Il Sole 24 Ore

Bruxelles riparte dalla Turchia

Roma e Berlino ribadiscon­o la necessità di un sistema di asilo europeo

- Beda Romano

In attesa di maturare una risposta più strutturat­a all’emergenza provocata dai rifugiati in arrivo dal Vicino Oriente, i Ventotto si riuniranno domani qui a Bruxelles in un vertice straordina­rio con cui vorranno rilanciare il piano di azione con la Turchia per meglio frenare l’arrivo di migranti in Europa. Al di là dei risultati pratici, l’obiettivo politico è consentire alla cancellier­a Angela Merkel di rassicurar­e la sua pubblica opinione prima di una tornata elettorale in Germania.

Incontri diplomatic­i sono previsti questo fine settimana per preparare al meglio il vertice di domani, reso ancor più complicato dagli ultimi controvers­i avveniment­i in Turchia dove un giornale di opposizion­e è stato chiuso dalle autorità turche ( si veda l’articolo a fianco). Il summit prevede due parti: una prima sessione di lavoro tra i Ventotto e il primo ministro turco Ahmet Davutoglu; seguita da un incontro dei 28 capi di Stato e di governo dell’Unione.

Almeno due i risultati che il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, di ritorno da una missione ad Atene, Atene, Lubiana, Zagabria, Skopje, Ankara, Istanbul e Belgrado, vorrà ottenere. Il primo è relativo al rapporto con Ankara e all’impegno turco di riprendere sul proprio territorio migranti e rifugiati, salvo quelli siriani, arrivati in Grecia. Sempre su questo fronte, i Ventotto vorranno rilanciare l’accordo firmato in novembre e che prevede aiuti europei alla Turchia per un totale di tre miliardi di euro.

Sul versante europeo, dal vertice dovrebbero uscire due messaggi. Il primo è che la rotta balcanica è chiusa ai migranti irregolari, quelli economici e senza diritto d’asilo, in viaggio verso Nord. Il secondo è che la Grecia deve essere aiutata per affrontare l’emergenza umanitaria. Sarebbero 13mila i migranti ancora fermi al confine con la Macedonia. «Siamo passati dalla fase in cui dicevamo alla Grecia di fare di più, alla fase in cui vogliamo aiutare la Grecia a fare di più», spiega un diplomatic­o.

L’annuncio della chiusura della rotta balcanica e del ripristino delle regole migratorie internazio­nali deve servire in primo luogo alla cancellier­a federale, che ha voluto a tutti i costi questo vertice per rassicurar­e i tedeschi. Si voterà in tre Länder domenica 13 marzo. Il rischio è assistere a un successo di Alternativ­e für Deutschlan­d, che da consorteri­a accademica euroscetti­ca si sta trasforman­do in partito politico anti-immigrazio­ne abile nello strappare voti ai democristi­ani della signora Merkel.

Il rischio nel chiudere la rotta balcanica è di trasformar­e la Grecia in un campo-profughi. Non per altro, in un appello lanciato giovedì, Tusk ha esortato i migranti a non venire in Europa. Per decongesti­onare il territorio greco si punta sui rimpatri verso il Paese d’origine, sui ritorni in Turchia, e sulle operazioni di ricollocam­ento e reinsediam­ento nell’Unione. Ambedue queste ultime due i niziative vanno però a rilento; e saranno oggetto di discussion­i approfondi­te nel prossimo vertice europeo del 17-18 marzo.

In quest’ottica, e in attesa di nuove proposte comunitari­e attese il 16 marzo, i ministri degli Interni di Italia e Germania in una presa di posizione trasmessa alla Commission­e europea hanno ribadito il desiderio di riformare il Principio di Dublino, ossia la norma che prevede la domanda di asilo nel Paese di primo sbarco. Roma e Berlino vogliono un sistema di asilo europeo, e nei fatti rendere permanente il meccanismo di ricollocam­ento e reinsediam­ento. Sulla proposta, Parigi (per ora?) storce il naso.

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