Axa ha disdetto l’integrativo
La società ha disdettato unilateralmente l’integrativo aziendale e annunciato 100 esuber i Di Fonzo (hr): serve un contratto più moderno, in linea con i tempi
Nel negoziato di Axa one Italy con i sindacati entrano a piè pari le segreterie nazionali di Fisac, First, Uilca, Fna e Snfia che annunciano un piano di mobilitazione, come spiegava un volantino diffuso ieri sera. Sale la tensione e salgono i livelli coinvolti, dopo la disdetta unilaterale dell’integrativo e l’annuncio di 100 esuberi su 1.500 dipendenti. Due sono appunto gli argomenti sul tavolo da mesi senza che le parti raggiungano una sintesi. Il primo è l’integrativo, il secondo sono 100 esuberi dovuti a ragioni organizzative. Il direttore risorse umane, organizzazione e change management di Axa, Maurizio Di Fonzo, chiarisce che «circa un anno fa la società ha integrato in un’unica compagnia, Axa One Italy, 2 società: Axa assicurazioni e Axa Mps. In questo ambito abbiamo iniziato un percorso di integrazione di tutti i processi, compreso l’integrativo aziendale. Oggi ne esistono due e dobbiamo arrivare a un unico contratto perché gli stessi istituti sono normati in maniera diversa. Abbiamo presentato una piattaforma ai sindacati che prevede un’integrazione senza modificare i valori medi messi in gioco per i nostri lavoratori. Tra l’altro abbiamo previsto anche delle compensazioni laddove dovesse essercene necessità. L’altro obiettivo è quello di rendere l’integrativo più moderno». Nei prossimi mesi la compagnia sperimenterà un progetto pilota per lo smart working che coinvolgerà 100 persone, su base volontaria per due giorni a settimana e che «rappresenta uno degli strumenti per accompagnare il cambiamento culturale dell’impresa che deve essere basato molto più sulla fiducia che sul cartellino da timbrare», dice Di Fonzo. Dopo 9 mesi di negoziato «non essendo riusciti a chiudere un accordo è stata scelta la strada del recesso unilaterale a far data dal pri- mo settembre del 2016 - continua il manager -. L’obiettivo è fare un accordo con il sindacato, ma se non lo si troverà, dal primo settembre sarà l’azienda a decidere». Luca Esposito, segretario nazionale della Fisac Cgil, osserva che non è accettabile «introdurre nel nuovo Cia un doppio regime strutturale normativo/economico per i giovani». Per Marino D’Angelo, segretario generale dello Snfia, la disdetta «non è un gesto di apertura ma conferma un cambio di passo nel rapporto con i sindacati».
Non meno spinoso è il capitolo della riorganizzazione. «Il business ci sta sfidando su cambiamenti radicali che riguardano il digitale e l’approccio dei clienti – dice Di Fonzo – su cui dobbiamo ragionare ora, non quando sarà troppo tardi. Per il 2016 e 2017 abbiamo presentato ai sindacati un protocollo per l’innovazione che prevede 100 esuberi su 1.500 dipendenti e 30 assunzioni di giovani. Vogliamo garantire un approccio solidaristico e proprio per questo abbiamo dato la disponibilità al sindacato di ragionare sui pre- pensionamenti attraverso il fondo di settore. Nel protocollo per l’occupazione abbiamo previsto anche un capitolo sui trasferimenti che saranno funzionali alla riorganizzazione e formazione per riqualificare le persone». Sulle uscite, possibili attraverso i prepensionamenti, e sui trasferimenti, però, il sindacato chiede la garanzia della volontarietà che l’azienda non è in grado di assicurare. Esposito chiede all’azienda di «individuare soluzioni sostenibili e non penalizzanti per i lavoratori nella riorganizzaizone in atto». D’Angelo obietta che «il fondo di settore prevede una procedura che va rispettata e che l’azienda non ha aperto. Gli esuberi vanno dettagliati e giustificati, soprattutto perché non stiamo parlando di un’azienda in crisi. L’annuncio di 100 esuberi, in questo momento e in questo modo significa attuare una politica al di fuori del concetto della responsabilità sociale».
LA REAZIONE Le sigle mobilitano i lavoratori contro il recesso dal 1° settembre e chiedono la volontarietà per le uscite e i trasferimenti