La Cina fissa l’obiettivo di crescita 2016 tra il 6,5 e il 7%
Il discorso alla nazione del premier Li Keqiang evidenzia le difficoltà economiche
Nel 2016 la crescita economica cinese si collocherà tra il 6,5 e il 7 per cento. Il discorso alla nazione del premier Li Kejang evidenzia le difficoltà economiche e, per la prima volta, gli obiettivi di crescita rimangono avvolti nell’incertezza.
Una Cina spenta, sottotono, priva della baldanza degli ultimi anni, emerge con disarmante chiarezza dalle 38 pagine del lungo discorso alla Nazione («Report on the work of the government») del Premier cinese Li Keqiang all’inaugurazione della quarta sessione annuale del dodicesimo Parlamento della Repubblica popolare cinese.
Eppure, nel 2015, il Paese ha raggiunto una serie di mete ambitissime, tra queste l’inserimento dello yuan nel basket delle valute per il calcolo dei diritti speciali di prelievo del Fondo monetario (che proprio ieri ha confermato l’attivazione dell’accordo già da ottobre) e la nascita dell’Aiib, la Banca multilaterale di sviluppo delle infrastrutture con, all’attivo, già 57 Paesi e una serie di progetti in cantiere.
Altri pezzi importanti del quadro dell’economia non sono, invece, andati a posto, la Cina perde competitività e come tutti i Paesi in via di sviluppo costretti a frenare in corsa, rischia di cadere nella middle income trap, di restare bloccato a mezz’aria, con salari in aumento esponenziale e produttività in picchiata. La dimostrazione di questa debolezza sta nell’inserimento per la prima volta di un indicatore di crescita tra il 6,5% (la bottom line di cui aveva parlato il presidente Xi Jinping all’indomani del varo del draft del tredicesimo piano quinquennale) e il 7 per cento.
Non era mai successo, finora, che la Cina lasciasse aperta questa variabile: anche il mancato raggiungimento, per un solo punto, della crescita attesa e consacrata nel discorso del premier era considerata uno smacco inaccettabile per Pechino.
Invece, Li Keqiang ha detto ufficialmente che la Cina crescerà tra il 6,5% e il 7% nel 2016 e che il tasso di crescita del Paese non dovrà scendere sotto il 6,5% annuo fino al 2020 anche per garantire ragionevolmente l’obiettivo della piena occupazione.
Per l’anno in corso, la Cina punta anche a contenere l’aumento dell’inflazione entro il 3%e a creare più di 10 milioni di posti di lavoro nelle aree urbane. Il tasso di disoccupazione urbana atteso sarà del 4,5 per cento. Per il 2016 la Cina prevede anche di toccare il 3% nel rapporto deficit/pil, in aumento rispetto al 2,3% registrato nel 2015, secondo i dati ufficiali, e al livello più alto dal 1979.
Sul versante delle riforme strutturali, degli incentivi alla domanda interna e all’apertura della Cina, le linee guida ricalcano in molti casi le promesse dell’anno scorso, colpisce tuttavia la mole di investimenti preventivati, ben 800 miliardi di yuan di nuove ferrovie, 1,65 trilioni di yuan in strade, 20 progetti per il trattamento delle acque.
Da questo punto di vista la Cina non riesce a superare il modello della crescita attraverso le infrastrutture, un sistema che tanto ha dato, ma anche tanto ha tolto al Paese. Intanto, la capacità di riconvertire il modello di crescita. Le infrastrutture accarezzano l’overcapacity senza smaltirla.
Il Report riflette quanto deciso dal Comi- tato Centrale del Partito Comunista Cinese, l’organo decisionale allargato del partito, che si è riunito nel Quinto Plenum a ottobre scorso per stabilire le proposte per il nuovo piano quinquennale. Ma il vice direttore dell’Istituto di ricerca del Consiglio di Stato Huangshou Hong in una conferenza stampa ieri ha illustrato alcuni retroscena del Report che nella parte propositiva sono frutto di un lavoro più ampio. «Il premier Li Keqiang ha partecipato personalmente alla predisposizione del documento, il quale a sua volta è frutto di una discussione online molto ramificata e complessa che, appunto, è alla base di una serie di proposte che fanno parte della seconda parte del piano e che il Parlamento dovrà ratificare. Perfino la possibilità di avere un secondo figlio, considerata poco praticabile, è stata oggetto di suggerimenti, soprattutto per rendere più semplice la fase di autorizzazione per le coppie».
Sarà un anno particolarmente complicato soprattutto dal punto di vista dell’economia e questo lo sa anche la NDRC, la Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme, l’organo di pianificazione economica che affianca il Governo e che si occupa del 13esimo piano quinquennale 2016-2020. Tra gli obiettivi di medio periodo confermati per i prossimi cinque anni c’è il raddoppio del Pil entro il 2020 rispetto al valore del 2010. Il 2,5%del Pil in ricerca. Altri 30mila chilometri di treni ad alta velocità che coprano l’80% delle grandi città, 50 milioni di nuovi lavori nelle città e via enumerando. Una consistente mappa di buoni propositi (solo in cinese, non esiste una traduzione autorizzata) che il Parlamento dovrà ratificare di qui alla fine dei lavori.