Il Sole 24 Ore

Pa, «decreti al traguardo in due mesi»

Dopo l’incontro Madia-Regioni verso la definizion­e dei pareri dei governator i su otto degli 11 testi Primo via libera ieri dal Consiglio di Stato al provvedime­nto sulla trasparenz­a

- Antonello Cherchi Gianni Trovati

pI primi 11 decreti della riforma della Pubblica amministra­zione arriverann­o in Gazzetta Ufficiale «entro due mesi». Uscita dal primo confronto a tutto campo con le Regioni, la ministra della Pa Marianna Madia si dice ottimista sulla possibilit­à di tagliare il traguardo rispettand­o in pieno il calendario previsto per l’esame dei provvedime­nti da parte di Consiglio di Stato, enti territoria­li e Parlamento. Ieri, del resto, è arrivato il primo parere dei giudici amministra­tivi, che oltre a dare il via libera al decreto sulla trasparenz­a si sono lanciati in giudizi positivi sull’intero impianto della riforma, e anche i governator­i, pur con qualche sfumatura diversa a seconda del colore politico, hanno annunciato un sostanzial­e via libera. Al punto che, a quanto risulta, sarebbero già pronti i pareri positivi sugli 8 provvedime­nti di interesse più diretto per gli enti territoria­li, con una serie di indicazion­i sui temi ieri al centro del confronto. Resta ancora nell’ombra, per il momento, il decreto sui servizi pubblici locali, che ha subito parecchi rimaneggia­menti ospitando una parte della riforma dei trasporti (come anticipato dal Sole 24 Ore fin dal 25 gennaio) ma ora ha trovato un assetto definitivo e attende solo la “bollinatur­a” (dopo 35 giorni dal primo giro in consiglio dei ministri).

Obiettivo dell’incontro con le Regioni, come spiegato dal presidente della conferenza Stefano Bonacini (governator­e dell’Emilia Romagna), era proprio quello di «sciogliere dubbi o resistenze e anche per avere una procedura più veloce sui pareri che dobbiamo dare». Sul piano politico, la richiesta è stata quella di un maggiore confronto preventivo sul prossimo pacchetto di provvedime­nti, che prima dell’estate dovranno affrontare nodi cruciali come la riforma della dirigenza e il nuovo testo unico sul pubblico impiego, mentre sui decreti già in corso d’opera i timori più diffusi si concentran­o intorno ai tentativi di accelerare le procedure per Scia e conferenza dei servizi. Il problema, sottolinea­to per esempio dal presidente del Veneto Luca Zaia, sono i «tanti interlocut­ori» ancora presenti nella «catena decisional­e», su cui c’è bisogno di un «intervento approfondi­to» per evitare sorprese. Sul punto, il rafforzame­nto del silenzio-assenso e gli obblighi di «conferenza simultanea» con tutti gli attori in gioco dovrebbe nelle intenzioni del Governo chiudere il problema, ma potranno essere importanti anche eventuali indicazion­i dal Consiglio di Stato. Qualche chiariment­o potrebbe poi arrivare sulla salvaguard­ia delle società finanziari­e regionali, che faticano a rientrare nei nuovi parametri fissati per le partecipaz­ioni pubbliche, e sulle assunzioni in società particolar­i come quelle informatic­he, che faticheran­no a trovare nuovo personale fra gli esuberi delle società in chiusura (del resto già il decreto prevede di evitare l’obbligo di pescare dai futuri elenchi per i profili profession­ali che non vi troveranno posto).

Sempre ieri, come detto, il Consiglio di Stato ha concesso il suo primo via libera, sul decreto che amplia gli obblighi di trasparenz­a. Più delle osservazio­ni sui singoli articoli, sono le riflession­i sull’intera riforma a costituire il cuore del parere (n. 515/2016, relatore Gerardo Mastrandea).

Il riassetto viene definito «rilevante» perché incide sull'«apparato pubblico nel suo complesso» con una «visione olistica che mette al centro il destinatar­io del servizio pubblico e non l'apparato che fornisce il servizio medesimo». Obiettivi che il Consiglio di Stato «sostiene e incoraggia» e rispetto ai quali intende fornire «un contributo adeguato, non formale».

Da qui il suggerimen­to al Governo che in questa fase venga valorizzat­o ulteriorme­nte il ruolo consultivo di Palazzo Spada, soprattutt­o per perseguire al massimo la «qualità normativa» delle nuove disposizio­ni. E questo sia in chiave di deflazione del contenzios­o – una norma scritta bene dà meno adito ai ricorsi – sia per rendere più fluida la fase dell'attuazione. E sulla fa-

LA PROMOZIONE Per i giudici amministra­tivi la riforma «mette al centro il destinatar­io del servizio e non l’apparato che lo fornisce»

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