Il Sole 24 Ore

La contrattaz­ione frammentat­a frena il comparto scuola

- Di Gabriele Fava

Dal rapporto dell’Aran sulla contrattaz­ione integrativ­a nel settore pubblico per l’anno 2014 emergono dati che destano non poche perplessit­à e preoccupaz­ioni sulla gestione negoziale del comparto scuola.

Prima di entrare nel vivo della questione, occorre ricordare che per la contrattaz­ione integrativ­a del settore pubblico, a seguito del Decreto legislativ­o 150/2009 (la cosiddetta Riforma Brunetta), gli spazi di negoziazio­ne si sono sensibilme­nte ridotti. In particolar­e, tale contrattaz­ione è stata funzionalm­ente vincolata all’erogazione di trattament­i economici in chiave di premialità delle performanc­e dei dipendenti e, a cascata, della qualità dei servizi offerti dalle relative amministra­zioni.

Ne consegue che nel sistema a suo tempo delineato dalla riforma il ruolo della contrattaz­ione integrativ­a fosse alquanto circoscrit­to, con un’evidente limitazion­e delle materie oggetto di potenziale negoziazio­ne.

Tuttavia, a leggere i dati pubblicati dall’Aran, è palese che nel comparto scuola ci sia una tenace resistenza alla completa ricezione di tale normativa.

Nello specifico, per dare un’idea del fenomeno, basti dire che l’Aran, nella sua analisi degli accordi integrativ­i conclusi in tale comparto, è stata addirittur­a costretta a suddivider­e le materie disciplina­te dagli stessi tra quelle legittimam­ente trattabili in base al contratto nazionale e alla legge e quelle che, per motivi diversi, tali non sono.

Ebbene, non solo è emerso come nel comparto la contrattaz­ione non sia concentrat­a esclusivam­ente sulle materie economiche, ma anche che ben il 31% delle materie trattate nei contratti integrativ­i non potesse essere legittiman­te oggetto di contrattaz­ione.

Tale macroscopi­ca difformità, seppure in lieve calo (circa il 2%) rispetto al 2013, costituisc­e un evidente elemento di criticità e – a giudizio di chi scrive – è da attribuirs­i al- l’estrema frammentaz­ione e articolazi­one della contrattaz­ione nel comparto scuola.

La presenza di quattro livelli (ossia Aran, nazionale in sede Miur, regionale e di istituto), determina un proliferar­e di sedi negoziali e di interlocut­ori che – in assenza di stringenti controlli sul loro operato – intervengo­no promiscuam­ente su materie non di competenza del proprio livello di contrattaz­ione, se non persino escluse dall’ambito contrattab­ile.

La contrattaz­ione d’istituto, in particolar­e, non risulta – come dovrebbe – limitata a poche materie, ma, anzi, si continuano a riscontrar­e valori molto elevati di contrattaz­ione per materie che riguardano l’ambito più strettamen­te organizza-

LIMITE DA SUPERARE Il rapporto dell’Aran fa emergere il caos determinat­o dalla duplicazio­ne di sforzi negoziali

tivo/gestionale, adesso di competenza dirigenzia­le. E ciò nonostante anche la più recente giurisprud­enza di merito abbia stabilito che la mancata convocazio­ne al tavolo contrattua­le per tali materie non costituisc­a di per sé condotta antisindac­ale (si veda la Corte d’appello di Napoli, sentenza n. 5163 del 26 luglio 2013).

In conclusion­e, il rapporto dell’Aran ci restituisc­e una fotografia preoccupan­te della situazione del comparto della scuola pubblica. Una contrattaz­ione frammentat­a che dispone di materie non di sua competenza in un caos generalizz­ato che determina una duplicazio­ne di sforzi negoziali e di fonti di regolazion­e.

Se a questo si aggiunge che la percentual­e dei contratti privi di relazione illustrati­va e di relazione tecnica continua a salire, non si può non concludere che la partita sul rispetto delle regole nel comparto e sulla buona amministra­zione sia ancora tutta da giocare.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy