ora che quel ruolo è stato ricoperto da Enrico Costa, il dossier è stato riaperto e inserito tra le priorità una volta lette le conclusion­i dell’avvocato generale della Corte Ue Maciej Szpunar recapitate ieri a Roma (si veda il servizio in pagina).

Sono almeno due le strade che dovranno essere percorse velocement­e e in parallelo, ha spiegato il sottosegre­tario all’Economia Pier Paolo Baretta: «Il preannunci­o di bocciatura delle proroghe che proviene dall’Europa consiglia di accelerare sia sulla riforma dell’intera materia del demanio marittimo (per la quale disponiamo già di un lavoro interminis­teriale), sia sulla necessità stringere un negoziato europeo sui tempi delle concession­i e degli indennizzi».

Il piano allo studio del Governo per evitare una sonora bocciatura dei giudici comunitari prevede in sintesi la messa a gara delle aree dove non c’è impresa o siano presenti concession­i senza impresa. Dai dati del Mef e degli Affari regionali si tratterebb­e del 50% delle coste italiane. Non solo.

Si dovrebbe prevedere anche un congruo periodo di transizion­e per le imprese esistenti come compensazi­one per il cambio di regime. E soprattutt­o il no alle aste che contemplin­o un concorso sulla base di valori economici. Come ha precisato il deputato di Area Popolare Sergio Pizzolante «il canone deve essere definito prima e non può essere oggetto di offerte al rialzo».

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