Ma a Istanbul è attacco al giornale dell’opposizione
Monito della Ue al governo turco
La prima volta che incontrai Abulhamit Bilici, direttore di Zaman, in un convegno a Istanbul sui rapporti tra Turchia e la Ue mi disse che era fiducioso nei progressi del suo paese per accedere nel club europeo e nel fatto che i negoziati dovevano restare la stella polare del piano di riforme di Ankara. Oggi che Abulhamit Bilici, come altri giornalisti di Zaman, è stato licenziato in tronco dagli amministratori nominati dal tribunale, la sua convinzione si sarà affievolita perché questo atto di autoritarismo in salsa ottomana allontana Ankara dall’”acquis” comunitario di Bruxelles. O per usare le parole del giornale poco prima che venisse chiuso, «è uno dei giorni più bui per la libertà di stampa in Turchia».
Bilici aveva portato il giornale a una diffusione di 650mila copie al giorno, un successo che ne ha decretato la fine perché il suo editore, il predicatore islamico auto -esiliatosi negli Usa, Fetullah Gulen, prima alleato e ora nemico acerrimo del presidente Erdogan, è entrato da tempo nel mirino dell’Esecutivo che confonde la vittoria alle urne con il diritto di calpestare i diritti delle minoranze.
Così dopo il blitz nella notte tra venerdì e sabato dove la polizia turca è entrata in redazione e ha fatto uscire con la forza tutti i giornalisti, le forze dell’ordine hanno lanciato lacrimogeni e sparato acqua con gli idranti per disperdere il migliaio di manife- stanti giunti davanti alla sede del quotidiano a Istanbul, in segno di protesta contro il commissariamento del giornale. Alcuni dimostranti sono rimasti feriti. Come se seguissero un copione già usato in precedenti raid contro altri giornali d’opposizione gli amministratori, nominati dal tribunale di Istanbul, hanno deciso di avviare la rimozione dei contenuti online del giornale e bloccare la connessione internet nella redazione.
La decisione potrebbe preludere a un’interruzione delle pubblicazioni, in attesa della nomina di una nuova direzione del giornale. Una decisione che assomiglia a uno schiaffo alla Ue, perché presa proprio alla vigilia del vertice di lunedì del premier turco, Ahmet Davutoglu, a Bruxelles per discutere di migranti, un tema che Ankara usa con molto cinismo.
La Commissione Ue ha emesso un duro monito alla Turchia per ciò che è accaduto al quotidiano Zaman. «La Ue - recita il comunicato - ha costantemente sottolineato come la Turchia, in quanto Paese candidato all’adesione, debba rispettare e promuovere norme e pratiche di elevato livello democratico, tra cui la libertà dei mass media». Il commissario Ue all’allargamento Johannes Hahn ha aggiunto che «i diritti fondamentali restano sulla nostra agenda e non sono materia negoziabile». La Casa Bianca ha chiesto ad Ankara il rispetto della libertà di stampa. «In una società democratica il pensiero critico va incoraggiato, non messo a tacere», ha sottolineato. Mosca si è presa una rivincita chiedendo agli occidentali di richiamare Ankara al rispetto della libertà di stampa.
(IL)LIBERTÀ DI STAMPA Zaman, il quotidiano più diffuso del Paese (650mila copie), non èpiù in edicola. Il suo editore è entrato nel mirino dell’Esecutivo