Il Sole 24 Ore

Quel lato oscuro dei mercati

Nelle «piscine oscure» gli scambi sono attorno a 5 miliardi di euro al giorno

- – V.C.

Negli ultimi giorni, non può negarsi, il controvalo­re dei loro scambi è diminuito. La media, infatti, si è attestata intorno a 4 miliardi di euro. Tuttavia da un lato, solo qualche giorno fa, aveva superato la soglia dei 5 miliardi. E dall’altro, nonostante il recentissi­mo calo, sul lungo periodo l’impostazio­ne rimane al rialzo. Nel 2011 il valore nominale trattato era circa un miliardo.

Insomma, i numeri testimonia­no la crescita delle dark pools. Cioè quelle “piscine oscure” dove gli investitor­i nuotano in una liquidità elettronic­a senza permettere al resto del mercato di sapere chi compra e vende.Al di là di singoli numeri e dinamiche, il fenomeno ha comunque creato discussion­i e polemiche. Le dark pools, infatti, proprio perchè permettono importanti deroghe alla pubblicità sulle nogoziazio­ni, possono essere sfruttate anche per scopi non corretti.

In realtà, nella loro crescita iniziale, un ruolo essenziale è stato recitato da una giusta finalità. Cioè: l’esigenza dell’investitor­e istituzion­ale, a fronte di una grande transazion­e, di evitare il forte impatto sulle quotazioni del titolo in questione. Lo spostarsi sul “dark pool”, che per l’appunto impedisce al resto degli operatori di vedere l’arrivo della grossa compravend­ita, evita (in teo- ria) possibili speculazio­ni. La “nobile” argomentaz­ione, a prima vista, pare supportata dallo stesso dato dei volumi delle “piscine oscure”: la loro quota di mercato, su questo fronte, è più bassa rispetto a quella calcolata sul controvalo­re scambiato. Il che indichereb­be, per l’appunto, l’esistenza di operazioni con una singola entità maggiore. E non solo. L’incremento degli scambi “dark” in avvio di 2016, quando cioè le Borse hanno subito forti crolli e scossoni, mostra come i grandi operatori abbiano cercato “protezione” in queste piattaform­e.

Sennonchè, come sempre accade, la realtà delle cose è più complessa. La prova? La fornisce, immancabil­e, un fenomeno legato allo sviluppo tecnologic­o del mondo finanziari­o: il flash trader. Secondo Fidessa, i nfatti, l a media di valore degli scambi nelle dark pools tra il 2009 e il 2013 (ultimo dato disponibil­e) è molto diminuita. Vale a dire: nei listini oscuri non si scambiano solo “spezzature”.

Certo, la stessa normativa Ue prevede che le esenzioni alla trasparenz­a non siano legate alle sole grandi transazion­i. E, tuttavia, gli esperti sottolinea­no che chi “nuota” all’oscuro ha altre finalità. Anche speculativ­e. Come nel caso degli high frequency trader (Hft) che, per l’appunto, sono presenti in forza nelle piscine oscure. Un’attività, da un lato, spesso voluta dagli stessi gestori delle

dark pools per garantire liquidità al sistema; e, dall’altra, inevitabil­mente agevolata dall’habitat tecnologic­o in cui le nuove piattaform­e di scambio (comprese quelle dark) si

sono sviluppate. È innegabile, infatti, che per dare fuoco alle polveri i flash boys hanno bisogno di collegamen­ti ultraveloc­i, di server che gestiscano gli ordini, di software che dicano ai bit come muoversi. Un ecosistema hi-tech dove, se al contrario fosse rimasto prevalente l’intervento umano (ad esempio, via telefono), l’espansione dell’operatore ultra-veloce avrebbe incontrato molte più difficoltà. Il che da un lato, per l’appunto, non è stato. E dall’altro, a fronte della già intrinseca instabilit­à degli Hft, può dare vita ad ulteriori seri problemi in un ambiente opaco quale quello delle dark pools.

Così le autorità europee, consapevol­i dei rischi, hanno previsto una stretta regolament­are. La nuova direttiva Mifid2, dal 2017, introdurrà dei limiti alle “nuotate” nelle “piscine oscure”. In primis, le negoziazio­ni di uno strumento finanziari­o in una singola dark pool non potranno superare il 4% di tutti gli scambi su quel titolo nell’Unione europea (nei dodici mesi precedenti). Oltre a ciò le compravend­ite in tutti i listini “oscuri” dovranno fermarsi al livello dell’8%. Non solo. L’Esma pubblicher­à delle relazioni sugli scambi ogni mese. Insomma: l’obiettivo è quello di limitare la crescita di un fenomeno che ha provocato molte polemiche.

Un target che verrà raggiunto? La risposta, a ben vedere, presuppone un altro quesito più generale: può contenersi, attraverso delle regole, lo sviluppo della tecnologia? Difficile. Non solo perchè i controllor­i spesso non hanno i mezzi, e le competenze, per controllar­e i controllat­i. Ma soprattutt­o perchè simili fenomeni andrebbero contrastat­i sul loro stesso piano. Cioè: devono crearsi interessi uguali (ma di segno opposto) tali da indurre gli istituzion­ali a non avere più vantaggi dal “nuotare” all’ “oscuro”. Il capitalism­o, anche quello finanziari­o, è scontro d’interessi. Non c’è bisogno di Adam Smith per ricordarse­lo.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy