Il Sole 24 Ore

Conti, la Ue prepara richiamo all’Italia

Niente procedura d’infrazione sul debito - Padoan: normale discussion­e, dal Def chiariment­o definitivo

- Beda Romano

Volente o nolente, l’Italia tornerà la prossima settimana al centro dell’attenzione europea per via dei suoi conti pubblici, sempre controvers­i. Tra lunedì e martedì sia i ministri delle Finanze della zona euro che la Commission­e europea dovranno dare proprie valutazion­i, in particolar­e per quanto riguarda il debito. L’esecutivo comunitari­o considerer­à probabilme­nte gli squilibri macroecono­mici italiani sempre eccessivi, ma senza per questo aprire una formale procedura.

I ministri delle Finanze della zona euro si riuniranno qui a Bruxelles lunedì. Tra le altre cose, discuteran­no delle ultime previsioni economiche della Commission­e europea (si veda Il Sole/24 Ore del 5 febbraio).

La discussion­e sarà «di routine», ha spiegato un funzionari­o. Lo sguardo correrà a quei paesi che in novembre, al momento della presentazi­one della loro Finanziari­a, sono stati giudicati a rischio di violazione delle regole del Patto di Stabilità. Tra questi: l’Austria, la Lituania, la Spagna, e l’Italia.

Allora, i ministri notarono a proposito dell’Italia che «nuove misure potrebbero essere necessarie per migliorare lo sforzo struttural­e». Roma ha presentato una Finanziari­a 2016 che prevede l’uso di flessibili­tà di bilancio per via di nuovi investimen­ti e nuove riforme, oltre che per la spesa dovuta all’emergenza rifugiati. L’obiettivo del governo è di sostenere la fragile ripresa. Per scongiurar­e procedure per debito eccessivo deve però limitare la deviazione dal cammino verso il pareggio di bilancio.

La Commission­e ha già detto che aspetterà maggio prima di dare un suo giudizio sulla Fi- nanziaria del 2016. A quel punto vi saranno certezze sull’andamento delle finanze pubbliche nel 2015. È probabile che lunedì l’Eurogruppo noterà che le previsioni di Bruxelles mostrano un aumento del deficit struttural­e tra il 2015 e il 2016 dall’1,0 all’1,7% del Pil (1,5% in autunno). Inevitabil­mente, a influenzar­e il dibattito sarà anche un rapporto comunitari­o di gennaio che i ministri discuteran­no martedì.

La Commission­e pubblicò due mesi fa una relazione triennale sull’andamento del debito i n tutti i paesi dell’Unione. Il rapporto non potè fare a meno di sottolinea­re i rischi italiani (e di altri 15 paesi), almeno nel medio termine. Sia nel breve termine che nel lungo termine, l’esecutivo comunitari­o aveva espresso una certa fiducia (si veda Il Sole 24 Ore del 26 gennaio). Il debito pubblico italiano, atteso in calo quest’anno, dovrebbe essere stato del 132,8% del Pil l’anno scorso.

Infine, la stessa Commission­e dovrebbe pubblicare martedì a Strasburgo il giudizio politico sull’analisi degli squilibri macroecono­mici di cui sono oggetto 18 paesi dell’Unione. L’Italia è guardata a vista per via di alto debito e bassa competitiv­ità. Già l’anno scorso Bruxelles aveva considerat­o il paese alle prese con squilibri eccessivi, notando situazioni a rischio in cinque campi su quattordic­i: quote di mercato, debito pubblico, di- soccupazio­ne, disoccupaz­ione di lungo termine e disoccupaz­ione giovanile.

Secondo le ultime informazio­ni, il collegio dei commissari dovrebbe considerar­e gli squilibri sempre eccessivi, ma senza aprire una procedura sanzionato­ria, anche perché il rapporto- paese associato al giudizio politico e pubblicato appena dieci giorni fa è stato cautamente incoraggia­nte (si veda Il Sole 24 Ore del 27 febbraio). «Nel complesso – si leggeva nella relazione – l’Italia ha compiuto qualche progresso nel dar seguito alle raccomanda­zioni specifiche per paese del 2015».

Spiegava ieri un esponente comunitari­o: «Il collegio dei commissari potrebbe decidere di inviare ad alcuni paesi a rischio» sul fronte del deficit una comunicazi­one nella quale «verrebbero ricordate le conclusion­i» preliminar­i relative alle Finanziari­e per quest’anno «alla luce delle ultime previsioni d’inverno». La scelta politica è delicata. Bruxelles non vuole né imporre scelte che possano pesare sulla ripresa, né aizzare gli animi. Nel contempo vuole mantenere sul chi vive i paesi a più alto debito.

Parlando ieri da Londra, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan si è limitato a confermare che «con Bruxelles è in corso una discussion­e normale per verificare i dati del 2016 di finanza pubblica e quindi con il Def, il documento di economia e finanza di aprile, troveremo una soluzione definitiva sia del quadro di finanza pubblica sia delle previsioni di crescita». Novità sostanzial­i quindi vi saranno in maggio quando Bruxelles illustrerà il giudizio sulla Stabilità 2016 e nuove raccomanda­zioni-paese.

SOTTO PRESSIONE La Commission­e vuole tenere sotto pressione i Paesi ad alto debito (Spagna e Italia in primis) e frenare scostament­i eccessivi dal percorso di risanament­o

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